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Uno splendido Natale
Oggi abbiamo idealmente aperto insieme l’ultima finestrella del calendario dell’Avvento, abbiamo letto l’ultima fiaba e abbiamo preparato il nostro bellissimo albero di Natale, insieme, perché ognuno di voi, che ci ha dato il grande privilegio di raccontare la propria storia, che ci ha seguito, che ha commentato, che ha anche solo guardato, ha messo una piccolina stellina lucente sul nostro grande albero.
Grazie! L’augurio più grande che vogliamo farvi, e farci per il giorno di Natale, è di imparare a guardare l’oro che è dentro ogni piccola cosa; l’oro inaspettato che è nelle persone che ci sono vicine o che incontriamo per caso, magari nascosto dietro uno sguardo o un improvviso sorriso; vi auguriamo di saper guardare l’oro che è dentro ognuno di noi e aspetta solo di essere scoperto.
Vi auguriamo uno splendido Natale.
Babbo Natale

Illustrator Patrizia kovacs – giornalino Arcobaleno Edit Fiume
28° giorno di Avvento
-Nonna, dove abita Babbo Natale?- chiese la piccola Gemma.
-Oh, a dire il vero nessuno lo sa; ma vi posso dire che Babbo Natale abita in una casetta in mezzo al bosco, che da fuori sempre piccola e diroccata, ma dentro… ohh è una magnifica casetta con grandi stanze tutte illuminate e piene di giochi perchè il Babbo prepara i regali per ogni bambino.-
-E fa tutto da solo?- chiese Keil incantato.
-Babbo natale vive con gli elfi silvani, che lo aiutano a preparare i giocattoli. A volte qualche elfo fa un sacco di chiasso – gli elfi sono molto biricchini – e Babbo Natale gli tira la punta del loro cappellino rosso, mentre Elfa Martina – lo sapete no, che è la moglie di Babbo Natale – prepara del buon the per tutti, con scorza di arancia e cannella profumata-
-Voglio vedere la casa di Babbo Natale! – disse Gemma battendo le manine.
– Babbo Natale porta i regali a tutti i bambini, proprio tutti? – chiese Keil che sapeva essere più pratico.
-Certo – rispose la nonna -ad ogni bambino di tutto il mondo, di paesi tanto lontani da qui, dove a volte non ci sono solo boschi e quiete come da noi, ma gli uomini fanno le guerre e lottano fra di loro, o dove non c’è abbastanza cibo e dove ci sono malattie. Babbo Natale arriva ovunque e non manca nessun appuntamento con ogni bambino perchè nessun bambino deve perdere la magia dei sogni. Questo è il suo dono più grande.-
-Nonna, il mondo è brutto? – chiese Keil serio.
-a volte sì, ma il nostro mondo può essere meraviglioso; sta a noi farlo diventare migliore- rispose la nonna carezzandogli il viso.
-Nonna, facciamo i biscotti per gli elfi e il Babbo? saranno molto stanchi quando passeranno da noi- disse la piccola Gemma che si preoccupava sempre per tutti.
Così, mentre iniziava a nevicare, la nonna e Gemma preparavano l’ impasto per i biscotti, e Keil andò alla finestra e guardò fuori; oltre il giardino, oltre gli alti pini secolari , oltre il loro villaggio e più lontano ancora, in posti che non conosceva, e desiderò diventare grande.
Seguendo la stella

Patrizia kovacs
27° giorno di Avvento
La nonna e i bambini avevano appena finito di preparare il presepe e la piccola Gemma guardava la piccola culla vuota.
-Quando arriva Gesù?-
-Domani notte, non lo sai?- rispose Keil con indulgenza; vi ho già detto che Keil era il fratello maggiore, no?
-Vero-disse la nonna. – La stella cometa, la più lucente e preziosa sta già indicando la strada e domani sera si ripeterà il miracolo della venuta del piccolo Re.
-Anch’ io voglio seguire la stella, e voglio incontrare il piccolo Re – disse Gemma.
-Tutti la dovrebbero seguire perchè la stella parla al cuore degli uomini, ma gli uomini non sanno più ascoltare perchè hanno perso la capacità e la voglia di meravigliarsi. – rispose la nonna –
-Gli uomini sanno essere così stupidi…
Solo i bambini sanno guardare attraverso la sua luce; solo i bambini possono incontrare il piccolo Re; i bambini di tutto il mondo, di ogni colore, di ogni religione, di ogni razza. Non sanno niente della meschinità umana, sono solo bambini che hanno il cuore puro.
Sono i bambini che cresceranno e che porteranno la luce della stella nei loro cuori e con essa illumineranno la strada di un mondo nuovo.
-Io non voglio diventare grande, nonna – disse la piccola Gemma.
– Io sì, disse Keil – io voglio cambiare il mondo –
La nonna li guardò commossa, in silenzio. Li lasciò per un attimo a giocare davanti al fuoco, e avvolta nel suo scialle, aprì la porta e uscì in giardino, e rimase incantata a guardare il cielo cupo, senza luna, ma illuminato da una magnifica stella con la lunga coda lucente.
Come lei, in quello stesso momento altri nonni, mamme, papà, re, regine e grandi capi, guardarono il cielo, e non tutti videro la stella, ma tutti sentirono un sentimento di consolazione nel cuore.
La nonna strizzò gli occhi incredula, e quando li riaprì, la stella era ancora lì. Le cose belle succedono davvero. La nonna sorrise: forse lo farete davvero, voi bambini di oggi , domani, lo cambierete questo mondo…
Il pastore

Illustrator Patrizia Kovacs
Il pastore si alzò da terra con un sospiro: era ora di andare, cominciava a fare buio e faceva molto freddo. Doveva riportare le sue pecore nella stalla, e poi avrebbe mangiato una zuppa calda, si sarebbe scaldato un po’ al fuoco e poi, come al solito, si sarebbe appisolato sulla scomoda poltrona di tessuto rovinato.
Ogni giorno passava così e a dire il vero lui non chiedeva altro. Nemmeno sapeva che c’era dell’altro; non aveva voluto moglie per non affrontare l’amore, non aveva mai desiderato figli per non vedere disilluse le sue aspettative. Aveva le sue pecore, e loro erano sempre le stesse. Facevano sempre le stesse cose; era rassicurante.
Ma quel giorno qualcosa cambiò: il pastore contò le sue pecore e si accorse che ne mancava una, la più piccola, e si rese conto in quel momento, la sua preferita, forse perché quando voleva un po? di cibo, si avvicinava a lui piano e spingeva, con delicatezza, il muso sul suo braccio.
Si guardò intorno e non vide niente, anche perché era sempre più buio. Con un nuova pena nel cuore decise di andare a cercarla, e chiamando a sé le altre pecore, si incamminò verso la collina da dove stava spuntando una pallida luna. La sera era gelida e il cielo era terso, e il pastore per la prima volta si fermò a guardare lo spicchio di luna che sembrava andargli incontro. Che spettacolo pensò suo malgrado. Si fermò e guardando in alto, si rese conto delle stelle e fu invaso dall’immensità del cielo; per un attimo gli mancò il respiro.
Si sentì piccolo, di fronte a quell’immensità e nello stesso tempo si sentì di farne parte.
Sentì un nodo allo stomaco, e nemmeno si accorse delle lacrime che cominciavano a rigargli il viso segnato dal tempo.
-Perché era triste, nonna?- volle sapere la piccola Gemma.
-Non era triste a dire il vero- rispose la nonna – era felice, per la prima volta in vita sua, era felice.
Si sedette per terra, sull’erba fredda, circondato dalle sue pecore che lo scaldavano con il loro fiato caldo.
Restò a lungo seduto per terra, facendosi tutte le domande che non si era mai fatto, e desiderando tutto quello che non aveva mai desiderato, piangendo tutte le lacrime che non aveva mai pianto. Si mosse solo quando sentì belare la sua pecorella smarrita e la trovò incastrata in in grosso cespuglio di more. Con delicatezza la liberò dai rami e la strinse a sé, come avrebbe fatto con un figlio, e tornò a casa, camminando piano, sentendosi vivo, mentre la luna, complice, gli illuminava la strada.
Il rosso uccellino

Illustrator Patrizia Kovacs
24° giorno di Avvento
La neve sul davanzale era candida e intatta e la piccola Gemma, che stava guardando incantata il paesaggio imbiancato, si accorse improvvisamente delle piccole tracce, che leggere la disegnavano.
-Nonna, guarda!- gridò agitata – Cosa sono queste?
La nonna guardò fuori dalla finestra con attenzione e poi esclamò;
-Sono orme di uccellino- e per un attimo si fermò a ricordare, e i suoi occhi di vecchia si inumidirono. Le succedeva sempre più spesso con i ricordi.
-Un uccellino!? – Keil era agitato.
-Evviva, un uccellino – disse Gemma contenta, ma poi aggiunse subito preoccupata:
-Come fanno a mangiare gli uccellini quando nevica? –
– Chissà che freddo sentiranno- disse Keil
-Mettiamo un po’ di briciole di pane sul davanzale così se torna, avrà qualcosa da mangiare- disse la nonna e provò la stessa emozione di quando da bambina lasciava le briciole di pane sul davanzale della sua cameretta. La mamma le aveva detto che quando un uccellino dal petto rosso si posava sul davanzale di casa voleva dire che qualcuno che ami ed è lontano da te, ti pensa e ti è vicino; portano un messaggio d’amore, per questo hanno il petto rosso, perché parlano al cuore.
Subito Keil e Gemma aprirono la finestra e lasciarono un po’ di briciole sulla neve, e poi rimasero a guardare a lungo, sperando di vedere arrivare un piccolo uccellino. Anche la nonna rimase con loro sperando con il suo cuore di bambina di poterlo vedere; molti di quelli che amava erano ormai tanto lontano da lei.
La mattina, quando si svegliarono Gemma e Keil andarono subito alla finestra, seguiti dalla nonna, per vedere se c’erano ancora le briciole di pane, e con gli occhi pieni di meraviglia, videro un piccolo pettirosso che, posato sul davanzale, cantava il suo messaggio d’amore.

illustrator Patrizia kovacs
L’ANGELO VIOLA
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Nella quarta Domenica D’Avvento
un meraviglioso Angelo
appare in cielo.
Dio non si dimentica della terra
e dona
i suoi semi.
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Nico e Noel
La piccola Noel aveva freddo e si accucciò accanto a Nico che la annusò con attenzione. Era l’odore della paura, della fame, del freddo.
Era lo stesso odore che aveva lui. Troppo piccoli per affrontare il mondo così grande; erano stati abbandonati dall’umano che avrebbe dovuto proteggerli. Strappati alla loro mamma quando ancora avevano bisogno delle sue cure.
Ma erano insieme, e non si sarebbero mai separati.
Gemma, seduta per terra, con le braccia attorno alle gambe, aveva già gli occhi lucidi. Lei amava tutti gli animali, e non sopportava che stessero male. Poi voleva tanto un gattino
La nonna le sorrise: il buon Dio protegge sempre le sue creature indifese – le disse,
e proseguì: la donna camminava a testa bassa, per non sentire il vento gelido sul viso; aveva fretta di andare a casa, al caldo. Non se ne accorse subito, ma non le sfuggì la macchia rossa, che era scomparsa in una fessura dietro un mucchio di legna, accatastato sulla strada.
La testa le disse: “vai, fa freddo, non fermarti.”
Il cuore le disse: “fermati!” e lei lo ascoltò, come sempre.
Tornò indietro, e guardò accanto al mucchio di legna; e prima non vide niente ma poi sentì i due profondi occhi ambra puntati su di lei, e poichè ascoltava con il cuore sentì la sua paura. Senza pensarci infilò la mano nella fessura e appena sentì il pelo morbido, lo prese in mano con delicatezza e restò senza parole; un gattino minuscolo, magrissimo e bagnato si agitava disperato.
La donna, che si chiamava Maristella se ne innamorò subito; lo strinse a sé, infilandolo nella sua giacca per dargli un po’ di calore, e il piccolo Nico sentì il suo odore buono.
-Che bel regalo di Natale, ti chiamerò Nico, – disse Maristella ed era felice. Si incamminò sulla strada di casa, la loro casa ormai, ma il piccolo gattino si divincolò e con un salto cadde sulla neve, vicino alla legna.
Non avrebbe mai potuto abbandonare Noel!
La donna lo guardò sorpresa e poi si chiese perché mai continuasse a miagolare in direzione della legna, il piccolo corpo fradicio e infreddolito, ma quando provò a prenderlo in mano, di nuovo il gattino si divincolò con un salto.
Seguendo l’istinto Maristella infilò di nuovo la mano nella fessura dove prima aveva trovato Nico e, incredibile; sentì ancora qualcosa di morbido e lo prese con delicatezza.
Una minuscola gattina urlante con magnifici occhi colore giada, la guardava spaventata.
Maristella sorrise. Amava gli animali e sapeva che il loro cuore puro era capace di cose meravigliose.
-Va bene- disse Maristella stringendo a sé i due gattini tremanti, -dove c’è posto per uno c’è posto per due.-
E piano, piano sentì che smettevano di tremare. Maristella proseguì il cammino verso casa con i due gattini sul cuore, e quando la femmina cominciò a fare le fusa, lei sorrise.
-Davvero un meraviglioso regalo di Natale. Ti chiamerò Noel-
Una vecchia amica

Patrizia Kovacs
Una mattina aprendo la porta di casa, notai sulla ghirlanda una cavalletta.
Subito pensai che fosse meglio mandarla via, poi però non lo feci.
Si mimetizzava tra le pigne e i bastoncini di cannella ed ogni tanto cambiava posto.
Feci questo disegno.
Era il 2012 e mancavano tre settimane a Natale…
Il violinista
La notte scese piano nel bosco silenzioso e come una signora elegante indossò il suo mantello di stelle lucenti; piccoli brillanti che la illuminarono, mentre il gelo della notte si posò sulle case addormentate del vicino villaggio.
L’ uomo camminava piano nei sentieri intricati del bosco, e senza nessun timore delle ombre buie che lo accompagnavano, avanzava sicuro verso il villaggio.
Arrivava ogni anno al primo di dicembre; nessuno sapeva chi fosse, nessuno sapeva il suo nome, e nessuno l’aveva mai visto in volto: si raccontava che fosse uno spirito del bosco che tornava a cercare un ricordo; qualcuno diceva che fosse un angelo che arrivava ad annunciare il Natale. Qualcuno aveva cercato di spiarlo attraverso i vetri della finestre, opachi di gelo, ma non aveva visto altro che un albero con i rami innalzati al cielo, ma tutti avevano sentito la bellissima musica del suo violino.
Quando le campane della piccola chiesa annunciavano la mezzanotte, la musica meravigliosa del violino partiva lenta, come un canto dolcissimo, e scivolava fra i sentieri del bosco accarezzandole, facendole fremere, le foglie dei castagni secolari, e si perdeva verso la valle che portava al villaggio; si insinuava fra le case, avvolgendole, sfiorandole con le note; si infilava nelle fessure dei muri e delle finestre e invadeva le case e i loro abitanti addormentati, portando la quiete nei cuori.
– Io voglio sentire la musica – urlò la piccola Gemma danzando.
-Io voglio vedere l’uomo con il violino- disse Keil che voleva fare il coraggioso.
Shhh… -disse piano la nonna – la magia si ripete ogni anno per chi sa ascoltare…