Buon Natale

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Illustrator Patrizia Kovacs

29° giorno di avvento.

Ultimo giorno di Avvento.Il nostro calendario si conclude oggi, il giorno di Natale.

I piccoli Gemma e Keil si sono svegliati presto, presto questa mattina; sono corsi nella grande cucina  riscaldata da un allegro fuoco e hanno trovati i doni che Babbo Natale ha portato per loro. La nonna li ha guardati  sorridendo, commossa per la loro gioia.

I bambini hanno bisogno di così poco per essere felici. Anche i grandi a dire il vero, se solo lo sapessero…

Questo è l’augurio più grande che vogliamo farvi, e farci  per il giorno di Natale: imparare a guardare l’oro che è dentro ogni piccola cosa; l’oro che è dentro di noi e aspetta solo di essere scoperto. 

Vogliamo ringraziarvi per averci accompagnato in questo mese di Avvento, per aver aperto insieme a noi, giorno per giorno,  le finestrelle del nostro calendario;  e siamo contente se siamo riuscite a farvi meravigliare e sognare anche solo per un poco.

Oggi abbiamo aperto insieme l’ultima finestrella del calendario  e insieme abbiamo preparato il  nostro bellissimo albero di natale, insieme, perché ognuno di voi, che ci ha dato il grande privilegio di raccontare la propria  storia,  che ci ha seguito, che ha commentato, che ha anche solo guardato,  ha messo una piccolina stellina lucente sul nostro grande albero.

Vi auguriamo un magnifico Natale.

 

 

Babbo Natale

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Illustrator Patrizia kovacs –  giornalino Arcobaleno Edit Fiume

28° giorno di Avvento

-Nonna, dove abita Babbo Natale?- chiese la piccola Gemma.

-Oh, a dire il vero nessuno lo sa; ma vi posso dire che Babbo Natale abita in una casetta  in mezzo al bosco, che da fuori sempre piccola e diroccata, ma dentro… ohh è una magnifica casetta con grandi stanze tutte illuminate e piene di giochi perchè il Babbo prepara i regali per ogni bambino.-

-E fa tutto da solo?- chiese Keil incantato.

-Babbo natale vive con gli elfi silvani, che lo aiutano a preparare i giocattoli. A volte qualche elfo fa un sacco di chiasso – gli elfi sono molto biricchini – e Babbo Natale gli tira la punta del loro cappellino rosso, mentre Elfa Martina – lo sapete no, che è la moglie di Babbo Natale – prepara del buon the per tutti, con scorza di arancia e cannella profumata-

-Voglio vedere la casa di Babbo Natale! – disse Gemma battendo le manine.

–  Babbo Natale porta i regali a tutti i bambini, proprio tutti? – chiese Keil che sapeva essere più pratico.

-Certo –  rispose la nonna -ad ogni bambino di tutto il mondo, di paesi tanto lontani da qui, dove a volte non ci sono solo boschi e quiete come da noi, ma gli uomini fanno le guerre e lottano fra di loro, o dove non c’è abbastanza cibo e dove ci sono malattie. Babbo Natale arriva ovunque e non manca nessun appuntamento con ogni bambino perchè nessun  bambino  deve perdere la magia dei sogni. Questo è il suo dono più grande.-

-Nonna, il mondo è brutto? – chiese Keil serio.

-a volte sì, ma il nostro mondo può essere meraviglioso; sta a noi farlo diventare migliore- rispose la nonna carezzandogli il viso.

 

 

-Nonna, facciamo i biscotti per gli elfi e il Babbo? saranno molto stanchi quando passeranno da noi- disse la piccola Gemma che si preoccupava sempre per tutti.

Così, mentre iniziava a nevicare, la nonna e Gemma preparavano l’ impasto per i biscotti, e Keil andò alla finestra e guardò fuori; oltre il giardino, oltre gli alti pini secolari , oltre il loro villaggio e più lontano ancora, in posti che non conosceva, e desiderò diventare grande.

Il cucù

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Illustrator Patrizia Kovacs

26° giorno di Avvento.

-Nonna ci racconti la storia del tuo orologio a cucù? – chiese Keil. Era incantato da quel vecchio orologio; quando la nonna gli dava il permesso, stava ore a guardarlo, a studiare i minimi particolari, la piccola casina con le finestrelle sempre aperte;  i piccoli pupazzi di neve e gli alberi di natale. Tutto era minuscolo e perfetto. Lo guardava e aspettava che ad ogni ora, si aprisse la finestrella per far uscire l’uccellino  intagliato nel legno, per sentire il suo  piccolo canto. Ma da tanto tempo il vecchio orologio non funzionava più, e la nonna lo conservava con cura e attenzione perché per lei era un ricordo prezioso.

Era un orologio antico; suo nonno lo aveva creato, intagliando con cura ogni piccolo pezzo di legno, e lei, una bimba con occhi sognanti, sedeva al tavolo accanto a lui e lo guardava lavorare. Era un tempo prezioso; il nonno le raccontava storie di regine e fate e lei guardava incantata le sue mani lavorare con maestria il legno fresco di faggio, che ancora profumava di resina e verde.

Quando l’orologio era finito, anche lei come Keil stava  ore a guardarlo, solo per vedere l’uccellino che sbucava dalla finestrella ma in realtà dopo un paio di volte il meccanismo si era rotto, l’uccellino non usciva   più e l’ orologio aveva smesso di segnare  le ore, e quando  lei  in lacrime aveva chiesto al nonno di ripararlo lui le aveva spiegato che quello era il destino delle cose e andava rispettato.

-il compito di questo cucù non è segnare  le ore, quelle vere intendo, ma è quello di segnare le ore che noi desideriamo, per fermare il tempo a qualcosa che non vogliamo  dimenticare-

-E’ un orologio magico? – aveva chiesto allora lei speranzosa.

-Proprio così, e l’uccellino è il custode dei nostri ricordi –

Così la nonna aveva di volta in volta segnato le ore che appartenavano ai momenti più importanti della sua vita, per non perderli nella confusione della memoria. Guardava l’orologio e ricordava, ogni piccolo attimo prezioso…

La nonna prese con attenzione l’ orologio a cucù e poi chiamò Gemma e Keil vicino a lei. I due bambini come sempre guardarono incantati il vecchio legno intagliato e la nonna guardandoli uno accanto all’altro, segnò la nuova ora preziosa, indelebile nel suo cuore.

 

Il rosso uccellino

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Illustrator Patrizia Kovacs

24° giorno di Avvento

La neve sul davanzale era candida e intatta e la piccola Gemma, che stava guardando incantata il paesaggio imbiancato, si accorse improvvisamente delle piccole tracce, che leggere la disegnavano.

-Nonna, guarda!- gridò agitata – Cosa sono queste?

La nonna guardò fuori dalla finestra con attenzione e poi esclamò;

-Sono orme di uccellino- e per un attimo si fermò a ricordare, e i suoi occhi di vecchia si inumidirono. Le succedeva sempre più spesso con i ricordi.

-Un uccellino!? – Keil era agitato.

-Evviva, un uccellino – disse Gemma contenta, ma poi aggiunse subito preoccupata:

-Come fanno a mangiare gli uccellini quando nevica? –

– Chissà che freddo sentiranno- disse Keil

-Mettiamo un po’ di briciole di pane sul davanzale così  se torna,  avrà qualcosa da mangiare- disse la nonna e provò la stessa emozione di quando da bambina  lasciava le briciole di pane sul davanzale  della sua cameretta. La mamma le aveva detto che quando un uccellino dal petto rosso si posava  sul davanzale di casa voleva dire che qualcuno che ami ed è lontano da te, ti pensa e ti è vicino; portano un messaggio d’amore, per questo hanno il petto rosso, perché parlano al cuore.

Subito Keil e Gemma aprirono la finestra e lasciarono un po’ di briciole sulla neve, e poi rimasero a guardare a lungo, sperando di vedere arrivare un piccolo uccellino. Anche la nonna rimase con loro sperando con il suo cuore di bambina di poterlo vedere; molti di quelli che amava erano ormai tanto lontano da lei.

La mattina, quando si svegliarono Gemma e Keil andarono subito alla finestra, seguiti dalla nonna, per vedere se c’erano ancora le briciole di pane, e con gli occhi pieni di  meraviglia, videro un piccolo pettirosso che, posato sul davanzale, cantava il suo messaggio d’amore.

Il trenino rosso

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Illustrator Patrizia Kovacs

23° giorno di Avvento

Il Treno dei bambini

C’è un paese dove i bambini
hanno per loro tanti trenini,

ma treni veri, che questa stanza
per farli andare non é abbastanza,

treni lunghi da qui fin  là
che attraversano la città.

Il capostazione è un ragazzetto
appena più grande del fischietto,

il capotreno è una bambina
allegra come la trombettina;

sono bambini il controllore,
il macchinista, il frenatore.

Tutti i posti sui vagoncini
sono vicini ai finestrini.

E il bigliettaio sul suo sportello
ha attaccato questo cartello:

«I signori
genitori

Se hanno voglia di viaggiare
debbono farsi accompagnare».

Gianni Rodari

Mr. and Mrs. Frosty

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Illustrator Patrizia Kovacs

21° giorno di Avvento

Si erano conosciuti tanto tempo fa, quando erano ancora giovani. Era la vigilia di Natale e aveva nevicato tutto il mese, e il vento gelido non dava tregua. Nonostante questo i bambini si stufavano a stare chiusi in casa, così un pomeriggio uscirono a  giocare con la neve;  prima si tirarono le palle di neve, e giocarono a rincorrersi, e poi decisero di costruire un bel pupazzo di neve. Uno mise la sua sciarpa rossa, l’altra portò i bottoni di un vecchio cappotto della mamma, e un’altra portò una patata, e  un vecchio paralume che non funzionava più; ed ecco occhi, naso e un bel cappellino per il pupazzo di neve che, appena ebbe gli occhi, si guardò intorno, con grande meraviglia e curiosità.

-Chiamiamolo Mr. Frosty- disse uno dei bambini.

Che bel mondo era quello. Tanti bambini con cui giocare,  e un bel vento gelido che lo temprava, e ogni giorno i bambini andavano a trovarlo.

Ma nonostante questo dopo un po’, il pupazzo di neve si sentiva solo. Ma non c’erano altri pupazzi come lui al mondo? Era così triste che nonostante il freddo, il naso a patata continua a scivolare giù!

Una delle bambine se ne accorse, lo guardò a lungo e poi disse agli altri – E’ così solo poverino, facciamo un altro pupazzo, così avrà compagnia.-

Detto, fatto. Una mantellina rossa, un paralume, questo funzionate, rubato alla nonna che dormiva, due bottoni, e una carota. Ecco un altro bel pupazzo di neve.

Mr. Frosty guardava senza farsi vedere, non voleva fare il maleducato, non si fissano le persone, ma quando il pupazzo fu finito rimase incantato a guardarla: era una bellissima pupazzo di neve, con deliziosi occhi di bottone azzurri, oltre ai quali lui vedeva la sua  anima pura.

Anche lei si guardò intorno con meraviglia e stupore, ma la prima cosa che vide fu proprio lui, Mr Frosty, e rimase senza parole.

Da allora furono inseparabili. Mr Frosty aveva trovato la sua signora. Facevano lunghe passeggiate nei boschi, e lui raccoglieva per lei i ciclamini che impavidi spuntavano fuori dalla neve. Quando arrivava la primavera, si spostavano sulle punte più alte, per trovare il freddo che li faceva sentire bene. Erano davvero una bella coppia!

-Oh nonna voglio tanto vederli, posso?- dissero insieme i piccoli Gemma e Keil.

-Mr e mrs Frosty tornano ogni anno a dicembre in questi boschi, dove sono nati. – rispose la nonna. – Tornano a trovare i bambini che li hanno creati e che li attendono da allora  ogni natale;  ancora oggi, anche se non sono più bambini, anche se sono diventati grandi,  tanto grandi, non vedono l’ora di rivederli…

 

Il dondolo

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Illustrator Patrizia Kovacs

 

Il mercatino di Natale era illuminato da luci multicolori e ogni bancarella era colma di visitatori che compravano cibo e regali per l’imminienteNatale. La più visitata era quella dei giocattoli, colma di  bambole, orsetti, case per le bambole, trenini, e macchinine. Erano giochi meravigliosi.

Alla fine della serata il venditore della bancarella dei giocattoli, che aveva venduto tanti giochi, sistemò le sue cose per chiudere e andare a casa. Stava iniziando a nevicare ed era ormai buio e poche persone si attardavano alla bancarella che vendeva ottimo stufato e vino.

Mentre riponeva i giocattoli rimasti, il venditore vide la vecchia renna a dondolo, con il legno e il sedile rovinato dal tempo e i colori sbiaditi. Da tanto tempo nessuno la guardava più e nemmeno era interessato a comprarla, così decise di buttarla nella spazzatura. Sicuramente non l’ avrebbe mai  venduta.

-Povera Renna – sussurrò  la piccola Gemma, perchè la nonna continuava a dormire.

Keil – ora era lui a raccontare una storia – continuò.

L’uomo, che stava tornando a casa dopo aver cercato tutto il giorno di recuperare qualcosa da mangiare, passò per caso accanto al mucchio di spazzatura del mercato e vide la vecchia renna a dondolo abbandonata su un mucchio di stracci. Si fermò; guardò il legno rovinato e i colori slavati, e pensò che poteva essere un dono meraviglioso per i suoi due bambini che non ricevevano regali da tanto tempo. Così se la caricò sulle  spalle e quando arrivò a casa, i suoi due bambini furono immensamente felici per il dono, e non badarono al legno vecchio e ai colori rovinati; per loro era un regalo bellissimo. La vecchia renna a dondolo fu messa al centro della stanza e i due bambini giocarono con lei per tutta la sera.

Era la vigilia di Natale e i due bambini andarono a dormire agitati e contenti.  La renna a dondolo rimase  nel buio della notte; tutto era silenzioso, la neve scendeva copiosa e il camino crepitava allegramente nella stanza. Fu allora che  la vecchia renna si mosse: tirò le lunghe zampe stirandosi, scosse un po’ il grosso capo, e fece un sospiro soddisfatto. L’aspettava un gran lavoro, perché lei era una delle renne più antiche ed importanti  di Babbo Natale, e il grande Vecchio la stava chiamando; era ora di  prepararsi per portare i regali a tutti i bambini del mondo. Mentre stava per andare, si accorse che i due fratellini, con gli occhi assonnati la stavano guardando sorpresi; avevano sentito dei rumori e si erano svegliati.

La vecchia renna li guardò pensierosa; non era permesso ai bambini di vedere le renne di Babbo Natale. Ma loro erano stati tanto gentili con lei e non avevano badato al suo aspetto, anzi, l’avevano fatta sentire bella e giovane come un tempo. Fece un cenno ai due bambini e loro senza farselo ripetere due volte salirono sulla sua groppa  e,  insieme partirono verso la casa del grande vecchio, per consegnare i doni a tutti i bambini del mondo…

L’ uomo e la tartaruga

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Illustrator Patrizia Kovacs

“La tartaruga, nella sua scatola, si puntò sulle zampine e tirò in alto il muso annusando l’aria. C’era un odore nuovo: odore di umano, ok, misto a quello della paura, della solitudine, e del dolore. Li riconosceva, lei aveva lo stesso odore.

Ma ne sentiva un altro, diverso da tutti gli altri. Era un odore buono.”

Regala o regalati per Natale : L’uomo e la tartaruga  una dolcissima  favola metropolitana, con le belle illustrazioni di Patrizia Kovacs 

Non  solo per i più piccoli, ma anche per i grandi, che a volte, alle prese con lo stress e i problemi di ogni giorno si dimenticano di fermarsi, e di guardarsi intorno. Questa fiaba metropolitana racconta la storia, vera, di un uomo buono, che ha salvato una tartaruga dall’ignoranza e dalla cattiveria dell’essere umano. E le ha regalato una vita migliore. Perché nessun animale è un oggetto…

La bambola e il suo orsetto

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Illustrator Patrizia Kovacs

Era la notte di Santa Lucia, la notte più lunga e magica di tutto l’anno; tutti i bambini erano nei loro lettini, incapaci di dormire ma con gli occhi serrati, perché si diceva che Santa Lucia, che portava i giocattoli ai bambini,  non voleva farsi vedere da loro  e se li avesse incontrati, avrebbe gettato nei loro occhi una polvere scura.

Nessun bambino voleva farla arrabbiare perché Santa Lucia portava doni meravigliosi, e ascoltava sempre le richieste dei bambini. Ogni bimbo, prima di andare a dormire lasciava  sulla finestra di casa un po’ di latte e fieno per il suo asinello, che doveva essere stanco con tutto quel peso sulla schiena. Lui portava i sogni di tutti i bambini del mondo.

Ma non solo i bambini aspettavano Santa Lucia; nella cameretta di una bambina, c’era una bambola che desiderava tanto tanto avere un ‘orsacchiotto.

-Che storia sciocca è questa – protestò Keil- le bambole non  possono desiderare, sono solo bambole

La piccola Gemma, invece di mettere il muso, si fece seria seria – Una strega cattiva le aveva fatto un incantesimo, e lei stava tutto il tempo seduta su un mobile perché quella bambina, che aveva tanti giochi, non giocava mai con lei e la bambola si sentiva sola. Non se lo ricordava più, ma una volta era stata anche lei una bimba.

Keil non replicò e senza accorgersi di avere gli occhi sgranati, restò in ascolto

Così la bambola- proseguì la piccola Gemma- voleva un orsacchiotto, tutto per lei, così avrebbe avuto qualcuno con cui giocare. Detto fatto,  si fece aiutare dai pennarelli colorati che stavano sul mobile e scrisse una lettera a santa Lucia, tutta colorata perché lei non la dimenticasse. E poi, con un bel sorriso sulle labbra, attese…

Venne  la notte di Santa Lucia  e mentre tutti i bambini dormivano, la bambola aspettava seduta sul suo mobile sperando con tutto il suo povero cuoricino da bambola di ricevere il dono tanto desiderato, ma tanta era l’emozione che alla fine si addormentò e sognò il suo orsacchiotto.

Quando la mattina la bambola si svegliò, si sentì davvero strana; sentiva caldo allo stomaco  e qualcosa di strano più su, dove lei non sapeva ancora, c’era il suo cuore:  non sapeva ancora di stare provando l’emozione: guardandosi  le manine  e i piedini  vide che non erano più da bambola: era diventata una bambina che dormiva in un lettino vero, e accanto a lei c’era l’orsetto che le aveva portato Santa Lucia e che divenne il suo inseparabile amico.

 

La magia di una fiaba

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Illustrator Patrizia Kovacs

Il fuoco crepitava allegramente nel camino e la grande cucina era calda e accogliente.

La nonna aveva raccontato bellissime fiabe per tutta la sera  e ora, si era appisolata sulla vecchia poltrona, con un sorriso da bambina. Keil aveva guardato Gemma e le aveva fatto un cenno – Shhh – e lei, con un sorriso, aveva preso il vecchio scialle  vicino al fuoco e aveva coperto la nonna  con cura, e poi si era seduta sul cuscino accanto, e keil si era accomodato vicino a lei.

Gemma sussurrò a Keil: – lasciamola riposare, ha parlato tanto. Io però non ho voglia di andare a dormire; ti racconto io una storia ora. –

Keil contento, senza darlo troppo a vedere, si sistemò meglio sul cuscino: nemmeno lui aveva voglia di dormire.

Le due teste vicine, illuminate dalla luce del fuoco, i due fratellini guardarono la nonna che dormiva serena e poi Gemma cominciò a raccontare le storie di regine, streghe, e dei  piccoli elfi del bosco, e mentre parlava a Keil spuntarono due piedini da elfo e a Gemma, che adorava le fate, spuntarono due piccole ali leggere come seta.

Gemma e Keil si raccontarono bellissime storie a lungo, sussurrando per non svegliare la nonna che dormiva serena; e chissà cosa avrebbe pensato se svegliandosi avesse visto un elfo e una fatina, al posto dei suoi bambini, e avesse trovato la sua cucina piena di folletti, piccole streghe, fatine e fiori magici…

La magia delle fiabe nasce dai cuori puri e dalla fantasia di chi sa guardare il mondo con occhi bambini…