Idee fra le carte

In partenza il corso del Salotto dei Maestri di storie – ESPERIENZA N.1 IDEE FRA LE CARTE.
15% DI SCONTO AI PRIMI TRE ISCRITTI AL CORSO COMPLETO!

La creatività è una grande spinta che dà forza alle idee quando ne abbiamo più bisogno. Nel Salotto dei Maestri di Storie si vivono esperienze che sono strumenti per stimolare e rafforzare il proprio potenziale creativo. Un aiuto fondamentale quando dobbiamo trovare una soluzione, affrontare un momento difficile o, per gli amanti della scrittura, avere l’input per una storia.
Durante il corso sperimenteremo modi diversi per far nascere le idee, le illuminazioni del pensiero e per prenderci cura di noi.
Ti aspettiamo!

4 incontri serali – gli Happy End del Salotto
• Martedì 7 e 14 Marzo 20:30 – 22:30 Strumento creativo 1 – IL LIBRO BIANCO
• Martedì 21 e 28 marzo 20:30 – 22:30 Strumento creativo 3 LE CARTE INCARTASCARTA
2 incontri di domenica mattina – le Matinèe del Salotto.
• 12 marzo 10.00 -13.00 Strumento creativo 2 -IL LEPORELLO RIVELATORE
• 25 marzo 2023 10.00-13.00 – Strumento creativo 4 DIALOGHI INTIMI incontro domenica 25 marzo

Gli incontri si svolgeranno on-line su piattaforma che sarà comunicata all’atto dell’iscrizione.
Costi:
• 160 € Per tutto il percorso che partirà con un minimo di 4 partecipanti fino a un massimo di 8. (sconto ai primi 3 iscritti)
• 100 € per la partecipazione solo agli incontri di due strumenti creativi.
• 60 € per la partecipazione agli incontri di un solo strumento creativo.

Vuoi saperne di più?
https://lastanzadellefiabe.it/esperienza-n-1-idee-fra-le…/
Vuoi parlare con noi: fiabeincostruzione@gmail.com

Come se fosse reale

Beatrice Fraccalvieri

Qual è il modo migliore per iniziare il nuovo anno? Naturalmente leggere una fiaba.

Come sapete la Stanza delle Fiabe è colma di parole, magia e storie e i suoi Cantastorie non smettono mai di scrivere e raccontarle.

La fiaba di oggi è scritta da una Cantastorie che non sta frequentando la Scuola ma ne fa parte di diritto, perchè da sempre scrive piccole storie meravigliose: Beatrice Fraccalvieri, 12 anni, una giovanissima scrittrice speciale, ricca di fantasia e passioni, che fa nascere le sue storie dal mondo che la circonda.

Noi lo diciamo sempre: le storie sono tutte intorno a noi, basta saper guardare.

E’ raro trovare tanta amore per la scrittura, fra i giovanissimi, e quando la si trova, diventa un dono da condividere.

Cosa succede se la nostra protagonista finisce nel piccolo villaggio Lemax che sta costruendo?

Ecco a voi la prima parte della storia di Natale di Beatrice:

Come se fosse reale

Capitolo 1. Il villaggio Lemax

Era quasi Natale, infatti avevamo fatto l’albero di Natale, era gigantesco! Avevamo fatto pure il villaggio Lemax, un villaggio composto da piccole casette e personaggini di ceramica. Era venuto proprio bene, avevamo posizionato le casette e i personaggi e di sera accendevamo tutte le luci. “sembra reale!” dicevo sempre quando guardavo quel piccolo capolavoro e immaginavo avventure. Purtroppo non potevo giocarci perché era un allestimento..

Ero sul divano e scrivevo i regali di Natale che avrei voluto ricevere e Pallino, il mio gattino, era accoccolato sulla mia schiena che osservava il villaggio. La torre aveva una rotellina numerata che ogni giorno giravo, segnava il numero di giorni che mancavano a Natale! Poi c’erano una bancarella, un pupazzo di neve, una bottega, un camioncino che vendeva omini pandizenzero, una panetteria, una cioccolateria, un rifugio sciistico, la cuccia di un cagnolino e qualche alberello. Tutto addobbato in stile natalizio, lo adoravo!! Infatti, non voglio mai assistere quando si smonta, mi mette tristezza vedere i personaggini presi e messi nelle confezioni di plastica.

Ad un certo punto sentii un buon odorino di cannella, zucchero, biscotti e cioccolata! Non capivo da dove provenisse. Era così buono, dolce, natalizio, gustoso…Mi venne sonno… annusai ancora… le luci del villaggio si accesero, continuai ad annusare…crollai sul divano in un sonno profondo.

Ad un certo punto avevo freddo. Mi svegliai, aprii lentamente gli occhi, Pallino continuava a leccarmi la faccia. Ero sdraiata su qualcosa di morbido, feci per appoggiare la mano sul suolo per alzarmi ma sprofondò. Mi guardai intorno: ero sulla neve, in un villaggio. Mi spaventai un sacco e mi scordai per un attimo che stavo congelando. Riconobbi la torre, la panetteria… Mi si avvicinò una bambina che aveva un bel cappotto blu petrolio che finiva a gonna, rilegato con un fiocco rosso ai fianchi e al collo, aveva un cappuccio peloso, la pelle chiara e il naso rosso. In mano reggeva un alberello vero. La riconobbi subito, era il mio personaggio preferito. Mi osservò da capo a piedi e disse: “Sei nuova di qui?”

“Ehmmm, sì!!”.

“Vieni, ti mostro il villaggio!”.

“Scusa, non riesco a muovermi…”

Capitolo 2. Finalmente al caldo

Giuro che non riuscivo a muovermi. Allora Brenda, così si chiamava, corse via urlando “Arrivo subito!”. Dopo un po’ arrivò con un pentolone fumante e me lo rovesciò sulle gambe. Finalmente le muovevo e iniziavo a sentire qualcosa, mi aiutò ad alzarmi e mi disse “Vieni a casa mia”. Corremmo nella bottega e chiuse la porta alle sue spalle. Era bella calda. Si tolse la giacca e i suoi capelli biondi le arrivarono ai fianchi. La sua casa era fatta di legno e addobbata di decorazioni natalizie. Mi fece accomodare su una poltrona di pelle, mi diede una bacinella d’acqua calda in cui immersi i piedi, mi diede una coperta e andò in cucina. Aprì il frigo e prese una tavoletta di cioccolata al latte, la sciolse a bagnomaria e ci aggiunse del miele. Me la porse dicendo “Non sarà buono come quello del negozio, ma spero ti piaccia”. Sorseggiai velocemente quella delizia.

Intanto spuntò fuori Pallino tutto bagnaticcio, lo presi in braccio e lo scaldai abbracciandolo forte. Brenda lo prese e lo asciugò con uno strofinaccio e versò in un piatto del latte caldo. Pallino, dopo aver leccato le mani di Brenda e bevuto il latte, si scrollò e si accucciò sul tappeto.

Appena mi riscaldai, Brenda mi porse un suo vestito più pesante. Mi legò stretto il corpetto e la gonna con un fiocco, quasi non respiravo!

“Sono stretti!” dissi.

“Te lo allargo un po’, anche se non si porta così”.

Capitolo 3. Uscire!

Mettemmo un cappottino a Pallino, ci chiudemmo la porta alle spalle. Mi guardai intorno, sentivo nelle mie vene lo spirito natalizio: neve, casette, alberi, festoni! Sentii qualcosa schiantarsi sulla mia schiena. Mi girai e vidi Brenda con in mano una palla di neve. Allora ne raccolsi un po’ in una mano e la lanciai contro di lei. Iniziò una battaglia di palle di neve! Durò a lungo e finì a pareggio.

Tutte e due ci incamminammo verso il negozio di omini pandizenzero. Scendemmo un sentiero coperto di neve in cui rischiai più volte di scivolare e cadere giù dal dirupo. Con la schiena contro il muro mi spostai come un granchio cercando di non guardare giù. La stessa reazione non apparteneva a Brenda che molte volte ripeteva questa strada. Saltellando, arrivammo alla cima. Con un salto, Brenda si appese con le mani e si tirò su. Io guardai Brenda che mi porgeva la mano, presi la rincorsa e saltai! Mi ritrovai appesa alla roccia.

Eravamo proprio davanti al furgoncino dei pandizenzero.

“Ne prendiamo un po’?” disse Brenda avvicinandosi.

“La solita porzione Brenda?” chiede il venditore.

“Prendo una doppia porzione, grazie”.

Il signore prese un sacchetto di plastica e ci infilò tre buste di biscotti. Intanto il cagnolino del venditore ambulante ci scorrazzava ai piedi. Lo presi in braccio e lo coccolai. Prendemmo anche dei capecakes e del sidro caldo. Sul menù era scritto:

Cookies 1.50 – Gingerbread, Sugar e Chocolate chip

Cupcakes 2.50 – Vanilla, Chocolate e Red Velvet

Drinks 2.00 – Hot chocolate, Cofee, Hot Tea

Alla fine prendemmo tutto! Le bibite le chiudemmo in barattoli di vetro per tenerle al caldo. Mentre Brenda pagava, io mi abbuffavo di biscotti gratuiti. Salutammo il venditore e ci incamminammo sorseggiando cioccolata e sgranocchiando biscottini. Così raggiungemmo la panetteria. Quando entrammo un odore di pane appena sfornato ci accolse. Le pareti erano di legno con scaffali stracolmi di panini. Comprammo qualche panino e uscimmo.

Davanti a noi c’era una discesa innevata su cui una famiglia sciava, un bambino, una bambina e il padre sullo slittino. Ma Pallino, volendo rincorrere la slitta, inciampò e iniziò a rotolare sulla neve. Io spaventatissima mi gettai a rincorrerlo. Sciavo con le suole degli stivaletti ad una velocità pazzesca. Brenda mi urlava qualcosa dall’alto e Pallino miagolava come un matto, stava per uscire fuori pista! Frenando con le minuscole zampine, sobbalzò e arrivò all’orlo del crepaccio innevato! Mi tolsi il guanto e con la mano cercai di frenare per non finire nel dirupo pure io. Lo raggiunsi, lo presi per la collottola e con la mano senza guanto mi afferrai al bordo. Brenda corse verso di me e mi aiutò a risalire.

“Cosa non si fa per un gatto…” dissi. Sdraiata sulla neve, con Brenda inginocchiata a fianco e Pallino che mi leccava tutta…

Capitolo 4. La famiglia Biondi

La famiglia dello slittino si avvicinò a me spaventata.

“Ti presento la famiglia Biondi: Margot, Philip, Hans. Una famiglia che ama la scala della grandezza, come noti si dispongono dal più piccolo al più grande. Il resto della famiglia si trova accanto al negozio di dolciumi in cui siamo diretti” disse Brenda con un sorriso.

“Ciao!” disse Margot che mi sorrise timidamente.

“Ciao” disse Philip con una smorfia.

“Ciao, sono il padre”.

Ci incamminammo al negozio di dolciumi e incontrammo l’altra parte della famiglia Biondi, la madre e una bimba su una panchina che leggevano un libro. La bambina appena ci vide si strinse alla mamma e disse “Voglio il gatto!” e con la mano indicò Pallino. “Lo voglio!” disse guardandomi.

“Allora… a quanto me lo vende” mi chiese la madre. Pallino infilzò le unghie nel mio giubbotto e alzò il pelo.

“Signora…non posso! Pallino è il mio gatto”.

“Ah! Ok, mi scusi” disse sedendosi e incominciando di nuovo a leggere Chistmas Carol alla figlia.

Continua…

Un regalo per te…

WhatsApp Image 2020-06-04 at 15.00.02

Ciao! Grazie per la tua visita. Questo blog, dopo 6 anni di parole, emozioni e fiabe, si ferma qui. Ma no! Cosa hai capito? Fiabe in costruzione continua, con una nuova casa, con parole, fiabe e progetti nuovi.

Qui abbiamo lasciato ogni cosa com’era, fin dall’inizio, e com’e. E’ sempre stata una casa accogliente e lo sarà ancora. Puoi farti un giro se ti va, sederti nella comoda poltrona. un po’ rovinata, vicino al fuoco, e leggere una storia.

Ma poi ti aspettiamo nella nostra nuova casa, per iniziare un nuovo meraviglioso viaggio, insieme… 

Per inaugurare il nostro nuovo sito abbiamo pensato di farti un piccolo regalo: un minicorso gratuito di scrittura fiabe. Una piccola sfida, una vera palestra di scrittura.

Per accedere al corso gratuito clicca qui : fiabeincostruzione.it , ti porterà al nostro nuovo sito: attendi qualche secondo e poi compila il modulo che appare sulla destra, con il tuo nome e la tua mail, e riceverai direttamente al tuo pc, ogni giorno per sette giorni, il corso gratuito di scrittura fiabe.

Accetti la sfida?

 

Eroine!

Scrivere fiabe è un viaggio.

Un viaggio meraviglioso che ti guida nelle tue profondità e ti accompagna a comprendere i tuoi desideri. A volte è un viaggio scomodo: muove parole che non sappiamo di avere, svela emozioni che abbiamo nascosto.

Apre alla scoperta di sé e del meraviglioso mondo interiore che chiede solo di essere svelato, ci indica il sentiero che è a noi destinato. Quando inizi il tuo cammino non sai ancora che sta iniziando il tuo Viaggio dell’Eroe, ma conoscerai la tua fragilità e la accoglierai come un dono. Troverai la tua forza e ti sentirai invincibile!

Ieri c’è stata l’ultima  lezione del nostro corso di scrittura fiabe avanzato, ma non è finito il nostro viaggio: quando hai magiche compagne di avventura, il viaggio non finisce, si trasforma e continua… E la nostra avventura è appena iniziata! Grazie Bruna, Simona, Fiorella, Martina, Marta, Rossella, Michela, Roberta.

Storie…

WhatsApp Image 2020-05-09 at 14.19.09

Una finestra.

Una finestra, di una casa forse abbandonata.

Una finestra, di una casa forse abbandonata.o forse poco curata. La grata è vecchia e il legno della finestra è molto rovinato. Ma è un’immagine di una tale, decadente bellezza, che impedisce all’occhio di passare velocemente, di andare oltre.

No, devi fermarti a guardare. Notare la piccola piantina verde che ha sfidato il cemento ed è cresciuta proprio lì, nella stessa posizione nella quale una brava massaia, avrebbe messo un vaso di fiori.

E tu sei fuori alla luce e guardare continuamente ad una piccola finestra che si affaccia sul buio. Che ti fa paura; non sai cosa c’è dietro, ma lo sai che non sarà piacevole. Eppure non puoi fare a meno di guardarla e immaginarti cosa nasconde, e quasi vorresti infilare una mano attraverso il vecchio ferro arrugginito della sua grata per…

E se invece fosse proprio il buio ad attirarti, e daresti qualsiasi cosa per poter passare attraverso la vecchia grata rovinata per vedere cosa nasconde?

O forse sei dentro, dentro al buio. E guardi fuori, quella luce, il sole così forte. Così caldo. E quasi ti dà fastidio. Troppo, troppo chiaro, mentre nel tuo buio ci stai quasi bene, ti senti protetto.

Ma non puoi fare a meno di guardare fuori, socchiudendo gli occhi, per la troppa luce, incantata da quell’altro te, che sta guardando dentro la tua piccola finestra con la grata rovinata e forse, sorride.

Ogni cosa, attorno a noi, narra una storia. E ogni storia, narra una parte di noi.

C’era una volta una piccola finestra, con la grata rovinata…

Qual è la tua?

 

Paese da fiaba

pereanu-sebastian-qFH7-yKoxik-unsplash

Questo è un comunicato importante!

Lo abbiamo detto più volte, questi sono giorni strani, ma come ha scritto Calvino, presentare un libro di fiabe, non è mai fuori luogo, e noi parliamo non di una fiaba, ma tante, le vostre!

Per consentire a tutti di inviare la propria fiaba via posta, come previsto dal bando del Concorso letterario “Paese da fiaba”, il bellissimo concorso di Fiabe organizzato dalla Biblioteca di Padenghe sul Garda in collaborazione con Fiabe in costruzione, 

la data di consegna dei manoscritti è stata posticipata al 15 MAGGIO ENTRO LE ORE 12.00.
Questo vuol dire che: avete molto più tempo per scrivere la vostra bellissima fiaba, ed è anche un bel augurio, che tutto andrà bene!

La premiazione del concorso, e l’evento “Pomeriggio da Fiaba” che è sempre molto atteso e gradito, sono posticipati a SETTEMBRE, e vi comunicheremo la data.

Il tempo diventa prezioso quando lo riempiamo di parole scritte…

Qui, noi, scriviamo fiabe…

Scrivere fra i muri saggi di una biblioteca, o nelle stanze antiche di un teatro; o nel bosco incantato abitato da una fata. O camminando per le vie della città, nei negozi dello shopping. Scrivere mentre piove. O tira un vento fortissimo.

Scrivere, scrivere e scrivere ancora. Scrivere fiabe, leggere fiabe.

Lo so, mi ripeto, ma non conosco un mezzo migliore delle scrittura e delle fiabe per farsi accompagnare nei tratti di strada più bui, o contorti. Ma sono splendide compagne di viaggio anche nei momenti di bellezza, e di serenità, perché ti aiutano a vedere la reale bellezza delle cose. Quella che spesso non riusciamo a vedere.

Scrivere fiabe è una cura per l’anima; vuol dire liberare la fiaba, la nostra, quella che abbiamo nel cuore e che chiede solo di essere raccontata.

Un corso di scrittura fiabe è un percorso, meraviglioso nella fantasia, nella creatività. Ti permette di entrare nel tuo vissuto interiore, con grande delicatezza, a piccoli passi, e ti mostra le emozioni velate che nemmeno sai di avere.

Ti aiuta a esprimerle in parole, parole bellissime e potenti che diventano storie.

Non ti serve molto, perché tutto è già dentro di te. Io, ti darò una cassetta degli attrezzi, ma sarà una cassetta magica, perché qui noi, scriviamo fiabe…

Idrafactory

Biblioteca Alda Merini di Padenghe sul Garda

Catena Rossa alle porte delle Fate

Per informazioni: fiabeincostruzione@gmail.com

Il virus che si credeva re

corona

Una nuova fiaba che racconta la storia di un virus che credeva di essere un Re.

Piccole, deliziose storie che nascono dall’unione di una coppia davvero improbabile: cosa può nascere da VIRUS E FELICITA’?  Come direbbe Rodari, un binomio perfetto, e in più, tante belle parole di speranza e positività.

Naturalmente aspettiamo anche la tua fiaba…

Ecco la nuova, bellissima storia di Bruna Andruccioli

In un paese lontano lontano c’era una volta un essere così piccolo che nessuno poteva vederlo e siccome aveva una specie di corona sulla testa, si credeva un re e si faceva chiamare Coronavirus. Il fatto che nessuno lo vedesse lo faceva arrabbiare moltissimo. Fu così che diventò assai cattivo e cominciò a torturare gli uomini.

Spadroneggiava dappertutto e diceva loro: – Dovete sottostare tutti al mio potere. Il re sono io e qui comando io. Ma gli uomini, che a loro volta si credevano i padroni della terra, non lo consideravano affatto e continuavano la loro vita frettolosa e disordinata. Allora cominciò una guerra senza quartiere.

Piccolo com’era, il virus riusciva a entrare di soppiatto nel corpo degli animali e poi delle persone e li faceva ammalare. Un giorno avvenne che, dopo vari tentativi, dal corpo di un pipistrello riuscì ad entrare in quello di un uomo. Il malcapitato cominciò a tossire, a tossire e alla fine non potendo respirare, morì. Com’era contento il virus di vederlo soffrire!

 All’inizio colpiva soprattutto i vecchi e quando si vantava dei suoi successi gli amici virus gli dicevano:

– Che sforzo che fai! Colpisci i vecchi che sono già malandati; sei un vigliacco; ti voglio vedere come te la cavi con quelli più giovani…

Da quel momento allora cominciò a dar la caccia anche ai più giovani e tutti erano molto impauriti, anche perché non sapevano dove si nascondesse. La gente fu costretta a tapparsi in casa, le strade diventarono silenziose, le porte chiuse, i giardini abbandonati. Fuori non c’erano più saluti né sorrisi, niente strette di mano. Non cinguettavano più neanche gli uccellini e non suonavano le campane. Sembrava che gli uomini avessero perso la loro parte più bella e più calda: vivevano distanti e angosciati.

Intanto però i nemici del virus cominciarono a combatterlo uniti e compatti e riuscirono a scacciarlo dal regno. Il Corona allora scappò nei paesi confinanti e, completamente impazzito per la paura, mieteva vittime a più non posso. I nemici capirono che la loro strategia funzionava e raddoppiarono gli sforzi.

Le persone barricate in casa, nel frattempo, costrette a fermarsi e a stare insieme, si impegnarono a trovare un modo per passare bene il tempo.

Fu così che ripresero una vita più lenta e tranquilla insieme ai loro cari. Dalle finestre trapelavano i profumi dei cibi cucinati insieme, le musiche di chi riscopriva talenti abbandonati, il canto di chi voleva mandare il suo messaggio d’amore. Meditavano sulla loro vita e qualcuno ringraziava il virus per avergli aperto gli occhi.

Intanto fuori la primavera stava preparando un mondo smagliante di luce e colori e ripuliva il cielo che diventava sempre più lucido e vivo; dentro il bozzolo delle case avveniva una lenta metamorfosi e gli uomini si preparavano a diventare tante farfalle colorate, pronte a librarsi nell’aria come un enorme arcobaleno.

Trovando porte e usci sbarrati, il virus s’indispettì, diventò ancor più cattivo e tentò di entrare dai camini, ma la fuliggine lo intrappolava e fu costretto ad andarsene, allora tentò di colpire i pochi che uscivano per fare la spesa, ma ebbe una brutta sorpresa: si erano coperti bocca e naso con una specie di museruola. Per quanto serrasse i pugni e battesse i piedi, non trovava nessun corpo in cui entrare.

Vistosi sconfitto, scappò a nascondersi sottoterra pieno di vergogna e non si vide mai più.

A questo punto porte e finestre si spalancarono, grandi e piccini sciamarono per le strade e nei giardini, gli uccellini ripresero a cantare e tutto ricominciò a funzionare. In quel periodo di sosta gli uomini avevano capito cosa serve per il loro benessere, la gioia invase i loro cuori e tutti si scambiarono gli abbracci e i baci che non si erano potuti dare prima.

Da quel momento iniziò il regno di Felicità e tutti vissero a lungo soddisfatti e contenti.

La felicità non è per le streghe

bee-felten-leidel-fNtkyfhbaSw-unsplash

Continuano le piccole fiabe preziose nate dal binomio perfetto VIRUS E FELICITA’, un esercizio piccolo ma molto potente che aiuta a combattere la paura, ad affrontare e vincere il nemico. Perché questo insegnano le fiabe; dopo aver affrontato il tuo drago, poi  andrà tutto bene, e troverai il tuo tesoro!

Aspettiamo la tua fiaba, intanto ecco la bella fiaba di Noris Calì

C’era una volta un bellissimo villaggio, circondato da colline verdeggianti e prati in fiore, il suo nome era “Sorriso”.

Era un luogo di pace e felicità, gli abitanti vivevano in armonia tra loro, si aiutavano a vicenda, godevano di buona salute e di prosperità. L’idea che ci fosse un villaggio così felice faceva tanta rabbia a Magarpia, Magaracchia e Magagracchia, le tre sorelle streghe della nera radura, le quali avevano escogitato un piano malvagio per distruggere quella felicità. Così, all’ alba volarono sul villaggio con le loro scope e liberarono nell’aria un virus che contagiò di tristezza, l’intero villaggio.

Da quel momento tutto cambiò… Le persone piangevano senza motivo, i bambini non giocavano più nei viottoli, tutti si chiudevano in casa e non uscivano più nemmeno per una passeggiata, mentre le streghe se la ridevano a crepapelle per il loro piano perfettamente riuscito. Però,per fortuna, le tre malvagie sorelle non avevano calcolato un particolare molto importante, ovvero la contagiosità del virus, infatti, dopo qualche giorno furono contagiate anche loro.

E così, anziché ridere, cominciarono a piangere come delle bambine disperate, e si misero subito all’ opera preparando una pozione magica”acchiappavirus”. Piangendo e disperandosi, sparsero nel cielo la pozione magica e in men che non si dica scacciò via la tristezza riportando la felicità a tutti gli abitanti del villaggio.

Ma allora perché’ le tre streghe continuavano a piangere ininterrottamente?

Semplice, il filtro magico non aveva effetto sulle tre sorelle; si erano condannate da sole a piangere una vita intera, ma ben gli stava, non credete?

L’arte di raccontare fiabe

Fiabe italiane – Italo Calvino – Gianluca Folì – Mondadori

Non serve spiegare perché dedico un post a Italo Calvino, né serve fare tante presentazioni, sia perché è immenso come uomo e come scrittore, sia perché le sue opere parlano da sole.

Calvino realizzò per Einaudi, nel 1956, una raccolta di 200 favole italiane, Fiabe italiane, un lavoro che durò circa due anni e fu un viaggio meraviglioso, nella storia e nella tradizione italiana, fatta di vecchine sedute sulla porta di casa, che sanno ogni leggenda, di contadini laboriosi che ti raccontano la vita nel loro dialetto, e in tante città e piccoli paesi, allungati sulla nostra bella Italia.

Clicca qui per ascoltare l’audio in cui racconto  le sue impressioni su questo viaggio, che all’inizio accettò, suo malgrado, non convinto di essere in grado di farlo – come calarsi nelle profondità del mare senza l’attrezzatura di palombaro ma poi, fu la scoperta meravigliosa del mondo delle fiabe antiche, della loro saggezza, della loro parole semplici che raccontano la vita vera.

Calvino, alla fine del suo viaggio si chiese se mai sarebbe stato capace di tornare alla vita normale, e con la sua grande opera, testimoniò una verità che oggi, più che mai, è bello ricordare:

non è vero che l’Italia sia più povera di narrazioni fantastiche rispetto ad altri popoli. Tutt’altro!

… e il merito va tutto al popolo italiano che ha un’arte di raccontare le fiabe, piena di felicità, di inventiva fantastica, di spunti realistici, di gusto e saggezza… Italo Calvino

Per un popolo è molto importante non dimenticare le proprie radici e le proprie tradizioni, soprattutto quando gli accadimenti ci fanno sentire come foglie mosse al vento senza nessuna possibilità di appigli. La nostra storia, sono le nostre radici.

Leggere le fiabe italiane, raccontate dai nostri vecchi di allora, è una ricchezza che non dobbiamo trascurare, perché attraverso le storie antiche noi possiamo ricordare chi siamo, e trovare la forza, la saggezza dei popoli antichi per affrontare, e superare come insegnano le fiabe, ogni difficoltà.