
Accompagnata dal caldo afoso di Luglio, ecco l’ultima – ultima solo in ordine di apparizione, non certo di importanza – fiaba di CreaTTivo il progetto di Fiabe in Costruzione per il Liceo Artistico Canova di Vicenza: un progetto realizzato con i ragazzi della 3A e con le loro insegnanti, Eleonora Pucci – arte , e Luisa Matera – italiano.
Un progetto che ci ha regalato emozioni, sorprese e tanta soddisfazione grazie a tutti i ragazzi della 3A che hanno fatto un lavoro bellissimo; un lavoro di creatività, fantasia, collaborazione, mediazione, partecipazione e contenuti; perchè le piccole fiabe metropolitane raccontate da questi bravissimi studenti sono piccole storie deliziose e profonde, che ci parlano proprio del mondo degli adolescenti, di questi nostri ragazzi che hanno solo bisogno di piccoli input per raccontare i loro sogni, le loro loro paure, i loro interessi, le loro contraddizioni e la loro voglia di cambiare qualcosa.
La scuola è finita ma non è finito CreaTTivo: per ora pensiamo solo alle vacanze,e poi arriveranno altre soprese: dopo le parole scritte vi mostreremo i disegni, un’altra bellissima forma di espressione e racconto.
Intanto ecco la nuova fiaba “Lacrime” e i nomi dei suoi bravi autori:
Beatrice Cavezza, Martina Schiavo, Giulia Maran, Martina Mosele, Davide Grazi.
Pronti a farvi emozionare?
Lacrime
Mario, era un uomo felice con la sua figlia Alice.
Purtroppo la moglie era morta per una malattia rara, fortunatamente entrambi erano riusciti a superare la perdita, ma non sapevano che il peggio doveva ancora arrivare.
I due abitavano in un paese non molto lontano da qui, un luogo un po’ sconosciuto, con pochi abitanti e poche case.
Padre e figlia per staccare dalla monotonia del loro paese decisero di partire per una vacanza.
Giunti in questa località marittima, una mattina andando verso la spiaggia con l’auto accidentalmente fecero un incidente e l’auto prese fuoco.
Mario aveva tutta la pelle bruciata e aveva perso la vista.
I medici non avendo medicine per curarlo decisero di ricoprirlo con una stoffa e al posto degli occhi gli misero degli specchi così che nessuno sarebbe riuscito a vedere chi si celava al suo interno.
Quando scoprì che sua figlia era morta sul colpo, cadde in una depressione profonda.
Girovagando per l’ospedale con la coda dell’occhio vide un quadro appeso ad una parete leggermente inclinato.
Incuriosito si avvicinò e lo staccò dal muro.
Dietro ad esso vi trovò una foto di una donna e un uomo felici insieme.
Vicino alla foto c’era una piccola chiave, si guardò intorno e vide una piccola serratura dove inserì la chiave e la porta si aprì.
Una bellissima luce si riflesse nei suoi occhi, affascinato da tutto ciò entrò nella piccola stanzina ma non si rese conto di essere caduto in un incantesimo, a causa del quale avrebbe perso tutti i suoi sentimenti e ricordi, diventando solo l’immagine di se stesso e per sciogliere l’incantesimo avrebbe dovuto trovare un anima felice come quella di sua figlia.
Il suo carattere cambiò radicalmente: iniziò ad odiare i bambini, la loro risate, le chiacchiere della gente ma soprattutto i colori.
Infatti, da quel momento, armato di colore nero e rulli, durante la notte, il suo momento preferito, ricopriva le case, i disegni, i graffiti e tutto ciò che non era nero.
Il silenzio si propagava mentre Mario si preparava al buio: il suo soffio vitale finalmente poteva togliersi qualsiasi protezione.
La notte era il suo habitat naturale, un luogo in cui poteva essere sé stesso.
Colorava le pareti di nero per far risaltare quell’anima felice di cui aveva bisogno.
Una notte salì in una collina per dipingere di nero l’ultima casa rimanente.
Nel giardino c’era una bambina che giocava sull’altalena e appena si accorse della sua presenza gli corse incontro.
“Ciao” gli disse la bambina.
L’uomo stupito gli rispose con un potente urlo alla quale però la bambina non ebbe nessuna reazione.
Ci fu un attimo di silenzio, poi la bambina prese un pennarello e disegnò due grandi occhini sugli specchi di Mario.
L’uomo colpito cominciò a piangere e capì che l’anima felice che cercava era nelle sue lacrime, che la bambina riuscì ad estrapolare.