
Una nuova fiaba che racconta la storia di un virus che credeva di essere un Re.
Piccole, deliziose storie che nascono dall’unione di una coppia davvero improbabile: cosa può nascere da VIRUS E FELICITA’? Come direbbe Rodari, un binomio perfetto, e in più, tante belle parole di speranza e positività.
Naturalmente aspettiamo anche la tua fiaba…
Ecco la nuova, bellissima storia di Bruna Andruccioli
In un paese lontano lontano c’era una volta un essere così piccolo che nessuno poteva vederlo e siccome aveva una specie di corona sulla testa, si credeva un re e si faceva chiamare Coronavirus. Il fatto che nessuno lo vedesse lo faceva arrabbiare moltissimo. Fu così che diventò assai cattivo e cominciò a torturare gli uomini.
Spadroneggiava dappertutto e diceva loro: – Dovete sottostare tutti al mio potere. Il re sono io e qui comando io. Ma gli uomini, che a loro volta si credevano i padroni della terra, non lo consideravano affatto e continuavano la loro vita frettolosa e disordinata. Allora cominciò una guerra senza quartiere.
Piccolo com’era, il virus riusciva a entrare di soppiatto nel corpo degli animali e poi delle persone e li faceva ammalare. Un giorno avvenne che, dopo vari tentativi, dal corpo di un pipistrello riuscì ad entrare in quello di un uomo. Il malcapitato cominciò a tossire, a tossire e alla fine non potendo respirare, morì. Com’era contento il virus di vederlo soffrire!
All’inizio colpiva soprattutto i vecchi e quando si vantava dei suoi successi gli amici virus gli dicevano:
– Che sforzo che fai! Colpisci i vecchi che sono già malandati; sei un vigliacco; ti voglio vedere come te la cavi con quelli più giovani…
Da quel momento allora cominciò a dar la caccia anche ai più giovani e tutti erano molto impauriti, anche perché non sapevano dove si nascondesse. La gente fu costretta a tapparsi in casa, le strade diventarono silenziose, le porte chiuse, i giardini abbandonati. Fuori non c’erano più saluti né sorrisi, niente strette di mano. Non cinguettavano più neanche gli uccellini e non suonavano le campane. Sembrava che gli uomini avessero perso la loro parte più bella e più calda: vivevano distanti e angosciati.
Intanto però i nemici del virus cominciarono a combatterlo uniti e compatti e riuscirono a scacciarlo dal regno. Il Corona allora scappò nei paesi confinanti e, completamente impazzito per la paura, mieteva vittime a più non posso. I nemici capirono che la loro strategia funzionava e raddoppiarono gli sforzi.
Le persone barricate in casa, nel frattempo, costrette a fermarsi e a stare insieme, si impegnarono a trovare un modo per passare bene il tempo.
Fu così che ripresero una vita più lenta e tranquilla insieme ai loro cari. Dalle finestre trapelavano i profumi dei cibi cucinati insieme, le musiche di chi riscopriva talenti abbandonati, il canto di chi voleva mandare il suo messaggio d’amore. Meditavano sulla loro vita e qualcuno ringraziava il virus per avergli aperto gli occhi.
Intanto fuori la primavera stava preparando un mondo smagliante di luce e colori e ripuliva il cielo che diventava sempre più lucido e vivo; dentro il bozzolo delle case avveniva una lenta metamorfosi e gli uomini si preparavano a diventare tante farfalle colorate, pronte a librarsi nell’aria come un enorme arcobaleno.
Trovando porte e usci sbarrati, il virus s’indispettì, diventò ancor più cattivo e tentò di entrare dai camini, ma la fuliggine lo intrappolava e fu costretto ad andarsene, allora tentò di colpire i pochi che uscivano per fare la spesa, ma ebbe una brutta sorpresa: si erano coperti bocca e naso con una specie di museruola. Per quanto serrasse i pugni e battesse i piedi, non trovava nessun corpo in cui entrare.
Vistosi sconfitto, scappò a nascondersi sottoterra pieno di vergogna e non si vide mai più.
A questo punto porte e finestre si spalancarono, grandi e piccini sciamarono per le strade e nei giardini, gli uccellini ripresero a cantare e tutto ricominciò a funzionare. In quel periodo di sosta gli uomini avevano capito cosa serve per il loro benessere, la gioia invase i loro cuori e tutti si scambiarono gli abbracci e i baci che non si erano potuti dare prima.
Da quel momento iniziò il regno di Felicità e tutti vissero a lungo soddisfatti e contenti.