Ti innamorerai delle parole

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Ti innamorerai delle parole.

Ti sveglierai con la voglia di scrivere ancora prima di bere il tuo caffè…

O saranno i personaggi delle tue storie a svegliarti, al mattino presto, con il loro impellente desiderio di vita. Perché questo succede, quando creiamo una storia.
I suoi protagonisti, vogliono viverla…

Corso avanzato di scrittura fiabe presso la Biblioteca Alda Merini di Padenghe sul Garda

Per iscrizioni e informazioni scrivi a fiabeincostruzione@gmail.com, o telefona al 3496501558

Zezzolla

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Sappiate dunque che c’era una volta un principe vedovo, che aveva una figliola così cara che non ci vedeva per altri occhi; per lei teneva una maestra di prim’ordine, che le insegnava le catenelle, il punto Venezia, le frange e il punto a giorno, mostrandole tanto affetto che non bastano le parole a dirlo. Ma, essendosi sposato da poco il padre e pigliata una focosa malvagia e indiavolata, questa maledetta femmina cominciò ad avere in disgusto la figliastra, facendole cere brusche, facce storte, occhiate accigliate da spaventarla, tanto che la povera ragazza si lamentava sempre con la maestra dei maltrattamenti che le faceva la matrigna, dicendole: “O dio, e non potessi essere tu la mammarella mia, che mi fai tanti vezzi e carezze?” E tanto continuò a ripetere questa cantilena che, messole un vespone nell’orecchio, accecata dal diavolo, una volta la maestra le disse: “Se farai come ti dice questa testa pazza, io ti sarò mamma e tu mi sarai cara come le ciliegine di questi occhi”. Voleva continuare a parlare, quando Zezolla (che così si chiamava la ragazza) disse: “Perdonami, se ti spezzo la parola in bocca. Io so che mi vuoi bene, perciò zitto e sufficit: insegnami l’arte, perché io vengo dalla campagna, tu scrivi io firmo” “Orsù” replicò la maestra, “senti bene, apri le orecchie e il pane ti verrà bianco come i fiori. Appena tuo padre esce, dì alla tua matrigna che vuoi un vestito di quelli vecchi che stanno dentro la grande cassapanca nel ripostiglio, per risparmiare questo che porti addosso. Lei, che ti vuol vedere tutta pezze e stracci, aprirà il cassone e dirà: ‘Tieni il coperchio’ E tu, tenendolo, mentre andrà rovistando dentro, lascialo cadere di colpo, così si romperà l’osso del collo. Fatto ciò, tu sai che tuo padre farebbe monete false per accontentarti e tu, quando ti accarezza, pregalo di prendermi per moglie, perché (beata a te!) sarai la padrona della vita mia”

Gianbattista Basilescrittore italiano di epoca barocca è stato uno dei primi a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare.

 Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille è una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana pubblicate nel 1634 ed è costituita da 50 fiabe, raccontate da 10 novellatrici in 5 giorni – infatti l’opera è conosciuta anche come Pentamerone –  e ha le caratteristiche della novella medievale  anche se  si avvicina però ai temi fiabeschi.

Il Pentamerone è però rivolto a un pubblico adulto, per i temi trattati: Basile descrive una Napoli plebea, miserabile, chiassosa, turpe: taverne, bordelli, bische, malefemmine. E i personaggi dei cinquanta racconti si raccolgono con lo scopo di far ridere il lettore; infatti Lo Cunto è un’opera preparata per il divertimento delle corti.

La sua rappresentazione cinematografica, Il racconto dei racconti, del regista Garrone, mostra molto bene l’ambientazione narrata dall’autore.

Dalla sua opera alcune fiabe ebbero poi una grandissima diffusione nella cultura europea – come ad esempio la Gatta Cenerentola, da cui Perrault trasse la sua Cenerentola, che affinò per adattarla alla corte francese del Re Sole: la pianella diventa una scarpetta di cristallo – sembra che la versione originale parlasse di una scarpetta di pelo e per un errore di traduzione diventò vetro –  e si perdono alcuni elementi forti della prima versione della fiaba, infatti  la cenerentola di Perrault è dolce e remissiva.

La gatta Cenerentola di Basile,  Zezzolla, non è una fanciulla dolce e indifesa;  uccide la prima matrigna, incitata dalla propria maestra sarta,  che le promette di trattarla con amore se le farà sposare il proprio padre, e  così accade. Ma anche la seconda matrigna non è da meno della prima e dopo pochi giorni comincia a maltrattarla  e a imporre al Re le sue sei figlie.

Esistono tantissime versioni di questa fiaba ma la Zezzolla di Basile è l’unica che è  artefice del proprio destino, delle proprie trame e del proprio misfatto – (Bettelheim ) Tramite l’aiuto della fata della pianta di dattero che le dona un dattero magico, riesce ad andare al ballo per incontrare il Re e, alla fine, riesce a farsi sposare.  

La Cenerentola  di Basile è un caso molto raro nelle fiabe: lei non viene maltrattata dalle sorelle – la storia non ne parla –  e uccide la prima matrigna ma per questo non viene nemmeno punita, anzi alla fine, otterrà il suo premio, cioè diventare regina.

In questa fiaba non è presente il conflitto fraterno, presenta nelle altre versioni, quanto il superamento del conflitto edipico: l’uccisione della matrigna, prima  – probabilmente madre naturale e le due matrigne sono la stessa persona – e l’aiuto  ottenuto dalla fata della palma, dopo, suggeriscono che la fanciulla abbia superato positivamente il conflitto edipico con  la madre, e con esso le fantasie inconsce di reprimerla per mettersi al suo posto.

La bellissima e antica fiaba di Cenerentola si presta a tantissime interpretazioni e significati simbolici e non basta un post per raccontarli; possiamo dire che in alcune versioni, anche europee, Cenerentola fugge perché il padre di lei vuole sposarla – ancora presenti le ripulse epidiche (Bettheleim- Il mondo incantato)

Il dattero magico rappresenta  la risorsa che la giovane, determinata e sicura di sé, utilizza per raggiungere il suo scopo. Le versioni più recenti della fiaba puntano al conflitto fraterno – ma il bambino percepisce  che Cenerentola dalla condizione di reietta – prima amata dalla madre che però muore, poi dalla matrigna che finge di esserle amica,  rifiutata anche dal padre con cui aveva un rapporto privilegiato, e infine  relegata a pulire il camino – una giusta punizione per il desiderio inconscio di prendere il posto della madre; sporca di fuliggine perché il suo desiderio è altrettanto sporco – può superare  e uscire vittoriosa dal sui pensieri negativi nei confronti del genitore. In questo modo acquisisce la fiducia e la consapevolezza  supera il senso di colpa inconscio per i suoi desideri cattivi.

Alle sorelle di Zezolla non è riservata la fine terribile capitata invece a quelle della versione dei Grimm: prima amputate rispettivamente del calcagno e delle dita del piede per cercare di infilare la scarpina di cristallo, e  poi essere accecate dalle colombe amiche di Cenerentola. 

“Così partirono, e il giorno dopo tornarono tutte, e, insieme con le figlie di Carmosina, Zezolla, la quale, come il re la vide, gli dié l’impressione di quella che desiderava; e nondimeno dissimulò. Ma, finito il desinare, si venne alla prova della pianella, che, non appena fu appressata al piede di Zezolla, si lanciò di per sé stessa, come il ferro corre alla calamita, a calzare quel cocco pinto d’Amore. Il re allora strinse Zezolla tra le sue braccia, e, condottala sotto il suo baldacchino, le mise la corona sul capo, ordinando a tutti di farle inchini e riverenze come a loro regina. Le sorelle, livide d’invidia, non potendo reggere allo schianto dei loro cuori, filarono moge moge verso la casa della madre, confessando a lor dispetto che pazzo è chi contrasta con le stelle.”

Per loro solo una comprensibile invidia e la consapevolezza che è inutile opporsi al destino segnato dalle stelle che spetta ai giusti e agli umili di cuore!

Compagne di viaggio

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Il 4 Febbraio 2018 ho terminato di scrivere il mio libro I messaggi delle fiabe, un libro che alcuni accadimenti nella mia vita, hanno iniziato  scrivere, esattamente un anno prima, il 4 febbraio del 2017.

Le parole hanno preso forma prima nel mio cuore, e poi sulla carta.Un anno difficile, molto, e per certi versi, molto importante; gli insegnamenti sono stati molti, e preziosi.

E le fiabe non mi hanno mai abbandonato. Da quel giorno ho iniziato il mio nuovo, meraviglioso viaggio.

Rendo omaggio alle parole che mi hanno accompagnato in quei giorni e che mi accompagnano, ancora, ogni giorno, con un’offerta speciale:

”  I messaggi delle fiabe, sul sito ilmiolibro, da oggi e fino al 14 febbraio, è in offerta al costo di 10,00 euro anzichè  15,00 euro. 

Da qui, può partire un nuovo cammino, e le fiabe sono ottime compagne di viaggio

La via più breve per giungere a se stessi gira intorno al mondo.
(Herman Keyserling)

 

 

Le fiabe della buonanotte

Immagino sia normale per chi scrive fiabe, lavorare e avere per amica speciale, una Fata, no?

Questo è un appuntamento per le famiglie, perché ascoltare le fiabe prima della nanna è un rito prezioso per tutti i piccoli ma anche per mamma e papà. E per ogni grande che vuole guardare il mondo con occhi diversi.

Andare a dormire con un sorriso aiuta a fare sogni meravigliosi…

Per tutte le informazioni basta chiedere di Fata Smemorina  e andare sulla pagina dedicata per ascoltare la diretta.

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Siete pronti???
Tutti i GIOVEDI’ SERA 🌟 alle 20,30 la diretta della “FIABA DELLA BUONANOTTE”📖 di Fata Smemorina con il supporto di Maria (e il lupo) di Fiabe In Costruzione.

Vuoi partecipare anche tu? Invia il tuo messaggio📢, la tua fiaba da leggere📖, un disegno o quello che vuoi tu 🎶📯📬 a Fata Smemorina , anche tramite whats app al ☎️n 3358328548.
Ogni giovedì la tua Fata saluterà i bimbi e leggerà le loro fiabe.
Cosa diranno Fata D’Aria🧚‍♀️ e Leprotto Fifotto🐰 ma, soprattutto, riuscirà NeraSerpe🐉 a tenere a freno la sua lingua biforcuta e a capire le spiegazioni dell’Investigavolpe Rebecca🦊?
Lo scoprirete seguendo la diretta!

Leggiamo una fiaba?

Guido Petter, psicologo dell’età evolutiva e psicopedagogista, ha scritto che le fiabe sono un elemento fondamentale nel processo di crescita del bambino, e raccontare le fiabe ai nostri piccoli, dovrebbe essere obbligatorio per i genitori, per gli insegnanti e per tutti coloro che si occupano dell’educazione dei bambini.

L’atto di leggere una fiaba, oltre ad essere un momento fondamentale di amore, di vicinanza e di condivisone, lo aiuta a crescere, perché il bambino impara ad affrontare i temi negativi e le situazioni spiacevoli, come la paura, la morte e l’abbandono: Pollicino si perde nel bosco, ma poi viene ritrovato, e Biancaneve muore avvelenata dall’orribile strega ma poi arriva il principe e la salva con un bacio.

Fino ad alcuni anni fa si riteneva che il neonato fosse una tabula rasa capace solo di risposte riflesse, che col tempo veniva modellato dall’ambiente.

Negli ultimi decenni questa visione è stata per molti aspetti superata grazie ad un profondo cambiamento teorico che ha portato alla visione del bambino come un organismo competente già alla nascita, in grado di mettere in atto comportamenti socialmente significativi al fine di suscitare reazioni negli adulti e di influenzarne il comportamento.

La crescita e l’evoluzione del bambino è il risultato della continua interazione reciproca nella relazione primaria madre-bambino, e successivamente poi, con gli adulti di riferimento, ad esempio maestri ed educatori nella scuola

Ogni comportamento del bambino è una domanda che egli pone per apprendere come comportarsi e quali situazioni siano positive o meno.

Nell’età prescolare mamma e papà sono per il bambino i massimi conoscitori della vita e dall’interazione con loro, egli apprende regole – fondamentali per il bambino – e attiva gli interessi fondamentali che lo accompagneranno poi, nella vita adulta.

Come avvicinare i bambini fin da piccoli alla lettura? Come insegnare l’amore per i libri, per le storie?

  • Leggere le fiabe, ogni giorno, è il primo passo: la narrazione è un archetipo, una forma di comunicazione con se’ e con gli altri ed è fondamentale nei primi anni di vita.
  • dare l’esempio: bisogna rispettare l’intelligenza del bambino che non accetta ipocrisie e falsità. Inutile tentare di avvicinare il bambino alla lettura se in casa nessuno legge e i libri sono semplici soprammobili.
  •  dedicare un angolo della casa per creare una piccola biblioteca a misura di bimbo, con mobili bassi e copertine dei libri, scelti da lui, bene  in vista.

Se puoi saperne di più, puoi acquistare il mio corso on line “leggiamo una fiaba” che è rivolto ai genitori e a tutte le figure professionali che sono coinvolte nel percorso educativo del bambino.

Scrivi a: fiabeincostruzione@gmail.com

 

 

 

 

Messaggi

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Biancaneve è una fiaba antica e molto nota; è stata narrata per secoli, in varie forme e differenti lingue in tutte Europa, trasmessa oralmente come nella tradizione popolare, e conosciuta nella versione scritta dei fratelli Grimm, che come di consueto ne fecero diverse revisioni.

Nella prima versione del 1812, la regina, bellissima, sta cucendo e si punge il dito con l’ago, e tre gocce di sangue cadono nella neve fresca. La regina allora desidera di poter avere una bimba, rossa come il sangue, bianca come il candore della neve su cui cade il suo sangue, e nera come l’ebano della finestra a cui sta lavorando. Una bimba arriva ad esaudire il suo desiderio e viene chiamata Biancaneve.

Nella prima versione dei Grimm la madre di Biancaneve non muore, e diventa gelosa e terribile quando la piccola Biancaneve, a sette anni, la supera in bellezza. Pazza di gelosia chiede al cacciatore di ucciderla e di portarle il suo cuore e il suo fegato per poi mangiarselo – l’uomo primitivo pensava di acquisire il potere e le caratteristiche di quello che mangiava – poi, scoperto l’inganno del cacciatore, che impietosito uccide un cucciolo di animale e libera la piccola Biancaneve, tenta per due volte di ucciderla, andando personalmente nella casa dei nani. Alla fine, avrà la punizione che si merita: dovrà indossare delle scarpe di ferro incandescenti e danzare finché non cadrà a terra morta. I messaggi delle fiabe – Mariarosa Ventura

Quali messaggi porta con sé   la bellissima e antica fiaba di Biancaneve?

I messaggi delle fiabe è ” un viaggio magico e  interiore che ti guida nella meraviglia e nel profondo di te stesso. Parole potenti, semplici e dirette, quasi sussurrate,  che ti svelano messaggi e ti aprono ai tuoi segreti. Un viaggio meraviglioso. Grazie Maria”  L. T.

 

 

 

 

 

 

Il 4’ giorno

A volte siamo così presi dalle cose che facciamo ogni giorno e non ci rendiamo nemmeno conto di quanto ci pesano. Non lo sappiamo. Non lo sappiamo che cambiare il nostro sguardo sul proprio mondo, lo cambia, lo trasforma. A volte è come svegliarsi da un lungo sonno…

Il 4′ giorno

Il pastorello sedeva vicino ad un albero, distratto e assonnato. Si era alzato prima dell’alba, come sempre, per portare fuori le pecore, ed ora, nel pomeriggio inoltrato aveva mangiato quasi tutto il formaggio e il pane che gli aveva dato la madre, e aveva bevuto il latte caldo di mungitura.

Aveva fame. Ma non voleva mangiare l’ultimo pezzo di formaggio rimasto, era lunga arrivare a sera. E aveva sonno.

Le sue pecore pascolavano quiete, quando improvvisamente una di loro, la solita, scappò verso il sentiero. Il pastorello le corse dietro, chiamando, imprecando e ridendo perchè finalmente poteva correre un pò. Era quasi come giocare, e non gli capitava spesso. Raggiunse la pecora che si era fermata vicino alla strada sterrata che andava verso Betlemme, ed era rimasta li immobile a guardare lontano.

Forse fu il silenzio improvviso, o la notte che scese avvolgendolo, ma sentì il proprio cuore sussultare.

Guardò il cielo e vide la stella lucente, magnifica che brillava nel cielo luminoso, e la sua piccola anima semplice si sentì chiamare.

Doveva andare. Prese la pecora e tornò al resto del gregge. Doveva andare a Betlemme.

Il quinto giorno

La malattia non è solo nel fisico. La malattia può essere la paura del diverso, la meschinità dell’odio, la fragilità dell’ignoranza. Ma ci sono doni semplici e preziosi…

Il quinto giorno

La sera scese silenziosa. Buia. Fredda.

Maria camminava a fatica e persino l’asinello sembrava affaticato.

Giuseppe la guardava preoccupato; sembrava sfinita. Si avvicinarono ad un vecchio casolare rovinato, che sembrava abbandonato, ma poi, avvicinandosi alla porta videro la donna seduta su un piccolo seggiolino di legno.

Li guardò, e poi faticando si alzò e andò loro incontro. Si muoveva a fatica,il viso segnato dalla sofferenza e dalla malattia. Ma quando vide Maria il suo volto si aprì ad un bellissimo sorriso, che rivelò la bellezza di un tempo.

– Vivi qui da sola? – chiese Giuseppe alla donna.

-Vivo con la mia malattia -rispose la donna – lei sta sempre con me, non mi lascia mai. E’ la mia unica compagnia. Io parlo con lei. A volte la maledico. A volte la onoro. A volte la combatto. A volte le parlo. Mi ha tolto tanto, ma non tutto. Non mi ha tolto la speranza. Non mi ha tolto il sorriso. E questo io dono ai viandanti che, come voi, passano dalla mia casa. Perchè questi sonoi doni più grandi che mi ha dato la mia malattia. Non il dolore. Non la paura. Ma la forza della speranza, e la bellezza di un sorriso.

Giuseppe si commosse ma si preoccupò un pò, perchè non voleva che lei potesse essere contagiosa. Ma Maria si avvicinò alla donna e la abbracciò a lungo.

Sopresa, la donna si lasciò andare al calore del suo abbraccio e sentì piano piano il proprio corpo liberarsi dalla tensione, e dal dolore.

-Grazie per i tuoi bellissimi doni-le disse Maria.

I 6 giorni…

Mancano 6 giorni alla vigilia di Natale. Abbiamo bisogno di magia e sacralità in questo nostro mondo confuso. Abbiamo bisogno di cose buone. Di umanità. Abbiamo bisogno di sognare…

Il 6 giorno

La giornata era stata scura ed un improvviso vento nervoso avevo spazzato la strada sterrata e i campi circostanti. Infine era arrivata la pioggia fitta e tagliente.

Maria e Giuseppe si erano fermati in una locanda e il proprietario aveva chiesto loro cosa prendessero.

Giuseppe aveva risposto umilmente che non avevano soldi per pagare, e volevano fermarsi solo un pò, intanto che passava la bufera.

L’oste sbuffò maligno. – Questo non è un posto pubblico, se vi fermate pagate. Se no, quella è la porta – Ed evitò di guardare il ventre evidente di Maria. Giuseppe, che era un uomo buono si sentì in preda alla frustrazione.

La locanda era piena di avventori, seduta ai tavoli, ma nessuno fece niente per aiutarli.

Maria prese il braccio di Giuseppe e lui si volse a guardala. Lei gli sorrise e lui rimase come sempre senza parole avvolto dal mistero di quella donna che era la sua compagna, che era sua moglie e che non poteva appartenergli davvero.

Uscirono e l’oste li guardò andare via con un sogghigno. Dopo pochi minuti la pioggia divenne grandine, chicchi grandi come uova che spaccarono vetri e fecero buchi nel tetto. Tutti si alzarono e corsero alla finestra per vedere la tempesta, e rimasero senza parole, quando oltre al giardino che circondava la locanda, danneggiata dalla grandine, videro la coppia in lontananza che camminava lungo la strada asciutta verso un orizzonte infiammato da un bellissimo tramonto rosso fuoco.