Comunicare, perché è così difficile?

La comunicazione è la mia passione, come lo sono le parole, strumenti potenti: possono essere sassi che feriscono, oppure raggi luminosi che ci elevano. La narrazione che facciamo di noi stessi, crea la nostra realtà. E quali parole usiamo per raccontarla? Quali parole usiamo per comunicare? E non dimentichiamo mai che la prima forma di comunicazione della quale aver cura, è proprio quella che facciamo con noi stessi.

Perché è così difficile comunicare? Me lo chiedono spesso durante gli incontri formativi, anche quando non sono specifici sulla comunicazione, e mi rendo sempre più conto che relazionarsi, a qualsiasi livello, stia diventando sempre più un problema.

Marito e moglie, genitori e figli, genitori  e insegnanti, fidanzati, colleghi, innamorati, amici, vicini, e conoscenti: anche quando parliamo la stessa lingua – perché se pensiamo a quando ci relazioniamo ad una persona che appartiene ad un altro paese e ad un’altra cultura, naturalmente la cosa si complica ancora  di più – non ci capiamo.

Anche quando diciamo la stessa cosa, non ci capiamo. Perché è così complicato?

Perché non sappiamo dire qualcosa ad un’altra persona, senza partire dal nostro, personale punto di vista, e non teniamo conto di cosa può pensare l’altra persona

Perché sentiamo e non ascoltiamo, l’altra persona, e anzi la maggior parte delle volte mentre stra ancora parlando, stiamo già pensando a quale risposta dare.

Stiamo già pensando che tanto sappiamo già che cosa ci vuole dire.

E così facendo non sappiamo davvero cosa ci sta dicendo l’altro, non sappiamo davvero cosa pensa e non possiamo sapere se quello che dice può essere un valore per noi. 

Comunicare vuol dire osservare, senza giudizio; vuol dire che se l’altro è vestito in un modo che non ci piace, o se è diverso da noi, non ci facciamo condizionare da questo, 

e dire: mi fai arrabbiare perchè sei sempre in ritardo

  • mi fai arrabbiare, vuol dire dare la colpa all’altro; è già un giudizio mentre noi siamo responsabili delle nostre emozioni,
  • sempre è un punto di vista, il nostro sempre non è quello dell’altro, e c’è un’accusa implicita.

è diverso dal dire mi arrabbioio provo questa emozione,  quando arrivi in ritardonon giudico ma osservo,  perché sento che non ti interessa nulla di meesprimo il mio sentire

ascoltare, ascoltare davvero, con fiducia partendo dal presupposto che l’altro può avere un pensiero diverso da noi e che ci può arricchire.

guardare l’altro, per cogliere oltre alle sue parole, i suoi sguardi, i suoi gesti, i suoi toni che potrebbero dirci molto  altro, rispetto al suo stato d’animo, e potremmo così attivare quella piccola, grande, purtroppo difficile risorsa che si chiama empatia.

Naturalmente la prima persona per la quale possiamo provare empatia, siamo noi stessi. Se non ci prendiamo in considerazione noi, come potrà farlo qualcun’altro?

Comunicare, bene, è possibile. Come? Partendo da noi, ma ascoltandoci, ascoltando i nostri bisogni, le nostre paure, e i nostri limiti. E accogliendoli. Solo così potremo accogliere quelli degli altri. 

Cominciamo con un piccolo esercizio: basta pensare all’ultima volta che abbiamo discusso con qualcuno, amico, amore o un collega. Come è accaduto? Come ci siamo posti di fronte all’altro.? Abbiamo osservato o abbiamo giudicato? Abbiamo sentito o abbiamo guardato?

Vi consiglio di fare l’esercizio scritto: aiuta l’introspezione. Potreste rimanere davvero sorpresi…

Le tre piume

Ho già parlato di questa fiaba antica – la puoi ascoltare come audio – l’ho usata e la uso sempre più spesso nella formazione per l’orientamento al lavoro e le soft skills, perché il suo profondo messaggio simbolico, aiuta chi si trova in difficoltà e si sente senza risorse – un sempliciotto – e pensa di non avere soluzioni  – la piuma che cade ai propri piedi. 

Un senso di inadeguatezza e timore che ci troviamo sempre più a vivere nell’attuale contesto sociale che è sempre più difficile e ci indebolisce.

Le tre piume dei F.lli Grimm è un’antica e bellissima fiaba che porta importanti messaggi: il vecchio Re lanciando le tre piume per segnare il cammino che dovranno percorrere i suoi figli, lascia fare al destino – lanciare piume o   frecce, per indicare la strada, era un antico uso di origini germanica.

Il destino decide anche nella scelta del primo oggetto che devono trovare: il tappeto più bello. Nell’antichità tappeto era il nome dei preziosi lavori di intessitura delle Parche che intessevano il destino dell’uomo.

I due fratelli intelligenti seguono le loro piume e non sono interessati a trovare il vero tesoro perché sono certi che il loro fratello sciocco non cercherà niente di meglio, mentre quest’ultimo, che segue la strada che la sua piuma gli indica scende nel profondo della terra, simbolicamente entra nel proprio inconscio e lo affronta, mentre gli altri due restano alla superficie, non affrontano sé stessi.

La fiaba ci parla dei passaggi interiori che ogni essere umano deve compiere per crescere, per passare ad un livello superiore e positivo della propria crescita e del proprio sviluppo:

l’allontanamento, che richiama l’archetipo dei riti di iniziazione: i giovani venivano allontanati per segnare il loro passaggio nell’età adulta,

le prove a cui sono sottoposti: il giovane dovrà scendere nella botola, e affrontare l’oscurità del proprio inconscio per trovare il tesoro,

l’aiutante magico, in questa fiaba il rospo – che rappresenta la nostra parte interiore – che consegna al giovane i tesori meravigliosi da portare al padre, i tesori che completano la formazione della propria personalità. I messaggi delle fiabe – 

Se non hai tempo di leggerla, ascolta l’audiofiabain questi strani giorni, le sue parole sagge e antiche, possono essere di grande aiuto: il caso ha fatto cadere la piuma ai nostri piedi e sembra che non abbiamo nessuna possibilità di scegliere, e fare qualcosa per cambiare le cose. E ci sentiamo bloccati.

Ma noi abbiamo sempre la possibilità di scegliere, anche quando una situazione non dipende da noi: la fiaba insegna che bisogna guardare con attenzione le opportunità che abbiamo intorno, la botola, anche quando sembrano difficili e fuori dalla nostra portata, e dobbiamo trovare in noi stessi, le risorse necessarie per affrontare ogni nuova prova e trovare il nostro tesoro.  

“la saggezza arriva dalla profondità interiore, dalle esperienze importanti e dalla capacità di apprendere da esse:” – I messaggi delle fiabe

Tutto quello che ci serve, per superare i momenti difficili,  e la forza e la volontà per trovare nuove opportunità, è già dentro di noi.

Anche il bambino che legge la fiaba, e che spesso vive sentimenti di frustrazione e inadeguatezza di fronte al mondo che lo circonda, si può identificare nel giovane sempliciotto, l’eroe della fiaba, che grazie alle proprie forze riesce a realizzarsi.

Non toccate le fiabe!

E’ ora di dire BASTA!

Cappuccetto Rosso è una fiabe sessista, Biancaneve non va bene perché non è politicamente corretta, Cenerentola è una fiaba che degrada il ruolo femminile. La lista è lunga ed è arrivato il momento di fare un pò di ordine e di ricordare che le fiabe antiche, quelle raccontate dai fratelli Grimm, per intenderci, sono archetipi , potenti strumenti di crescita e di evoluzione per l’individuo a qualsiasi età e livello di comprensione.

Le fiabe che tutti conosciamo e che molti amano, discendono dai miti, quando i popoli primitivi si radunavano attorno al fuoco, e gli anziani trasmettevano l’esperienza di vita ai più giovani.
Dai miti si è passati alle fiabe, ma queste storie antiche hanno continuato a raccontare la vita dell’uomo: storie che i fratelli Grimm hanno ascoltato dagli anziani dei paesi e hanno trascritto perché potessero essere raccontate ai popoli.

Purtroppo oggi si conoscono di più le versioni edulcorate della Disney, ma dovete sapere che le fiabe antiche sono nate per i grandi, e poi sono diventate racconti per bambini, ma se gli adulti leggessero più fiabe, nelle loro versioni originali, il nostro mondo sarebbe diverso.

Le parole sagge e potenti delle fiabe, attraverso la simbologia e la metafora insegnano all’individuo, nuove modalità di comportamento, e che è necessario affrontare i propri draghi e i propri mostri per trovare il tesoro che lo attende.

Sono insostituibili compagne di Viaggio nel cammino della Vita!

Leggete le fiabe, per voi, e ai vostri bambini. Non cambiate le loro parole e ascoltate invece il loro meraviglioso messaggio.

Vi aspettiamo!

Nella nostra Casa nel Bosco siamo già tutte indaffarate ma siamo già pronte. State arrivando?

Certo c’è un po’ di confusione, e vi potrebbe capitare di inciampare in qualche parola distratta, ma non mancheranno le risate, la fantasia, la magia. E le storie.

Ogni ospite è bene accolto e c’è posto per tutti.

Il modo migliore per salutare il Vecchio anno e accogliere i Nuovi giorni…

Vi aspettiamo…

Mariarosa, Simona PlatèMarta Tessera

Sabato e il dono fiabesco

SABATO E IL DONO FIABESCO.

Oggi, nella Casa del Bosco è arrivato un dono.

Bianca Dall’Osto (i suoi disegni li trovate anche su instagram https://instagram.com/affectus.in.charta) ha condiviso con noi l’immagine della sua Cappuccetto rosso, rendendoci molto felici. GRAZIE BIANCA!

Ma su questa fiaba passiamo la parola alla nostra Mariarosa Ventura, la nostra Cappuccetto che cammina fianco a fianco con il lupo.

“Fin da piccola ho amato la fiaba di Cappuccetto Rosso: un po’ perché lei era così coraggiosa da attraversare il bosco e affrontare il lupo. Un po’ perché nella mia versione personale della fiaba, lei e il lupo erano inseparabili. Lo sono ancora oggi, che da adulta ho studiato le fiabe antiche, ho scoperto il loro potere pedagogico ed evolutivo. Portano messaggi antichi, ci parlano attraverso il linguaggio simbolico e la metafora. La fiaba di Cappuccetto Rosso è una fiaba di crescita ed evoluzione. Il bosco è il luogo di iniziazione, per ogni individuo, dove tutto può accadere; il lupo rappresenta la nostra parte inconscia, quella parte un po’ ombra, aggressiva e selvaggia. Quanti di noi sono affascinati – come succede alla piccola

Cappuccetto Rosso – da questa parte primitiva, remota, istintuale che ci appartiene, ma soffochiamo, crescendo, nel bisogno di conformarci a una società che ne ha paura, e che il lupo rappresenta? Il successo di questa fiaba, ancora oggi così amata, nasce proprio da questo.

Solo quando accogliamo la nostra parte ombra, siamo completi. “

#fiabechepassione#scritturacreativa#esercizidifelicità#imessaggidellefiabe#fiabe#fiabesco#illustrazione#cappuccettorosso

Piacere di conoscervi…

CHI FA ARIEGGIARE LA STANZA DELLE FIABE?

Ecco la nostra SUPER OSPITE della Stanza: l’Ideatrice, fondatrice di FIABE IN COSTRUZIONE. 🧚‍♀️

Mariarosa Ventura

Lei e il suo Lupo sempre al fianco,🐺 gironzolando fra le stanze della casa nel bosco🏡, chiacchierano, generano energia, producono e accolgono nuove idee.

Leggono fiabe, scrivono fiabe, abbracciano gli alberi 🌳 organizzano corsi, ascoltano i viandanti e organizzano feste con tutti gli animali del bosco🐦🐈. 🦝🐑🐀🦆

Nella seconda immagine un riassunto di Mariarosa, ma c’è molto molto di più.

Cominciamo a conoscerci…

Chi fa arieggiare la Stanza delle fiabe?

Ecco un’altra ospite della Casa nel Bosco🏡.

Marta Tessera! La nostra “pedagogistaimperfetta” che si muove solo con un gatto🐈 Miaoooo!

Chiusi per fiabe…

Ed eccoci ad Agosto. Per molti il mese del riposo, delle vacanze e del divertimento.

Anche noi ci riposiamo, e ci divertiamo. E prendiamo una pausa. Ma le nostre pause sono dedicate allo studio, ai progetti e alle nuove idee. Ci rilassiamo nella stanza delle energie, o ci divertiamo nella stanza delle parole. O facciamo un pisolino sulle consunte ma comode poltrone nel bosco.

Per il mese di Agosto fermiamo i post e le storie, ma solo perché ne stiamo preparando e inventando di nuove. E poi abbiamo un bel daffare con la preparazione del nuovo anno della piccola Scuola di fiabe, scrittura e…

Tante novità e sorprese.

Naturalmente la nostra Casa nel Bosco resta aperta e potete venire a trovarci quando volete, siete i benvenuti.

Basta seguire il sentiero…

Buone vacanze!

Mariarosa, Simona, Marta

Accettate la sfida?

Arrivano le vacanze e abbiamo più tempo per dedicarci alle cose che ci appassionano.

Il nostro corpo chiede riposo e la nostra anima chiede nutrimento.

Come fare: occupatevi delle piccole cose preziose che vi danno gioia, che vi fanno stare bene.

Noi abbiamo un suggerimento, e vi proponiamo una piccola sfida. Un prezioso regalo per voi: vi piace scrivere? Avete una storia dentro il cuore che non trova le parole per essere liberata? O avete solo voglia di mettere alla prova il vostro talento letterario?

Ecco IN REGALO un minicorso di scrittura fiabe che mette in gioco la vostra creatività e fantasia.

Cosa fare per averlo: andate a questa link https://lastanzadellefiabe.it/ e aspettate la finestra che si apre con l’immagine qui sopra, iscrivetevi e fatto!

Riceverete una mail al giorno per una settimana, con esercizi e prove di scrittura.

Accettate la sfida?

Pollicino, il distacco, la fiducia. Lasciar andare e crescere.

Illustrazioni di Gustave Doré

“Ma quanto mi piace la fiaba Pollicino!”

Io e Mariarosa le fiabe le amiamo tutte, ma abbiamo le nostre preferite.

La sua è Cappuccetto rosso, è quasi inutile sottolinearlo, mentre io ho un amore smisurato per Pollicino.

Charles Perrault, all’età di 55 anni, nel 1697 pubblicò il volume “Racconti e storie del passato con una morale”, col sottotitolo: I racconti di Mamma Oca, una raccolta di 11 fiabe.

Fra queste ci sono anche Cappuccetto Rosso e Pollicino.

Ma ve la ricordate la fiaba di Pollicino?

1 taglialegna e sua moglie, 7 figli, 1 foresta foltissima, 1 orco, 7 figlie dell’orco, 2 stivali delle 7 leghe?

E ancora…la carestia, la fame, briciole di pane, sassolini bianchi, l’ingegno?

Se non vi ricordate di Pollicino, perché alcune fiabe antiche vengono lasciate a prendere polvere, vi consigliamo di rispolverarla.

Questa fiaba racchiude più di un tema e noi vorremmo soffermarci soprattutto su uno dei suoi temi.

  • Il distacco, la separazione.

E, in una interpretazione attuale, noi aggiungiamo al distacco e alla separazione anche la fiducia e la capacità di lasciar andare e crescere.

Già! Per i genitori, i propri figli non sono mai abbastanza grandi, non hanno mai abbastanza risorse e competenze per affrontare il mondo. Bisogna proteggerli il più a lungo possibile.

Il distacco viene posticipato all’infinito perché i nostri timori ci portano a non avere fiducia nelle competenze e capacità dei nostri figli, a meno che non corrispondano in pieno alle nostre aspettative o credenze. Mascheriamo le nostre paure spostando la responsabilità su un mondo diventato più pericoloso. Ma Pollicino ci mostra un ambiente davvero crudele. Forse è nelle nostre competenze che non abbiamo fiducia?

Quando l’amore si trasforma in un eccesso di protezione e timori, non c’è crescita.

All’inizio della fiaba di Pollicino, Perrault racconta che la cosa che tormentava di più il taglialegna e sua moglie era “che il minore veniva su delicato e non parlava mai: e questo che era un segno manifesto di bontà del suo carattere, lo scambiavano per un segno di stupidaggine. Il ragazzo era minuto di persona, e quando venne al mondo, non era più grande di un dito pollice; per cui lo chiamarono Pollicino.”

Per i genitori è il più debole dei figli, quello che non sarà in grado di dare una mano alla famiglia una volta diventato grande e che forse non riuscirà a sopravvivere o che non riuscirà a trovare nessun posto nel mondo.

Pollicino non corrisponde alle aspettative o agli schemi mentali dei suoi genitori. In una famiglia di taglialegna servono figli forti, perché così è giusto, perché così è sempre stato.

Nonostante la fame sia il tema dominante nel racconto, Pollicino rinuncia anche a mangiare e impara a usare la sua intelligenza. Al contrario, gli altri personaggi della fiaba pensano soprattutto a mangiare e dormire. Questo punto è fondamentale nella storia per comprendere le grandi capacità di Pollicino.

Lui parla poco, non perché sia sciocco, ma perché non è avventato, è coraggioso ma riflette, pondera, previene, poi agisce e risolve quando si trova nelle condizioni di doverlo fare.

Tutto il percorso del nostro eroe e dei suoi sette fratelli si svolge in un ambiente ostile, crudele (ma se una fiaba non è un po’ crudele che fiaba è?) e molto diverso da quello delle fiabe moderne che seppur belle sono spesso eccessivamente edulcorate, frutto, forse e ancora, di un eccessivo bisogno di protezione.

Nonostante la paura, questa fiaba, come tutte quelle antiche, ci riempie di speranza e ci insegna che anche il più piccolo, anche nelle condizioni più difficili immaginabili, riesce a far emergere le sue competenze e ad affrontare le situazioni. Pollicino non solo riesce a tornare a casa, ma addirittura migliora la condizione iniziale sua e della sua famiglia. Trova la sua strada, diversa da quella dei suoi genitori.

Inoltre, Pollicino non lascia indietro nessuno dei suoi fratelli e non solo perché li ama. Sa che, anche se è lui l’attore principale dello sviluppo della storia, insieme si è più forti.

Questa fiaba, questo personaggio, sono un balsamo contro le nostre paure, ci riempiono di fiducia e di speranza, rafforzano la nostra autostima e quella dei bambini.  Aiutano a crescere noi e loro.

Per cui, se non l’avete ancora letta ai vostri figli, è giunto il momento di farlo.

Il mondo è un luogo che può essere pericoloso, certo, ma se non si impara ad affrontarlo lo diventerà sicuramente di più.

Nel 2001, di questa fiaba, è stato fatto anche un film, nonostante qualche libertà narrativa rispetto all’originale, la trama è abbastanza rispettosa e riesce anche a rendere bene le atmosfere.

Buona lettura! Buona paura! Buona crescita!

Simona Dei Colibrì