La malattia non è solo nel fisico. La malattia può essere la paura del diverso, la meschinità dell’odio, la fragilità dell’ignoranza. Ma ci sono doni semplici e preziosi…
Il quinto giorno
La sera scese silenziosa. Buia. Fredda.
Maria camminava a fatica e persino l’asinello sembrava affaticato.
Giuseppe la guardava preoccupato; sembrava sfinita. Si avvicinarono ad un vecchio casolare rovinato, che sembrava abbandonato, ma poi, avvicinandosi alla porta videro la donna seduta su un piccolo seggiolino di legno.
Li guardò, e poi faticando si alzò e andò loro incontro. Si muoveva a fatica,il viso segnato dalla sofferenza e dalla malattia. Ma quando vide Maria il suo volto si aprì ad un bellissimo sorriso, che rivelò la bellezza di un tempo.
– Vivi qui da sola? – chiese Giuseppe alla donna.
-Vivo con la mia malattia -rispose la donna – lei sta sempre con me, non mi lascia mai. E’ la mia unica compagnia. Io parlo con lei. A volte la maledico. A volte la onoro. A volte la combatto. A volte le parlo. Mi ha tolto tanto, ma non tutto. Non mi ha tolto la speranza. Non mi ha tolto il sorriso. E questo io dono ai viandanti che, come voi, passano dalla mia casa. Perchè questi sonoi doni più grandi che mi ha dato la mia malattia. Non il dolore. Non la paura. Ma la forza della speranza, e la bellezza di un sorriso.
Giuseppe si commosse ma si preoccupò un pò, perchè non voleva che lei potesse essere contagiosa. Ma Maria si avvicinò alla donna e la abbracciò a lungo.
Sopresa, la donna si lasciò andare al calore del suo abbraccio e sentì piano piano il proprio corpo liberarsi dalla tensione, e dal dolore.
-Grazie per i tuoi bellissimi doni-le disse Maria.