
Due mesi. Due mesi in cui hai provato prima incredulità – ma sta succedendo davvero? – poi paura, disorientamento. Improvvisamente sono saltati tutti i tuoi punti di riferimento, le tue sicurezze: lavoro, amici, i week end in giro, i viaggi.
Forse hai passato i primi giorni ad ascoltare ogni giorno i notiziari, contando insieme ai giornalisti di turno, quei numeri terribili che continuavano a salire.
Forse hai cominciato a sentirti in gabbia, e hai provato rabbia, frustrazione. Improvvisamente hai desiderato di fare, in un giorno, tutto quello che non hai mai fatto, e nemmeno mai desiderato.
Poi, forse, hai cominciato a elaborare la situazione e hai cominciato a viverla, piuttosto che farti vivere, e hai cominciato a pensare che lavorare da casa, non è poi così male, che il tempo nuovo a disposizione è stata una bella scoperta.
Che gli aperitivi virtuali con gli amici sono divertenti, e gli incontri con la famiglia, tutti insieme nei riquadri di whatsapp ti hanno fatto emozionare.
Hai scoperto che puoi smettere di lavorare con il pc, dalla tua cucina e spostarti nella stanza accanto per fare una lezione di pilates, o zumba, o quello che vuoi. Che puoi correre in garage sul tuo tapis roulant, e guardare ogni prima visione dal tuo home teather. Che puoi ordinare qualsiasi cosa e te la portano direttamente a casa, ma hai i scoperto che ti piace fare il pane in casa, è che sei un gran cuoco. Hai scoperto che la tua casa è il tuo posto, che ti protegge, ti tiene al sicuro.
Così, ora, mentre il mondo fuori sta ricominciando lentamente a svegliarsi, tu sai che nulla sarà più come prima. Sai che uscire vuol dire affrontare gli altri, vuol dire affrontare un nuovo modo di relazionarsi, di lavorare, di fare le vacanze, di stare con gli amici.
Come faccio a uscire a cena, a giocare al calcetto. Come faccio a stare gomito a gomito con i colleghi. E le mascherine da portare sempre, i guanti. Le nuove regole.
E’ così comodo qui. Sicuro.
Non ammetti ancora con te stesso che l’idea di uscire, di tornare ad una nuova normalità, ti fa sentire in ansia. E’ il pensiero che ha cominciato a tormentarti il sonno. Tua moglie e i tuoi figli ti hanno guardato strano quando hai detto che non saresti uscito con loro per fare quella passeggiata tanto agognata dal mondo, oltre i 200 metri del tuo nuovo piccolo mondo.
Sta succedendo, in questi giorni strani, dove tutto è messo sottosopra, che alcune persone, invece di esultare per la cauta e ritrovata libertà, non abbiano nessuna voglia di uscire, di tornare nel mondo. Il solo pensiero di farlo, mette loro ansia. In alcuni casi angoscia.
E’ definita la sindrome della capanna l’incapacità di riprendere la propria vita dopo un periodo forzato di chiusura e sembra che oltre un milione di italiani – secondo la SIP società italiana psichiatria – ne stiano soffrendo dopo i giorni del lock down.
Siamo fragili, umanamente fragili, e questa è anche la nostra bellezza: accogliamo questa nostra fragilità senza sentirci in colpa perché ci troviamo impigliati in nodi emotivi che più cerchiamo di evitare e più quelli si arrotolano e stringono sempre di più.
Normalmente, nelle prima due settimane di ripresa tutto può tornare lentamente in equilibrio, ma se questo non accadesse non bisogna avere timore di parlarne e cercare l’aiuto che riteniamo migliore.
Il reiki è una meravigliosa pratica energetica che aiuta a riequilibrare gli stati emotivi per sciogliere quei nodi che impediscono di stare bene, e aiuta a ritrovare stabilità, consapevolezza, e la capacità di adattarsi alle nuove situazioni e modalità di vita.
Se vuoi saperne di più scrivi a fiabeincostruzione@gmail.com