Pollicino, il distacco, la fiducia. Lasciar andare e crescere.

Illustrazioni di Gustave Doré

“Ma quanto mi piace la fiaba Pollicino!”

Io e Mariarosa le fiabe le amiamo tutte, ma abbiamo le nostre preferite.

La sua è Cappuccetto rosso, è quasi inutile sottolinearlo, mentre io ho un amore smisurato per Pollicino.

Charles Perrault, all’età di 55 anni, nel 1697 pubblicò il volume “Racconti e storie del passato con una morale”, col sottotitolo: I racconti di Mamma Oca, una raccolta di 11 fiabe.

Fra queste ci sono anche Cappuccetto Rosso e Pollicino.

Ma ve la ricordate la fiaba di Pollicino?

1 taglialegna e sua moglie, 7 figli, 1 foresta foltissima, 1 orco, 7 figlie dell’orco, 2 stivali delle 7 leghe?

E ancora…la carestia, la fame, briciole di pane, sassolini bianchi, l’ingegno?

Se non vi ricordate di Pollicino, perché alcune fiabe antiche vengono lasciate a prendere polvere, vi consigliamo di rispolverarla.

Questa fiaba racchiude più di un tema e noi vorremmo soffermarci soprattutto su uno dei suoi temi.

  • Il distacco, la separazione.

E, in una interpretazione attuale, noi aggiungiamo al distacco e alla separazione anche la fiducia e la capacità di lasciar andare e crescere.

Già! Per i genitori, i propri figli non sono mai abbastanza grandi, non hanno mai abbastanza risorse e competenze per affrontare il mondo. Bisogna proteggerli il più a lungo possibile.

Il distacco viene posticipato all’infinito perché i nostri timori ci portano a non avere fiducia nelle competenze e capacità dei nostri figli, a meno che non corrispondano in pieno alle nostre aspettative o credenze. Mascheriamo le nostre paure spostando la responsabilità su un mondo diventato più pericoloso. Ma Pollicino ci mostra un ambiente davvero crudele. Forse è nelle nostre competenze che non abbiamo fiducia?

Quando l’amore si trasforma in un eccesso di protezione e timori, non c’è crescita.

All’inizio della fiaba di Pollicino, Perrault racconta che la cosa che tormentava di più il taglialegna e sua moglie era “che il minore veniva su delicato e non parlava mai: e questo che era un segno manifesto di bontà del suo carattere, lo scambiavano per un segno di stupidaggine. Il ragazzo era minuto di persona, e quando venne al mondo, non era più grande di un dito pollice; per cui lo chiamarono Pollicino.”

Per i genitori è il più debole dei figli, quello che non sarà in grado di dare una mano alla famiglia una volta diventato grande e che forse non riuscirà a sopravvivere o che non riuscirà a trovare nessun posto nel mondo.

Pollicino non corrisponde alle aspettative o agli schemi mentali dei suoi genitori. In una famiglia di taglialegna servono figli forti, perché così è giusto, perché così è sempre stato.

Nonostante la fame sia il tema dominante nel racconto, Pollicino rinuncia anche a mangiare e impara a usare la sua intelligenza. Al contrario, gli altri personaggi della fiaba pensano soprattutto a mangiare e dormire. Questo punto è fondamentale nella storia per comprendere le grandi capacità di Pollicino.

Lui parla poco, non perché sia sciocco, ma perché non è avventato, è coraggioso ma riflette, pondera, previene, poi agisce e risolve quando si trova nelle condizioni di doverlo fare.

Tutto il percorso del nostro eroe e dei suoi sette fratelli si svolge in un ambiente ostile, crudele (ma se una fiaba non è un po’ crudele che fiaba è?) e molto diverso da quello delle fiabe moderne che seppur belle sono spesso eccessivamente edulcorate, frutto, forse e ancora, di un eccessivo bisogno di protezione.

Nonostante la paura, questa fiaba, come tutte quelle antiche, ci riempie di speranza e ci insegna che anche il più piccolo, anche nelle condizioni più difficili immaginabili, riesce a far emergere le sue competenze e ad affrontare le situazioni. Pollicino non solo riesce a tornare a casa, ma addirittura migliora la condizione iniziale sua e della sua famiglia. Trova la sua strada, diversa da quella dei suoi genitori.

Inoltre, Pollicino non lascia indietro nessuno dei suoi fratelli e non solo perché li ama. Sa che, anche se è lui l’attore principale dello sviluppo della storia, insieme si è più forti.

Questa fiaba, questo personaggio, sono un balsamo contro le nostre paure, ci riempiono di fiducia e di speranza, rafforzano la nostra autostima e quella dei bambini.  Aiutano a crescere noi e loro.

Per cui, se non l’avete ancora letta ai vostri figli, è giunto il momento di farlo.

Il mondo è un luogo che può essere pericoloso, certo, ma se non si impara ad affrontarlo lo diventerà sicuramente di più.

Nel 2001, di questa fiaba, è stato fatto anche un film, nonostante qualche libertà narrativa rispetto all’originale, la trama è abbastanza rispettosa e riesce anche a rendere bene le atmosfere.

Buona lettura! Buona paura! Buona crescita!

Simona Dei Colibrì

Un dono per la Piccola scuola di scrittura, fiabe e …

Dai corsi di scrittura di fiabe che ho proposto sono
sempre sbocciati dei fiori.

Hanno arricchito i prati che, un po’ qui e lì, si aprono
fra gli alberi del bosco.

Dalla Casa nel Bosco posso vederli e sentirmi grata del
loro sbocciare. Un dono, tanti doni.

In questi anni ho incontrato persone speciali, le ho
accompagnate nei loro percorsi e sono colma di gioia quando condividono con me
la meraviglia dei loro progetti realizzati.

Annalisa Zamagna è uno di questi fiori, ha partecipato
alla “Piccola scuola di scrittura, fiabe e…” e ha raggiunto
l’obiettivo che si era prefissata.

La ringrazio per aver condiviso con me il suo tempo. Già!
Perché il tempo è uno dei doni più grandi che possiamo fare agli altri e il
tempo di un feedback è un dono ancora più prezioso per una docente.

Annalisa ha stampato il suo libro “Billo e la scuola del
bosco regoloso”, lo ha creato per i suoi bambini, i piccoli della scuola
dell’infanzia in cui insegna, e lo utilizzerà con loro.

Sono lieta di aver fatto parte di questa storia umana e
lieta di condividere con voi il VIDEO di Annalisa https://youtu.be/EGNbkuvdmdA

E…Sì, certo che mi ricordo di te! Come potrei
dimenticarmi di te e di tutte le persone che ho incontrato nei miei corsi?

GRAZIE!

Mariarosa e il lupo

 

FIABE E TEAM BUILDING

La settimana appena passata ci ha regalato un altro lieto fine. Seguendo un gruppo di ASA (ausiliario socio assistenziale) nel loro percorso formativo e specificatamente per il Team Building, Simona ha riportato nella Casa nel bosco una valigia così colma di racconti da non riuscire a chiuderla.

Il gruppo è stato una fonte inesauribile di condivisione di scoperte, di emozioni, di esperienze, grazie alla qualità umana delle persone partecipanti che si sono messe profondamente in gioco e aperte al cambiamento. L’amore per Simona nei confronti delle partecipanti (tutte donne) è stato ricambiato dagli abbracci ricevuti, uno per ogni partecipante, al termine degli incontri. Perché fare il formatore significa mettersi in gioco in prima persona, trasmettere passione e umanità; in questo caso, a dire il vero e grazie alle ragazze del corso, tutto è avvenuto molto facilmente.

Quando si fanno formazioni sul Team Building non si può prescindere dalle attività del Team Building stesso, anche se molti, purtroppo, anche in questo caso tendono a fare lezioni frontali.

E noi? Cosa abbiamo proposto in questo percorso formativo?

Un’attività diversa per ogni giornata e, ovviamente, la creazione di una fiaba condivisa che è stata anche l’occasione, oltre a sperimentare un’attività di gruppo, di ripercorrere ricordi dell’infanzia e il proprio mondo fantastico passato e presente. Al termine, queste donne che vengono da molte parti del mondo e così ricche di storie speciali, hanno anche raccontato il loro viaggio dell’eroe.

Per la creazione delle fiabe abbiamo usato alcune carte di appoggio, in questo caso si tratta delle Carte del Te di Dario Moretti del Teatro all’improvviso, un mazzo di carte dai disegni molto evocativi, nato per scoprire e conoscere Palazzo Te di Mantova attraverso il gioco.

Sapete già che noi amiamo le fiabe e le utilizziamo in molti modi perché sappiamo che le fiabe sono sempre crescita personale e di gruppo, a questo proposito ri-condividiamo un articolo di Mariarosa del 2017 “La fiaba che insegna il team building

Le fiabe ci accompagnano e insegnano sempre!

E alla fine di ogni corso cosa si fa? Si festeggia!

Così, Simona e le ragazze del corso, hanno deciso di organizzare un “Pic nic” in aula.

Hanno ricordato i picnic dell’infanzia, condiviso cibi e storie dell’identità e della tradizione.

Questi momenti formativi scaldano il cuore e creano nuove storie!

FESTA DELLA MAMMA

Giornata di fiabe e di focaccia

Tanto tempo fa, quando i bambini e le bambine lamentavano la fame, le mamme raccontavano fiabe e favole. I racconti non saziavano la pancia, ma facevano volare lo spirito e rendevano sopportabile l’attesa del cibo.

Il cibo era un “condimento narrativo” presente in tutte, o quasi, le fiabe e le favole.  Cibi di tutti i tipi e per tutti i gusti.

Per la Festa della Mamma, noi della Casa nel bosco e le fate della nostra cucina, abbiamo scelto un cibo speciale e molto semplice. Un piatto di una volta che ancora ci accompagna.

LA FOCACCIA! Lo scriviamo tutto in maiuscolo perché a noi la focaccia piace tantissimo e pensiamo sia un cibo perfetto per questa stagione e anche per questa festa.

La focaccia è buona, è saporita, si può fare in tantissime versioni e soprattutto si può decorare a piacimento, magari ricreando la scena di una fiaba con: pomodorini, acciughine, zucchine, cipolle, formaggi. Insomma, aprite il vostro frigo e la vostra dispensa e lasciatevi ispirare dalle fiabe e dalle favole o potete anche sbirciare le Favole da forno di Laura Rizzo – Cucina Mancina.

La focaccia è anche un cibo per l’anima. Ci ristora, ci coccola e ci consola!

Se volete fare un bel regalo alla mamma ecco che, sempre in tema, vi proponiamo il libro La focaccia genovese

Oppure se anche la mamma ama scrivere fiabe, potreste regalarle il nostro minicorso gratuito di creatività e scritture di fiabe.

Ricapitolando:

– sabato comprate un bel libro per la mamma. o scegliete il nostro corso gratuito, e acquistate gli ingredienti per preparare la focaccia.

-domenica preparate una bella focaccia insieme alla mamma e decoratela come una fiaba. Noi vi proponiamo questa ricetta scoperta su internet che l’autrice ha chiamato La focaccia della mamma. Ci è piaciuta proprio per questo, ma di ricette ce ne sono tantissime e anche molto facili da preparare.

E le fiabe? Le abbiamo dimenticate?

Ma certo che no!

Ovviamente, domenica mattina, pomeriggio e sera, prendetevi del tempo insieme alla mamma per leggere delle belle fiabe che parlino anche di focacce. Potete raccontarvele accoccolati sul divano o anche sdraiati in un prato.

Ecco alcune fiabe e favole che abbiamo raccolto nella nostra Biblioteca e qua e là nel bosco di internet, cercatele! Grazie ai racconti che parlano di focacce abbiamo fatto un bel viaggio e potete farlo anche voi.

La Focaccia fuggita (fiaba norvegese)

Cappuccetto Rosso (più versioni)

Pelle d’asino (di Perrault)

I desideri inutili (di Perrault)

Sbagliare le storie (di Rodari)

Il contadinello (dei fratelli Grimm)

Sgalmaron (fiaba veneta)

Betta Pilusa (fiaba siciliana)

Momotaro (fiaba giapponese)

L’oca d’oro (fratelli Grimm)

Storia di Abu Qir e Abu Sir (fiaba da Le mille e una notte)

Il topo e la gatta (favola inglese)

La focaccia di Varigotti (da www.raccontidipane.com)

Sul sito della Proloco di Recco abbiamo trovato anche “Una leggenda chiamata focaccia col formaggio.”

BUONA FESTA DELLA MAMMA! BUONA FOCACCIA! BUONE FIABE DI FOCACCIA!

E alla fine? Leccatevi le dita!

La cucina delle fate

FRITTELLE DI MELE

La mela!

Oh! Tutti conoscono la mela avvelenata di Biancaneve. E come dimenticarla!

Nel suo caso, il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno” non era certo azzeccato.

Povera Biancaneve!

Ma la sua fiaba non è l’unica che parla di mele.

La conoscete “La ragazza mela” di Italo Calvino?

O “L’albero di mele” un racconto illustrato di Catarina kruusval, Editrice il Castoro ?

E ancora, l’albero fatato dalle mele d’oro della fiaba “L’uccello d’oro” dei fratelli Grimm?

Oppure “La storia delle tre mele” all’interno della raccolta Le Mille e una notte?

L’albero di mele ha regalato all’umanità un ricco raccolto di fiabe, miti, leggende in tutte le parti del mondo.

E oggi onoriamo lui e i suoi frutti condividendo con voi la ricetta delle frittelle di mele.

INGREDIENTI:

4 mele

1 pizzico di sale

succo di 1 limone

120 ml di latte

cannella

120 grammi di farina

zucchero a velo da cospargere

2 uova

olio per friggere

PREPARAZIONE

Pelate le mele, togliete il torsolo, tagliatele a fettine alte come un dito. Spruzzate qualche goccia di limone sulle mele e coloratele con la cannella in polvere. Impastate la farina con i tuorli d’uovo, il sale, il latte e gli albumi montati a neve. Quando la pastella sarà morbida e senza grumi, immergete le fettine di mele nell’impasto.

Friggetele nell’olio ben caldo finché non diventeranno di un giallo dorato. Raccoglietele delicatamente dalla padella, eliminate un po’ d’olio con la carta assorbente e poi cospargerle di zucchero da velo.

…e l’ingrediente segreto delle fate?

Oh! Quello non potrete trovarlo al supermercato.

Si tratta di un petalo di un fiore che cresce solo nel loro mondo fatato…ma la cosa bella e che vi basterà immaginarlo, come piace a voi, e lo vedrete comparire magicamente sulle vostre frittelle!

Buon appetito o, come dicono le fate del nostro bosco…Che ogni boccone ti riempia di luce!

visita la nostra cucina delle fate

UNA CASA DI FIABE PROFUMA DI SOGNI

Cosa succede se riempi la tua casa di libri di fiabe: moderne, antiche, illustrate oppure no?

Succede che, inaspettatamente, ti ricordi, veramente, di quel bambino o di quella bambina che eri e che sognava in grande.

Succede che le fiabe si insinuano fra le pieghe della coperta, tra le fughe delle piastrelle, tra gli spiragli delle ante, persino nel contenitore degli indumenti da lavare.

Succede che lentamente, come l’acqua che disegna con il tempo nuovi paesaggi, ti cambiano e il tuo viso nello specchio appare diverso.

Diverso come quello di un personaggio di una fiaba che ha compiuto il viaggio dell’eroe.

Oh! Le fiabe hanno il sapore che preferisci e che unisce tutti in ogni angolo del mondo, perché le fiabe sono un patrimonio universale dell’umanità, un sogno condiviso.

E allora oggi parliamo di racconti che parlano di sogni e del loro potere magico.

Ecco tre consigli di lettura per voi, presi ad occhi chiusi dalla libreria della nostra Casa nel bosco.

Buona lettura!

Il sogno di un elefanteLavieri edizioni,  autrice e illustratrice Sarah Khoury Età consigliata dai 3 anni.

Una fiaba delicata che è un sogno in un sogno. 

Una bambina sogna un elefante grande.

Un elefante grande sogna di essere più piccolo di una bambina e così leggero da poter volare.

Ma se il sogno della bambina è possibile, quello dell’elefante sembra veramente irrealizzabile.

Eppure, nel regno dei sogni e delle fiabe la realtà è posizionata su un’altra dimensione dove ciò che è impossibile diventa più concreto di un biscotto a colazione.

Così si compie la magia.

La bambina crede in quel sogno nel sogno e prepara per l’elefante due piccole ali magiche che gli permettono di volare con il vento.

Ma a chi appartiene questo sogno nel sogno oltre alla bambina e all’elefante?

A tutti noi, ovviamente, che sfogliando le pagine del libro e le bellissime illustrazioni sentiamo quasi il profumo dei nostri sogni.

I cuscini magici Casa editrice Camelozampa, autore Evghenios Trivizàs, illustratrice Noemi Vola.

Quando il sogno si trasforma in un incubo?

Nel regno del malvagio Arraffone, la malefica invenzione dei cuscini incubo ha fatto perdere a tutti la capacità di sognare.

Non solo! Nel paese di Arraffone è tutto vietato soprattutto le cose più belle e divertenti.

Un vero incubo! Bisognerebbe trovare il modo di svegliarsi e ribellarsi a tutto questo.

Ma se gli abitanti di quel regno non sanno più sognare?

Come faranno a reagire senza il potere liberatorio dei sogni?

Per fortuna, nel regno vive il maestro Andonis che con la sua classe decide di provare a ribaltare la situazione con un piano molto astuto.

Ce la faranno?

La scarpetta dei sogni Edizioni il ciliegio. Autrice Giusy Acunzo. Età di lettura dai 3 anni.

Si tratta di un Silent book un libro da gustare attraverso i disegni e le emozioni che ci trasmettono.

Se sei una bambina, come quella del racconto, e se ti capita di perdere una scarpina non scoraggiarti.

Potrebbe accadere che un uccellino decida di fare il nido nella tua scarpina e che la giornata, iniziata con un imprevisto, si trasformi in un’occasione per fare nuove scoperte e per sognare più in grande.

SIETE PRONTI A CREDERE AI VOSTRI SOGNI?

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LE PAROLE DELLE FIABE E LA MORTE

Oggi, nella biblioteca della nostra Casa nel Bosco è arrivato un nuovo racconto.

Io e il mio amico vuoto”. Emme Edizioni.

La mamma della bambina protagonista non c’è più e il vuoto ha preso il suo posto. Il vuoto e la bambina passano le giornate insieme, uno vicino all’altra e imparano a conoscersi.

Una storia che, grazie alla dolcezza dell’autrice Azam Mahdavi e alle poetiche illustrazioni di Maryam Tahmasebi, affronta con profonda delicatezza il tema della sofferenza per la perdita e del percorso di accettazione del grande cambiamento che il lutto porta nelle nostre vite.

Le fiabe trovano sempre le parole giuste, quelle che spesso noi non riusciamo a esprimere, per parlare ai bambini e a tutti anche della morte.

I loro messaggi penetrano e si dirigono nel luogo giusto della nostra anima perché le loro parole sono più chiare e oneste, ma anche delicate e dosate, delle nostre.

Parlare di morte è complicato, specie di fronte ai bambini, anziché parlarne vorremmo soltanto proteggerli da ogni tipo di sofferenza.  I bambini non cercano verità assolute o risposte immediate, hanno solo bisogno di poter contare sulla nostra capacità di accogliere e ascoltare le loro curiosità e i loro dubbi è questo che li rassicura.

In altri tempi, la morte e il dolore erano considerati aspetti imprescindibili della vita e quindi accettati, non erano un tabù come sembra essere ai nostri giorni.

Tuttavia, anche se nel corso del tempo ci siamo allontanati da molti aspetti naturali della nostra vita, le fiabe continuano a parlare della morte con coraggio e onestà e il loro denominatore comune rimane lo stesso: il processo evolutivo in cui il protagonista/eroe affronta e supera difficoltà enormi; quindi, le fiabe, antiche o moderne che siano, ci accompagnano e ci supportano sempre.

Oggi, abbiamo selezionato per voi quattro racconti per bambini che affrontano proprio questo tema, oltre a “Io e il mio amico vuoto”.

“Gina e il pesce rosso”, di Judith Koppens e Eline Van Lindenhuizen, è una delle storie della Piazza degli Animali, dedicate alla solidarietà e all’aiuto reciproco. Età di lettura dai 2 anni. EDT-Giralangolo.

Gina è una gattina. In questa storia il suo pesciolino rosso non nuota più. Come mai?
Gina e il suo amico Ugo cercano di svegliarlo: gli solleticano la pancia, creano delle piccole onde scuotendo la boccia delicatamente. Carlo la giraffa li raggiunge e capisce cosa è successo: il pesciolino è morto.

Gli amici di Gina la accompagneranno nel processo di elaborazione del lutto, senza dimenticare il piccolo pesciolino.

Il racconto  è metafora del lutto e del processo del dolore in generale, ma che può essere specifico per aiutare un bambino ad affrontare la perdita di un animale domestico.

La nonna addormentata” di Roberto Parmeggiani  João Vaz de Carvalho edito da Kalandraka . Età di lettura dai 4 anni.

Il racconto è narrato dal bambino protagonista che inizia la storia e la prosegue con parole oneste, ingenue e sincere.

La mia nonna dorme.
La mia nonna dorme tutto il giorno.
La mia nonna dorme tutto il giorno, da un mese.

La nonna non è più quella di prima, è ferma in un letto e si prepara a volare via.

Una storia che sa parlare della malattia, della vecchiaia che cambia le cose e ci porta via una parte di chi amiamo, affronta il tema della sofferenza con dignità e rispetto e lo fa senza usare toni negativi, trasmettendo il profondo affetto che lega il bambino e la nonna e ci ricorda il grande valore dei ricordi.

In cielo, ma dove?” di Antonella Ossorio e Antonio Ferrara, editore Uovo Nero. Età di lettura dai 5 anni.

Due fratelli, uno più piccolo e uno più grande, una passeggiata spensierata, poi l’incontro con un passero morto.

Questa è la premessa per un dialogo fra fratelli, espressione della curiosità infantile del più piccolo che indaga e cerca risposte soddisfacenti, a ciò che è misterioso, e trova nuove domande.

Il fuoco di fila di domande del più piccolo mette in difficoltà il più grande e fa affiorare in lui il dolore per la morte dello zio. Anche in questo libro, il piacere di condividere i ricordi belli è strumento di elaborazione del lutto.

Bertolt” di Jacques Goldstyn, editore LupoGuido. Età di lettura dai 6 anni.

Un bambino solitario ha un grande amico, una quercia di cinquecento anni che ha deciso di chiamare Bertolt.

Grazie a questa amicizia, il bambino riflette sulla realtà che lo circonda, scopre i molteplici aspetti della natura e i giochi che Bertolt gli regala: diversi per ogni cambio di stagione.

A una nuova primavera, però, sui rami di Bertolt non cresce neanche una foglia. Il tronco è secco, la quercia è morta.

Il libro, trasmette molti messaggi, e il finale è un omaggio alla vita che è passata e parla della morte senza retorica.

L’albero dei ricordi” di Britta Techentrup, Gallucci editore. Età di lettura dai 3 anni.

Una volpe, una lunga vita vissuta e, ormai, molta stanchezza.

Anche in questo racconto, oltre al tema della morte, ritorna il tema dei ricordi, che restano con noi e ci danno forza quando il lutto di qualcuno che amiamo, entra nelle nostre vite e le stravolge.

Il racconto riporta la morte alla sua essenza naturale, evento che semplicemente accade. Ci racconta il momento del saluto come un tempo prezioso per risvegliare i ricordi. Un inno alla vita di straordinaria potenza.

I nostri consigli di oggi sono terminati, ma di fiabe e racconti che trattano questo tema ce ne sono molti. E voi? Quali avete letto e volete condividere con noi?

Una caccia al tesoro davvero speciale

Ho fatto una passeggiata nel bosco e ne sono uscito più alto degli alberi. Henry David Thoreau

C’è un gioco che si può fare nel bosco: la caccia al tesoro. Non una caccia al tesoro organizzata nel modo classico, con biglietti, tappe e soprattutto oggetti nascosti dall’uomo. No! Stiamo parlando di una caccia al tesoro molto speciale con poche regole.

  • Vince chi trova più tesori.
  • Viene considerato tesoro qualche cosa che almeno due persone del gruppo riconoscono come un oggetto particolare.
  • Non si possono strappare fiori o altri elementi della natura ancora in vita.
  • Non si possono utilizzare insetti viventi.

E allora? Che tesori posso trovare nel bosco? Un sasso, una foglia, una radice o un legnetto caduti da un albero che abbiamo una forma o un colore particolare, una manciata di terra di un colore o di un odore speciale e altro ancora.

Il gruppo della caccia al tesoro viaggia unito. Non appena qualcuno trova un tesoro deve fermare gli altri e mostrare il suo tesoro, raccontando perché lo ritiene particolarmente prezioso. Se due persone del gruppo riconoscono che l’oggetto trovato possa essere effettivamente considerato un tesoro, per la sua particolarità, allora il partecipante potrà tenere il suo oggetto insieme agli altri trovati. Altrimenti, lo restituirà alla natura.

Per trovare un tesoro nel bosco non ci vuole poi molto, basta solo aguzzare la vista, prestare attenzione e restare in ascolto. Sarà il bosco a portare alla luce i suoi tesori e a donarli al gruppo.

Per ammettere che un nostro amico ha effettivamente trovato un tesoro, e non pensare solo a vincere la gara, serve grande onestà e generosità. La bellezza del gioco non è vincere la caccia al tesoro, ma è lasciarsi andare al bosco e condividere gli elementi preziosi che sono stati trovati.

E alla fine, ci vuole comunque un premio, anzi due. Uno per chi ha collezionato più tesori e uno per il gruppo intero, se ha dimostrato attenzione e amore.

I premi divertitevi a sceglierli voi!

Anche noi andiamo a caccia di tesori nel bosco, nella foto un pezzettino di corteggia piccolissimo e davvero speciale.

Era un po’ nascosto sotto a un altro pezzo di corteccia e non avrebbe mai impressionato uno sguardo distratto.

Grazie alla nostra attenzione il bosco lo ha svelato e ce lo ha donato.

Adesso, questo piccolo pezzo di corteccia è uno dei protettori della nostra Casa nel Bosco e un elemento prezioso della nostra mostra di cortecce.

Resilienza

Giovedì scorso ho terminato la formazione sulle Soft Skills, per l’agenzia Solco – Agenzia del lavoro sede di Montichiari, che prevedeva l’incontro con 4 diversi gruppi di lavoro.

La formazione è una grande ricchezza non solo per chi impara ma anche per chi insegna. Un grande Dono. Ho accompagnato queste persone speciali a riscoprire la forza e le risorse meravigliose che erano già dentro di loro, in attesa di essere svelate. Onorata e colpita dalla loro voglia di migliorarsi, di mettersi in discussione. Di cambiamento. Lascio alle parole scritte di una di loro, Cecilia, che ha scritto un messaggio di saluto per i docenti e per i suoi compagni di corso, il miglior insegnamento di resilienza. E’ un pò lungo, ma vi consiglio di leggerlo tutto.

Grazie a Solco – Agenzia del lavoro sede di Montichiari e grazie di cuore a Cecilia e a ognuno di voi, allievi e persone uniche ❤

“Ormai questo corso è giunto quasi al termine, purtroppo.

Se penso a quando me lo proposero, dentro me pensai: Tanto non servirà a nulla, chi me lo fa fare di andare fino a Montichiari in mezzo a gente sconosciuta, sto tanto bene a casa, poi magari sto male, mi agito, sono lontano da casa

In quel momento i pensieri più negativi mi riempivano la testa…poi presi coraggio e partii x questo viaggio; mal che vada il giorno dopo non vado più, nessuno mi obbliga.

Ricordo ancora il primo giorno, salendo in ascensore pensavo, chissà quanti siamo…come saranno…chissà cosa penseranno vedendomi. Entrai da quella porta, eravamo in 5,uno diverso dall’altro; il genio, l’insicura,l a tuttofare, il simpaticone, e io, l’ansiosa…bel gruppo pensai. Però devo dire che le paure che avevo il giorno prima stavano scomparendo…

Quel giorno abbiamo conosciuto x prima Alessia del marketing, ragazza dolce, carina, alla buona, che ci ha fatto sentire subito a nostro agio; ci ha fatto presentare e via siamo partiti x la nostra avventura (x me lo è). Da lì è stato tutto un susseguirsi di risate allegria, scambi di numeri ,di consigli. Poi abbiamo conosciuto credo la migliore… Mariarosa…senza nulla togliere a nessuno. Ma Mariarosa è una persona dolcissima, che sa creare un’atmosfera piacevole, ti tira fuori le cose più nascoste che non avresti mai ammesso, mi ha emozionato e fatto piangere ,xk la vita è anche questo. Avrei tanto da dire su di lei ma mi dilungherei troppo…poi c’è Francesco di informatica, devo dire bell’uomo e molto simpatico e disponibile. Mi piace molto informatica, credo mi sarà utile. Poi si, ci sono Matteo e Stefano …bravi anche loro.

Poi ci sono loro ….i miei compagni d’avventura, a cui non avrei mai pensato di affezionarmi così… Claudio, ragazzo gentilissimo dolcissimo con un cervello che vorrei avere la metà della sua intelligenza, sei grande e unico Claudio, non dimenticarlo mai. Xk tu vali molto.

Doriana, che dire di te…sei sempre molto insicura, negativa, e questo ti porta a vedere tutto nero. Ma non è così, sei una donna che ha cresciuto un figlio da sola, che ha affrontato molte cose da sola, quindi non sottovalutati xk sai essere forte, sai essere luminosa, il tuo sorriso ti illumina gli occhi, e ricorda sempre che volere è potere! Non pensare al tuo ginocchio, non vederti come invalida! Non lo sei! Ma devi convincerti tu! E se hai bisogno di una spalla io ci sono. Non spegnere la luce che c’è in te.

Raffaella… è…tu sei tu, un’altra come te non c’è…sei vivace, allegra, iperattiva, sei una sbirulina e Mary Poppins insieme. Devi essere orgogliosa di quello che sei e x quello che fai, x tutti quelli che sono nella tua vita. Vorrei avere 1/4 della tua energia…so che ti senti inutile, ma la verità è che se non ci fossi bisognerebbe inventarti..io invece…si a volte rido troppo…forse x nascondere ciò che ho dentro….ma devo farcela, voglio farcela…e così anche voi.

Come ho detto all’inizio, siamo quasi al termine… ma voglio dire che non ho mai fatto scelta migliore di essere qui ,con voi, con i docenti, con i ragazzi del solco anche loro persone squisite e disponibili. Mi sono sentita accolta, apprezzata, mai giudicata… spesso con il mio fisico devo affrontare sguardi di disprezzo, risatine, frasi offensive…qua no, e so già che mi mancherete tutti quanti…

Voglio chiudere con l’augurio che possiate e possiamo trovare ciò che stiamo cercando, che sia il lavoro, che sia noi stessi.

Spero davvero che la nostra amicizia non finisca con il corso, ma che prosegua, xk davvero vi voglio bene e siete parte del mio quotidiano, spero di esserlo anch’io x voi

Vi voglio bene , Cecilia”