Le tre piume

Ho già parlato di questa fiaba antica – la puoi ascoltare come audio – l’ho usata e la uso sempre più spesso nella formazione per l’orientamento al lavoro e le soft skills, perché il suo profondo messaggio simbolico, aiuta chi si trova in difficoltà e si sente senza risorse – un sempliciotto – e pensa di non avere soluzioni  – la piuma che cade ai propri piedi. 

Un senso di inadeguatezza e timore che ci troviamo sempre più a vivere nell’attuale contesto sociale che è sempre più difficile e ci indebolisce.

Le tre piume dei F.lli Grimm è un’antica e bellissima fiaba che porta importanti messaggi: il vecchio Re lanciando le tre piume per segnare il cammino che dovranno percorrere i suoi figli, lascia fare al destino – lanciare piume o   frecce, per indicare la strada, era un antico uso di origini germanica.

Il destino decide anche nella scelta del primo oggetto che devono trovare: il tappeto più bello. Nell’antichità tappeto era il nome dei preziosi lavori di intessitura delle Parche che intessevano il destino dell’uomo.

I due fratelli intelligenti seguono le loro piume e non sono interessati a trovare il vero tesoro perché sono certi che il loro fratello sciocco non cercherà niente di meglio, mentre quest’ultimo, che segue la strada che la sua piuma gli indica scende nel profondo della terra, simbolicamente entra nel proprio inconscio e lo affronta, mentre gli altri due restano alla superficie, non affrontano sé stessi.

La fiaba ci parla dei passaggi interiori che ogni essere umano deve compiere per crescere, per passare ad un livello superiore e positivo della propria crescita e del proprio sviluppo:

l’allontanamento, che richiama l’archetipo dei riti di iniziazione: i giovani venivano allontanati per segnare il loro passaggio nell’età adulta,

le prove a cui sono sottoposti: il giovane dovrà scendere nella botola, e affrontare l’oscurità del proprio inconscio per trovare il tesoro,

l’aiutante magico, in questa fiaba il rospo – che rappresenta la nostra parte interiore – che consegna al giovane i tesori meravigliosi da portare al padre, i tesori che completano la formazione della propria personalità. I messaggi delle fiabe – 

Se non hai tempo di leggerla, ascolta l’audiofiabain questi strani giorni, le sue parole sagge e antiche, possono essere di grande aiuto: il caso ha fatto cadere la piuma ai nostri piedi e sembra che non abbiamo nessuna possibilità di scegliere, e fare qualcosa per cambiare le cose. E ci sentiamo bloccati.

Ma noi abbiamo sempre la possibilità di scegliere, anche quando una situazione non dipende da noi: la fiaba insegna che bisogna guardare con attenzione le opportunità che abbiamo intorno, la botola, anche quando sembrano difficili e fuori dalla nostra portata, e dobbiamo trovare in noi stessi, le risorse necessarie per affrontare ogni nuova prova e trovare il nostro tesoro.  

“la saggezza arriva dalla profondità interiore, dalle esperienze importanti e dalla capacità di apprendere da esse:” – I messaggi delle fiabe

Tutto quello che ci serve, per superare i momenti difficili,  e la forza e la volontà per trovare nuove opportunità, è già dentro di noi.

Anche il bambino che legge la fiaba, e che spesso vive sentimenti di frustrazione e inadeguatezza di fronte al mondo che lo circonda, si può identificare nel giovane sempliciotto, l’eroe della fiaba, che grazie alle proprie forze riesce a realizzarsi.

Vorremmo che…

Vorremmo che non fosse solo per questo giorno.

Vorremmo che ogni giorno fosse dedicato a imparare quali sono le vere parole dell’amore, per riconoscere quelle che con l’amore non c’entrano nulla.

Vorremmo che ogni giorno si insegnasse nelle scuole e alle famiglie, alle mamme e ai papà qual è la verità sull’amore.

Perché l’amore, quello vero, rende liberi. Non controlla. Non è rabbia. Non è gelosia. Non è prevaricazione. Non fa prigionieri. Non uccide.

“Storia di un porro e di una farfalla” una fiaba contro la violenza di genere

Illustrazioni @rita angelelli

https://ilmiolibro.kataweb.it/…/storia-di-un-porro-e…/

#maiunadimeno

#unafiabacontrolaviolenzadigenere”

#storiadiunporroediunafarfalla#

#impariamolaveritasullamore

La settimana mondiale della dislessia

Una fiaba per onorare la settimana mondiale della dislessia❤️❤️❤️

In un bosco c’è una bellissima scuola, circondata da cespugli di more selvatiche e da distese di piccole margheritine primaverili.

Lo sapete? Anche gli animali vanno a scuola, devono imparare a leggere, a scrivere e a contare come tutti i bambini e anche loro possono incontrare difficoltà. Tobia arriva tardi a scuola perché confonde le strade, e le parole e i numeri, quando legge a volte si mischiano sul foglio… lui si rattrista e si scoraggia perché non chiede aiuto e gli altri lo deridono perché non sanno… comunicare è molto importante, spesso aiuta a migliorare la nostra vita!

La loro maestra si chiama Mela e aspetta i suoi alunni in classe; stanno per arrivare Otto, Poldo, Pelo, Nespolo, Tita, Mia e Tobia, il coniglietto, che non trova le parole ma sa fare bellissimi disegni che parlano ai cuori.

Una fiaba per spiegare la dislessia, per guardare il mondo con gli occhi del piccolo Tobia e imparare il rispetto e la ricchezza delle proprie e altrui differenze, perché sono proprio queste che ci rendono unici.

Questa è una piccola fiaba speciale perché è andata nelle scuole per raccontare a piccoli e grandi, cos’è la dislessia, ha vinto un concorso ed è stata disegnata da tanti bambini. Il suo Viaggio continua…

Per acquistare “Le parole di Tobia il coniglietto che colora il mondo,” scrivi a fiabeincostruzione@gmail.com, oppure compila il modulo di seguito.

E’ una edizione limitata!

FESTA DELLA MAMMA

Giornata di fiabe e di focaccia

Tanto tempo fa, quando i bambini e le bambine lamentavano la fame, le mamme raccontavano fiabe e favole. I racconti non saziavano la pancia, ma facevano volare lo spirito e rendevano sopportabile l’attesa del cibo.

Il cibo era un “condimento narrativo” presente in tutte, o quasi, le fiabe e le favole.  Cibi di tutti i tipi e per tutti i gusti.

Per la Festa della Mamma, noi della Casa nel bosco e le fate della nostra cucina, abbiamo scelto un cibo speciale e molto semplice. Un piatto di una volta che ancora ci accompagna.

LA FOCACCIA! Lo scriviamo tutto in maiuscolo perché a noi la focaccia piace tantissimo e pensiamo sia un cibo perfetto per questa stagione e anche per questa festa.

La focaccia è buona, è saporita, si può fare in tantissime versioni e soprattutto si può decorare a piacimento, magari ricreando la scena di una fiaba con: pomodorini, acciughine, zucchine, cipolle, formaggi. Insomma, aprite il vostro frigo e la vostra dispensa e lasciatevi ispirare dalle fiabe e dalle favole o potete anche sbirciare le Favole da forno di Laura Rizzo – Cucina Mancina.

La focaccia è anche un cibo per l’anima. Ci ristora, ci coccola e ci consola!

Se volete fare un bel regalo alla mamma ecco che, sempre in tema, vi proponiamo il libro La focaccia genovese

Oppure se anche la mamma ama scrivere fiabe, potreste regalarle il nostro minicorso gratuito di creatività e scritture di fiabe.

Ricapitolando:

– sabato comprate un bel libro per la mamma. o scegliete il nostro corso gratuito, e acquistate gli ingredienti per preparare la focaccia.

-domenica preparate una bella focaccia insieme alla mamma e decoratela come una fiaba. Noi vi proponiamo questa ricetta scoperta su internet che l’autrice ha chiamato La focaccia della mamma. Ci è piaciuta proprio per questo, ma di ricette ce ne sono tantissime e anche molto facili da preparare.

E le fiabe? Le abbiamo dimenticate?

Ma certo che no!

Ovviamente, domenica mattina, pomeriggio e sera, prendetevi del tempo insieme alla mamma per leggere delle belle fiabe che parlino anche di focacce. Potete raccontarvele accoccolati sul divano o anche sdraiati in un prato.

Ecco alcune fiabe e favole che abbiamo raccolto nella nostra Biblioteca e qua e là nel bosco di internet, cercatele! Grazie ai racconti che parlano di focacce abbiamo fatto un bel viaggio e potete farlo anche voi.

La Focaccia fuggita (fiaba norvegese)

Cappuccetto Rosso (più versioni)

Pelle d’asino (di Perrault)

I desideri inutili (di Perrault)

Sbagliare le storie (di Rodari)

Il contadinello (dei fratelli Grimm)

Sgalmaron (fiaba veneta)

Betta Pilusa (fiaba siciliana)

Momotaro (fiaba giapponese)

L’oca d’oro (fratelli Grimm)

Storia di Abu Qir e Abu Sir (fiaba da Le mille e una notte)

Il topo e la gatta (favola inglese)

La focaccia di Varigotti (da www.raccontidipane.com)

Sul sito della Proloco di Recco abbiamo trovato anche “Una leggenda chiamata focaccia col formaggio.”

BUONA FESTA DELLA MAMMA! BUONA FOCACCIA! BUONE FIABE DI FOCACCIA!

E alla fine? Leccatevi le dita!

Come se fosse reale – parte seconda

Continuano le avventure di Bea e Pallino nel Villaggio Lemax che è improvvisamente diventato reale e con misteri da risolvere.

Grazie ancora alla giovanissima autrice Beatrice Fraccalvieri per la sua fantasia e passione! Davvero bravissima

Capitolo 5. Di nuovo quell’odorino

Entrammo nel negozio di dolciumi, c’era un buon odore di cioccolato, cannella, biscotti. Era così buono, dolce, natalizio, gustoso… mi venne sonno…

Annusai ancora, ero stanchissima, chiusi gli occhi. Quando li riaprii vidi Brenda osservarmi dall’alto. Ero distesa sul parquet di legno. Mi rialzai massaggiandomi la testa, il pasticcere disse con l’aria di una persona che sa tutto: “Che ti è successo? Era buono quell’odore vero?”.

“Sei stato tu! Fin da quando mi sono rimpicciolita per finire in questo villaggio di ceramica!” urlai “sei tu che mi hai fatto svenire” urlai. Brenda con un gemito cadde a terra, subito corsi a soccorrerla.

“Loro non possono saperlo” disse il negoziante sorridendo “sarà un segreto tra te e me” continuò “e tu non lo dirai a nessuno! Il nostro villaggio potrebbe andare distrutto e non animarsi più” disse con aria disperata “e tu devi promettermi che non dirai questo a nessuno del villaggio o a qualche tuo amico irresponsabile!”. Io non risposi, guardai Brenda sdraiata sulle mie ginocchia.

Il pasticcere mi prese per le spalle e mi scosse dicendo “Ti prego…”. La sua voce si addolcì e il suo volto diventò triste “mi è già accaduto una volta” sussurrò, una lacrima rigò la sua guancia paffuta.

Guardai Brenda: non era altro che un pezzo di ceramica animato… sembrava così viva, vera e lo era infatti. Mi alzai e misi una mano sulla spalla del pasticcere “Io te e nessun altro” dissi sorridendo.

Capitolo 6. La protettrice del villaggio

Il pasticcere mi sorrise e disse “Ora che sai il segreto devi andare nella grande torre per non finire nei guai e per avere il giusto equipaggiamento”.

“Sarò un guardiano come lei?” dissi entusiasta.

No, sarai la protettrice, il ruolo più importante! Adesso va e proteggi il villaggio” disse dandomi una boccetta per Brenda. Corsi sulla neve e feci bere il composto a Brenda che riprese le energie e dimenticò tutto.

Risalita la collinetta, iniziò a fare veramente freddo, intravedemmo le luci di un edificio, non esitammo ed entrammo chiudendoci la porta alle spalle.

“Chi siete?” sentii urlare. Davanti a me c’era un bambino di circa 7 anni con occhiali rotondi e mocassini neri. Ci bloccò la strada.

“Chi sei?” chiesi.

Sono Simon. E voi non siete le benvenute. Allora intervenne un adulto togliendocelo davanti e scusandosi. Eravamo in un rifugio di montagna. Subito ci accolsero dandoci delle camere calde. Brenda accese il camino e i proprietari misero a scaldare i nostri vestiti fradici. Ci accomodammo nei caldi letti di legno e spegnemmo la luce. Brenda dormiva, allora uscii fuori dal balconcino e osservai le stelle. Alla fine rientrai e dormii profondamente. Al mattino mangiammo, indossammo un tutone, pronte per sciare!

Arrivati sulla pista, Brenda mi insegnò ad andare sugli sci e piano piano imparai, mentre Simon, abituato fin da piccolo, sciava a gran velocità. Io invece ero affondata nella neve, caduta per la millesima volta! Passammo tutto il pomeriggio a sciare, poi salutammo tutti perché dovevamo rimetterci in viaggio. Zaino in spalla, ci incamminammo velocemente verso la collinetta tortuosa.

Capitolo 7. Riprende il viaggio

Brenda prese dal suo zaino una corda, che lanciò in modo che si agganciasse saldamente alla fine della tortuosa collinetta. Ci annodammo un pezzo di corda alla vita e iniziammo ad arrampicarci. Per evitare le pietre camminammo lateralmente saltellando per spostarci. Eravamo quasi arrivati. Vedemmo una bancarella. Era decorata con stelle di Natale, addobbi e alberelli. L’insegna diceva Chistmas Crafts e aveva dei cartelloni a forma di alberello con scritto Hand painted ornaments. Appese c’erano delle simpatiche lucine colorate che sfarfallavano; sulle mensole c’erano molti oggetti artigianali. Infatti un signore col grembiule era indaffarato a creare addobbi per il villaggio. Io mi avvicinai e presi in mano un delfino di legno.

“Non è nemmeno colorato!” disse il signore.

E’ bella nella sua semplicità!” risposi girando la statuetta tra le mani. Il signore me la tolse dalle mani e disse gentilmente “Questa è una delle prima decorazioni che ho fatto”. Poi si voltò a guardare altre palline sofisticate e disse “Sicura che non ne vuoi qualcun’altra? Questa non è nemmeno di Natale”. Io scossi la testa. Brenda intervenne comprando molte palline e festoni, mise tutto nello zaino e fece cenno di andarcene. Io presi velocemente tutte le palline, stavo per andarmene ma il signore mi fermò porgendomi il delfino di legno: “Offre la casa!”, mi fece l’occhiolino e mi diede una leggera spinta verso Brenda.

Capitolo 8. La torre

Finalmente eravamo arrivate. Una torre alta sorgeva accanto a noi. Aveva megafoni, orologi, campane e perfino un sistema per il conto alla rovescia dei giorni che mancavano a Natale. Io guardavo perplessa, mentre Brenda sgranocchiava un biscotto pandizenzero.

“Entriamoci!” gridai correndo all’entrata.

“Questa torre c’è in ogni paesino, per far ricordare a tutti gli abitanti quanti giorni mancano a Natale, non possiamo!”.

Ormai ero già alla porta e l’aprii dicendo “Io sono la protettrice e posso!”. Brenda mi seguì alzando il sopracciglio. La porta si chiuse alle nostre spalle. Camminammo a lungo per mano in un corridoio buio, quando sentimmo rumori robotici, di macchinari, come quello di una stampante. Finalmente vedemmo la luce! Enormi e rumorosi macchinari creavano… carta da regalo!?! Guidati da elfi? Tutto era decorato in modo natalizio.

“Fred! Alfred! Eccovi, vi ho trovati!”. Urlò un elfo spingendoci avanti e incollandoci sul giubbotto due cartellini con i nomi Fred e Alfred. Io ero Fred.

“Andate alla sezione 1949 a lavorare i regali e già che ci siete cercate i miei occhiali” e con questo ci spinse via. Io e Brenda ci guardammo con aria interrogativa. Lo stanzone era popolato di bassi elfi con scarpe stravaganti con un campanellino sulla punta, lo stesso che stava alla fine del cappello.

Io e Brenda ci incamminammo verso la sezione 1949. Una volta arrivate, ci mettemmo in un posticino davanti ad un rullo su cui c’erano i nostri nomi segnati. Il rullo ci passò una scatola di cartone con dentro un regalo; dovevamo incartarlo, ma il rullo era talmente veloce che non feci in tempo a finire e andò avanti! Allora mi gettai sul rullo per riprenderlo. Saltai parecchi regali e quando ero quasi vicina al regalo non incartato, una pinza mi prese per il cappuccio e mi sollevò! Pallino nel frattempo mi si era attaccato al cappotto con le unghie e miagolava di disapprovazione.

Fummo depositati in un pacco pieno di palline di polistirolo che conteneva una Ferrari rossa giocattolo. Il rullo andava avanti e ci venne spruzzata addosso una raffica di brillantini argentati. Il rullo finì in un’enorme vasca di pacchi che man mano scivolavano in un tubo! Rimasi appesa ad uno spigolo con i pacchi che mi cadevano sulla testa! Afferrai quello non incartato e mi lasciai cadere nella vasca.

Capitolo 9. I travestimenti

Arrivate agli armadietti degli elfi, raggiungemmo quelli di Fred e Alfred. Così quando nessuno ci osservava, avremmo potuto travestirci con quegli abiti. Nascondemmo i lunghi capelli sotto al berretto e ci togliemmo le gonne vaporose, infilandole nell’armadietto. Nel frattempo Pallino scampanellava in giro con il cappellino e le scarpine, mentre io e Brenda ci attaccavamo i cartellini dei nomi. Misi Pallino in borsetta e corremmo via! Non vi dico la faccia di un elfo a vedere le gonne negli armadietti!

Brenda mi raggiunse e risalimmo assieme. Finii di incartare il pacco e presi da parte Brenda:

“Non si può andare avanti così, cosa proponi di fare?”.

“Ah, guarda, che ne dici di esplorare la torre fingendoci elfi?” ridacchiò Brenda.

“Buona idea!” dissi trascinandola verso un corridoio.

“Ma scherzavo…” mi rispose.

“Lo sapevo!” urlò. Io e Brenda attraversammo varie stanze di lavoro fino ad arrivare alla sala pranzo. Prendemmo un vassoio al self service: uova, spaghetti al sugo, panettone e bastoncino di zucchero! Che lusso! Trangugiammo anche qualche frittella e bevemmo un po’ di latte, poi ci incamminammo verso altre stanze.  Ci trovammo davanti a una porta con scritto “Accesso vietato!”. Ci nascondemmo nei nostri caldi vestiti e aprimmo la porta.

Capitolo 10. Il distintivo

Appena lo vidi, quasi urlai. Eccolo, il distintivo più importante, quello del protettore del villaggio. Lo afferrai e me lo nascosi nel giubbottino, tirai via Brenda che mi guardava con aria interrogativa. Appena usciti, un trambusto mi travolse facendomi cadere a terra. Milioni di elfi urlavano correndo e urlando “La cupolaaa!!”.

Mi affacciai ad una finestra e vidi che la volta del cielo aveva un buco: da lì intravedevo casa mia! Il segreto sarebbe stato svelato e gli abitanti sarebbero svaniti, dovevo intervenire! Spinsi Brenda e alcuni elfi in una stanza che chiusi a chiave. Continuai così finchè non c’era nessun elfo in giro. Sulla cupola del cielo c’era un deltaplano che gli elfi utilizzavano a Natale per lanciare agrifogli e dolci. Salii le scale, Pallino mi trotterellava dietro con passo veloce.

“Ok Pallino, ora salta nella tasca e copriti bene” dissi mentre afferravo il deltaplano. Ero sul terrazzone, non ero vestita adeguatamente e congelavo, non ero sicura di quello che stavo facendo, avrei potuto morire. Ormai la mia identità era stata svelata perché i capelli svolazzavano al vento. Ero sul ciglio, presi la rincorsa e mi lanciai. Il capello da elfo volò via, mi direzionai verso il buco. Mi stavo avvicinando sempre di più, intanto contemplavo il paesaggio dall’alto. Era ancora più magico! Ero vicina al buco, chiusi gli occhi e mi lasciai cadere, strinsi fortissimo Pallino e….Doing! fece proprio così: Doing!

Ero atterrata nel cortile della famiglia Biondi, per fortuna su un bel cumulo di neve che il padre aveva appena finito di spalare.

Ciao Philip! Ciao Margot!”. Philip sbiancò di colpo.

Alzai lo sguardo e vidi il deltaplano incastrato nel buco del cielo, lo aveva tappato. “Siiii!” urlai alzando in aria Margot e saltando con lei. “Siiii” ripeté lei. Mi lasciai cadere e sospirai.

“Perchè siamo felici?” disse Margot.

Perché ho salvato il villaggio e perché sono viva!!”

Ritornai da Brenda che mi urlò di non farlo mai più e che ero pazza e stupida, ma poi mi abbracciò. Guardai il distintivo rubato, brillava. Capii e urlai “Brenda, elfi!” tutti guardarono il distintivo che brillò intensamente. Tutti immobili con lo sguardo perso nel nulla, grazie al forte bagliore avevano dimenticato tutto… Mi tolsi il distintivo, tutto riprese come se niente fosse. Gli elfi ripresero il lavoro, mentre io e Brenda uscimmo dalla torre.

Credo sia vostro” dissi consegnando il distintivo al panettiere.

“Ora non più” disse facendomi l’occhiolino.

“Ma cosa ha causato tutto ciò?”.

“Qualcuno è entrato senza annusare la mia essenza. D’altronde se gli abitanti possono vivere qui è grazie a quest’aroma”.

“L’odore di biscotti?” chiesi.

“Sì, piccola pasticciona! Piuttosto devo preoccuparmi di come abbia fatto a crearsi. Quel buco, chiunque sia stato… non è semplice come sembra!” disse facendomi l’occhiolino.

Nevicava, come era bella la neve, mi cadeva delicatamente sul viso tramutandosi in leggere goccioline d’acqua. Che bel colore bianco intenso, era così forte e avvolgente! e che buon odore di biscotti!

Intravedevo Brenda ridere saltellando, allungava la lingua per assaggiare la neve, vidi il furbo sorriso del panettiere e…

Eh? Ero a casa mia? Mi ero addormentata? È stato tutto un sogno? Corsi accanto al villaggio Lemax, mi inginocchiai e scrutai ansiosamente tutto: Brenda, Margot e perfino Philip erano immobili, inanimati. Ero sbalordita, ma poi vidi qualcosa brillare…il distintivo! Avevo il distintivo attaccato al pigiama! Era tutto vero quindi… Guardai la statuina del pasticcere che… mi fece l’occhiolino! Dopo aver spalancato gli occhi, ricambiai affettuosamente con un occhiolino.

Ma … chissà, chi avrà mai tentato di entrare nel villaggio? Lo scopriremo il prossimo Natale…

Fine … aspettando la prossima avventura!

Come se fosse reale

Beatrice Fraccalvieri

Qual è il modo migliore per iniziare il nuovo anno? Naturalmente leggere una fiaba.

Come sapete la Stanza delle Fiabe è colma di parole, magia e storie e i suoi Cantastorie non smettono mai di scrivere e raccontarle.

La fiaba di oggi è scritta da una Cantastorie che non sta frequentando la Scuola ma ne fa parte di diritto, perchè da sempre scrive piccole storie meravigliose: Beatrice Fraccalvieri, 12 anni, una giovanissima scrittrice speciale, ricca di fantasia e passioni, che fa nascere le sue storie dal mondo che la circonda.

Noi lo diciamo sempre: le storie sono tutte intorno a noi, basta saper guardare.

E’ raro trovare tanta amore per la scrittura, fra i giovanissimi, e quando la si trova, diventa un dono da condividere.

Cosa succede se la nostra protagonista finisce nel piccolo villaggio Lemax che sta costruendo?

Ecco a voi la prima parte della storia di Natale di Beatrice:

Come se fosse reale

Capitolo 1. Il villaggio Lemax

Era quasi Natale, infatti avevamo fatto l’albero di Natale, era gigantesco! Avevamo fatto pure il villaggio Lemax, un villaggio composto da piccole casette e personaggini di ceramica. Era venuto proprio bene, avevamo posizionato le casette e i personaggi e di sera accendevamo tutte le luci. “sembra reale!” dicevo sempre quando guardavo quel piccolo capolavoro e immaginavo avventure. Purtroppo non potevo giocarci perché era un allestimento..

Ero sul divano e scrivevo i regali di Natale che avrei voluto ricevere e Pallino, il mio gattino, era accoccolato sulla mia schiena che osservava il villaggio. La torre aveva una rotellina numerata che ogni giorno giravo, segnava il numero di giorni che mancavano a Natale! Poi c’erano una bancarella, un pupazzo di neve, una bottega, un camioncino che vendeva omini pandizenzero, una panetteria, una cioccolateria, un rifugio sciistico, la cuccia di un cagnolino e qualche alberello. Tutto addobbato in stile natalizio, lo adoravo!! Infatti, non voglio mai assistere quando si smonta, mi mette tristezza vedere i personaggini presi e messi nelle confezioni di plastica.

Ad un certo punto sentii un buon odorino di cannella, zucchero, biscotti e cioccolata! Non capivo da dove provenisse. Era così buono, dolce, natalizio, gustoso…Mi venne sonno… annusai ancora… le luci del villaggio si accesero, continuai ad annusare…crollai sul divano in un sonno profondo.

Ad un certo punto avevo freddo. Mi svegliai, aprii lentamente gli occhi, Pallino continuava a leccarmi la faccia. Ero sdraiata su qualcosa di morbido, feci per appoggiare la mano sul suolo per alzarmi ma sprofondò. Mi guardai intorno: ero sulla neve, in un villaggio. Mi spaventai un sacco e mi scordai per un attimo che stavo congelando. Riconobbi la torre, la panetteria… Mi si avvicinò una bambina che aveva un bel cappotto blu petrolio che finiva a gonna, rilegato con un fiocco rosso ai fianchi e al collo, aveva un cappuccio peloso, la pelle chiara e il naso rosso. In mano reggeva un alberello vero. La riconobbi subito, era il mio personaggio preferito. Mi osservò da capo a piedi e disse: “Sei nuova di qui?”

“Ehmmm, sì!!”.

“Vieni, ti mostro il villaggio!”.

“Scusa, non riesco a muovermi…”

Capitolo 2. Finalmente al caldo

Giuro che non riuscivo a muovermi. Allora Brenda, così si chiamava, corse via urlando “Arrivo subito!”. Dopo un po’ arrivò con un pentolone fumante e me lo rovesciò sulle gambe. Finalmente le muovevo e iniziavo a sentire qualcosa, mi aiutò ad alzarmi e mi disse “Vieni a casa mia”. Corremmo nella bottega e chiuse la porta alle sue spalle. Era bella calda. Si tolse la giacca e i suoi capelli biondi le arrivarono ai fianchi. La sua casa era fatta di legno e addobbata di decorazioni natalizie. Mi fece accomodare su una poltrona di pelle, mi diede una bacinella d’acqua calda in cui immersi i piedi, mi diede una coperta e andò in cucina. Aprì il frigo e prese una tavoletta di cioccolata al latte, la sciolse a bagnomaria e ci aggiunse del miele. Me la porse dicendo “Non sarà buono come quello del negozio, ma spero ti piaccia”. Sorseggiai velocemente quella delizia.

Intanto spuntò fuori Pallino tutto bagnaticcio, lo presi in braccio e lo scaldai abbracciandolo forte. Brenda lo prese e lo asciugò con uno strofinaccio e versò in un piatto del latte caldo. Pallino, dopo aver leccato le mani di Brenda e bevuto il latte, si scrollò e si accucciò sul tappeto.

Appena mi riscaldai, Brenda mi porse un suo vestito più pesante. Mi legò stretto il corpetto e la gonna con un fiocco, quasi non respiravo!

“Sono stretti!” dissi.

“Te lo allargo un po’, anche se non si porta così”.

Capitolo 3. Uscire!

Mettemmo un cappottino a Pallino, ci chiudemmo la porta alle spalle. Mi guardai intorno, sentivo nelle mie vene lo spirito natalizio: neve, casette, alberi, festoni! Sentii qualcosa schiantarsi sulla mia schiena. Mi girai e vidi Brenda con in mano una palla di neve. Allora ne raccolsi un po’ in una mano e la lanciai contro di lei. Iniziò una battaglia di palle di neve! Durò a lungo e finì a pareggio.

Tutte e due ci incamminammo verso il negozio di omini pandizenzero. Scendemmo un sentiero coperto di neve in cui rischiai più volte di scivolare e cadere giù dal dirupo. Con la schiena contro il muro mi spostai come un granchio cercando di non guardare giù. La stessa reazione non apparteneva a Brenda che molte volte ripeteva questa strada. Saltellando, arrivammo alla cima. Con un salto, Brenda si appese con le mani e si tirò su. Io guardai Brenda che mi porgeva la mano, presi la rincorsa e saltai! Mi ritrovai appesa alla roccia.

Eravamo proprio davanti al furgoncino dei pandizenzero.

“Ne prendiamo un po’?” disse Brenda avvicinandosi.

“La solita porzione Brenda?” chiede il venditore.

“Prendo una doppia porzione, grazie”.

Il signore prese un sacchetto di plastica e ci infilò tre buste di biscotti. Intanto il cagnolino del venditore ambulante ci scorrazzava ai piedi. Lo presi in braccio e lo coccolai. Prendemmo anche dei capecakes e del sidro caldo. Sul menù era scritto:

Cookies 1.50 – Gingerbread, Sugar e Chocolate chip

Cupcakes 2.50 – Vanilla, Chocolate e Red Velvet

Drinks 2.00 – Hot chocolate, Cofee, Hot Tea

Alla fine prendemmo tutto! Le bibite le chiudemmo in barattoli di vetro per tenerle al caldo. Mentre Brenda pagava, io mi abbuffavo di biscotti gratuiti. Salutammo il venditore e ci incamminammo sorseggiando cioccolata e sgranocchiando biscottini. Così raggiungemmo la panetteria. Quando entrammo un odore di pane appena sfornato ci accolse. Le pareti erano di legno con scaffali stracolmi di panini. Comprammo qualche panino e uscimmo.

Davanti a noi c’era una discesa innevata su cui una famiglia sciava, un bambino, una bambina e il padre sullo slittino. Ma Pallino, volendo rincorrere la slitta, inciampò e iniziò a rotolare sulla neve. Io spaventatissima mi gettai a rincorrerlo. Sciavo con le suole degli stivaletti ad una velocità pazzesca. Brenda mi urlava qualcosa dall’alto e Pallino miagolava come un matto, stava per uscire fuori pista! Frenando con le minuscole zampine, sobbalzò e arrivò all’orlo del crepaccio innevato! Mi tolsi il guanto e con la mano cercai di frenare per non finire nel dirupo pure io. Lo raggiunsi, lo presi per la collottola e con la mano senza guanto mi afferrai al bordo. Brenda corse verso di me e mi aiutò a risalire.

“Cosa non si fa per un gatto…” dissi. Sdraiata sulla neve, con Brenda inginocchiata a fianco e Pallino che mi leccava tutta…

Capitolo 4. La famiglia Biondi

La famiglia dello slittino si avvicinò a me spaventata.

“Ti presento la famiglia Biondi: Margot, Philip, Hans. Una famiglia che ama la scala della grandezza, come noti si dispongono dal più piccolo al più grande. Il resto della famiglia si trova accanto al negozio di dolciumi in cui siamo diretti” disse Brenda con un sorriso.

“Ciao!” disse Margot che mi sorrise timidamente.

“Ciao” disse Philip con una smorfia.

“Ciao, sono il padre”.

Ci incamminammo al negozio di dolciumi e incontrammo l’altra parte della famiglia Biondi, la madre e una bimba su una panchina che leggevano un libro. La bambina appena ci vide si strinse alla mamma e disse “Voglio il gatto!” e con la mano indicò Pallino. “Lo voglio!” disse guardandomi.

“Allora… a quanto me lo vende” mi chiese la madre. Pallino infilzò le unghie nel mio giubbotto e alzò il pelo.

“Signora…non posso! Pallino è il mio gatto”.

“Ah! Ok, mi scusi” disse sedendosi e incominciando di nuovo a leggere Chistmas Carol alla figlia.

Continua…

Questo Natale, leggi una fiaba!

Buon 8 dicembre!

E con il Natale orami vicinissimo, qualche consiglio di lettura per fare e farvi un bel regalo.

Se vuoi acquistare uno dei libri presentati, li trovi ai link di seguito, altrimenti accetta lo stesso un suggerimento: questo Natale regala una fiaba ❤

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Emozioni da condividere…

Questo libro nasce da un incontro casuale, da una nuova visione della mia passione e dalla consapevolezza, condivisa da chi scrive, che l’uomo ha una grande necessità, oggi più che mai, di riconnettersi alla natura. Raccontarla attraverso le emozioni di chi la vive ogni giorno, è il modo migliore per farlo accadere.

Forse, il compito di un guardiano è anche questo. “Il Guardiano dei lupi e altre storie“ Un libro che racconta le storie vere e gli incontri unici con questi splendidi animali, narrati attraverso parole scritte, e splendide immagini.

E non solo: ogni capitolo è accompagnato da un codice QR per vedere video davvero emozionanti che ti condurranno nel mezzo di un bosco, a sentire il poderoso bramito di un cervo, o sulle vette di una montagna colorata di rododendri, ad ascoltare l’antico ululato di un lupo.

Per acquistare Il guardiano dei lupi e altre storie, al costo di 25,00 euro più la dedica personalizzata, con spedizione gratuita, vai a questo link: https://fiabeincostruzione.com/il-gua…

Gli occhi di una Regina

“Sono capitata per caso sulla pagina di Ezio Giuliano, un pò di tempo fa.

La prima immagine che ho visto è stata quella di una lupa, in un vecchio video che la riprendeva insieme al suo branco.

L’attimo in cui ho guardato i suoi occhi fieri e puri, puntati dritti alla mia anima, è stato il momento in cui, senza nemmeno saperlo, ho deciso di scrivere un libro per lei.

Per Regina, e di raccontare le storie vere, e meravigliose, dei lupi.” Mariarosa Ventura – Il guardiano dei lupi e altre storie

Da qui è nato il nostro libro ” Il Guardiano dei lupi e altre storie ” che racconta storie vere di lupi e incontri con questi splendidi animali.

Per prenotare “Il guardiano dei lupi e altre storie” IN PROMOZIONE A 20 EURO PIU’ DEDICA E SPEDIZIONE GRATUITA clicca su uno di questi link: https://fiabeincostruzione.com/il-gua…

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Tutto, davvero, è iniziato da qui…

15 ottobre 2014. Quasi per gioco.

Ho scritto la fiaba su misura per Vittoria,6 anni.

Dopo averla ascoltata, lei si è avvicinata e mi ha chiesto: – e io cosa posso fare per te?-

Tutto, davvero tutto, e ‘partito da qui❤️

La prima fiaba personalizzata❤️