Sogni di farfalle

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Disse Chuang Tzu: Una volta, tanto tempo fa, sognai di essere una farfalla, fluttuavo nell’aria come un petalo, felice di fare ciò che volevo, non più consapevole di me stesso. Ma ben presto mi svegliai, e allora mi palpai freneticamente: ero proprio Chuang Tzu! Mi domando: fu Chuang Tzu a sognare di essere una farfalla, o fu la farfalla a sognare di essere Chuang Tzu? Naturalmente, se considerate Chuang Tzu e la farfalla, c’è differenza fra di loro. Ma quella differenza non è dovuta altro che al loro mutare di forma” Chuang Tzu – Fiabe cinesi e tibetane

E tu? Sei una farfalla che sogna di essere un uomo, o sei un uomo, o una donna, che sogna di essere una farfalla?

 

Le forme della felicità

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Una nuova piccola fiaba  per affrontare la paura, la tristezza e la stanchezza di questi strani giorni. Il nostro esercizio di scrittura, creare piccole storie dal binomio perfetto – come insegna  Rodari – dalla coppia improbabile di VIRUS E FELICITA’, si sta rivelando sempre più produttivo e interessante, pieno di piccole meravigliose sorprese.

Ogni piccola fiaba, porta con sé messaggi di speranza e bellezza; la voglia di cambiamento e di guardare il mondo con occhi diversi.

Ecco la nuova, bella fiaba di Fiorella B.

C’era una volta una Terra senza confini, né muri e barriere, il cielo era il tetto che proteggeva ogni essere vivente e l’aria portava con sé la parola libertà. Col tempo però alcuni esseri umani che la abitavano, decisero di tracciare con pennarelli indelebili numerose frontiere, cominciarono a voler respirare l’odore del metallo, non si curarono più del verde che ricopriva la terra, delle zampe che da sempre lasciavano impronte, delle ali che accarezzavano il vento e delle pinne che disegnavano splendide scie nell’acqua. Alcuni fortunati viaggiavano in lungo e in largo per il pianeta, camminavano seguendo le indicazioni fornite dall’imperatore denaro, orientandosi grazie alla bussola dell’infelicità: Narcisismo, Sfruttamento, Egoismo e Oblio.

Una sera un piccolo pipistrello si posò, come al solito, tra i rami di un albero. Ma quella notte non era solo. Era accompagnato da un minuscolo essere, così piccolo da sembrare invisibile, ma così forte da volersi chiamare Corona Virus, il re di tutti i virus. Si era messo in testa di oltrepassare ogni confine, voleva entrare nelle vite di ogni essere umano, ricco, povero, buono, cattivo, alto, basso, triste o contento. Il suo era un compito difficile: da una parte voleva donare alla Natura, a Madre Terra e ad ogni essere animale e vegetale il Tempo e lo spazio per potersi mostrare nuovamente in tutto il loro splendore; dall’altra desiderava che gli uomini riscoprissero un tesoro ormai nascosto dentro i loro cuori: la felicità. E proprio questo era il segreto: qualora gli uomini l’avessero trovata, il virus sarebbe scomparso per sempre, non avrebbe più avuto il potere di far ammalare le persone, non avrebbe potuto togliere loro l’amico di una vita: il respiro. Fu così che il virus cominciò a viaggiare di paese in paese, di casa in casa trasportato dall’aria, dalle braccia, dai baci e dalle mani di donne, uomini, vecchi e bambini. Molti di questi purtroppo lasciarono il loro corpo e questa terra, gli altri decisero di rifugiarsi nelle loro case, nelle loro capanne, nelle loro tende o semplicemente sotto una coperta per cercare di sfuggire a questo virus tanto forte quanto pericoloso.

E fu così che ogni essere umano cominciò a riscoprire la Nobiltà d’animo, la Semplicità, le Emozioni, l’Oggi vero e prezioso. Questa bussola cominciò a mostrare la via verso il tesoro nascosto dentro i cuori di ciascuno. Ecco che gli occhi cominciarono a godere dell’assoluta bellezza del tramonto, dell’alba, della volta celeste, del chiarore della luna piena; le orecchie divennero incredibilmente sensibili al canto del vento, al fruscio delle foglie, ai concerti degli uccellini in amore, alle voci delle persone con cui vivevano e alla sacralità del silenzio; il naso riscoprì il profumo del pane fatto in casa appena sfornato, dei fiori sui davanzali con cui si iniziava anche a scambiare incredibili racconti, l’odore della pelle dei propri familiari, la freschezza dell’aria che entrava dalle narici, il profumo delle pagine di un libro mai letto, l’essenza delle fotografie ormai dimenticate in vecchi album impolverati; le mani ricominciarono a creare, a dare vita ad oggetti strabilianti, a far vibrare corde di strumenti musicali appesi alle pareti da troppo tempo, ad impugnare la penna e scrivere parole, emozioni e meravigliosi racconti, a riportarsi con delicatezza vicino al cuore. Durante questa caccia al tesoro, lungo questo cammino, al virus cominciò così a vacillare la corona….

La Felicità stava riprendendo forma, anzi, tante forme.

Se tutti i “grandi” leggessero le fiabe…

 

La Chiave d’oro, è una fiaba dei fratelli Grimm, a cui sono molto legata, bellissima e che porta messaggi profondi, e che tutti i “grandi” dovrebbero leggere.

Fu pubblicata come numero 70 nel 1815 e subì varie modifiche nel corso degli anni. I Grimm diedero grande importanza alla sua collocazione, spesso come chiusura di una raccolta di fiabe perché ci parla della natura eterna e sempre aperta delle fiabe popolari che, nella loro concezione, non smette mai di evolversi e modificarsi nel tempo. Marie Hassenpflug La principessa Pel di Topo – F.llli Grimm – Donzelli Editore

Ognuno di noi ha un tesoro che aspetta solo di essere portato alla luce; a volte è nascosto così profondamente che nemmeno sappiamo di averlo.

A volte siamo troppo pigri, o troppo spaventati,  come in questi strani giorni,  per guardare così a fondo, o per faticare nella ricerca. E forse, l’idea di cambiare qualcosa ci fa fa ancora più paura.

Stiamo scoprendo che è così difficile cambiare le nostre abitudini, modificare le nostre giornate, gli orari e magari rallentare la frenesia di ogni giorno, che prima ci dava tanto fastidio.

A volte la scatola che lo contiene non ha nemmeno la serratura. E allora, tanta fatica per cercare una scatola che non possiamo nemmeno aprire?

Forse basterebbe che tutti i “grandi” leggessero di più le fiabe!

Se avessimo la pazienza e la saggezza di guardarci intorno, e cercare, cercare per davvero quella piccola chiave…

Intanto vi do un indizio: noi siamo la chiave! Buona ricerca!

Il rito della buonanotte

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Forse il momento più difficile è la notte:  la giornata con i suoi ritmi così scombussolati, i suoi tempi dilatati, le cose nuove che cerchiamo di far diventare nuove abitudini.

La notte cala un silenzio ancora più grande di quello che si sente, di  giorno, ingombrante,  sotto, sotto le chiacchiere fra i balconi, la musica, i rumori di una vita apparentemente normale.

Di notte è un silenzio immenso che ci avvolge, che lascia spazio ai pensieri tristi, forse alla paura. Alla mancanza di chi non possiamo vedere, perché forse di notte ci si sente più soli;  alla mancanza delle cose di sempre, quelle un po’ noiose ma  che, ora sappiamo, sono così rassicuranti.

Abbiamo bisogno di riti. Abbiamo bisogno di ritualizzare momenti delle nostre giornate, di questi strani giorni, in cui nulla sembra più come prima, e sembra di non aver più punti di riferimento. Riti, che rendano piccoli attimi del nostro tempo, un appuntamento prezioso con noi stessi per avere la consapevolezza che ci siamo, siamo qui, ben ancorati a terra, nonostante i venti contrari.

I riti, fin dall’antichità,  hanno aiutato l’individuo a superare i momenti fondamentali di passaggio, di crescita e di cambiamento.  I miti li hanno creati e narrati, e le fiabe hanno continuato a raccontarli.

Basta davvero poco, piccole cose.

Ringraziare, per dieci cose belle prima ancora di scendere dal letto.

La colazione al mattino, alla stessa ora,  condivisa con il proprio cane, o gatto, se avete la fortuna di averne uno, o con un libro. O con chi amiamo, magari con una videochiamata. O svegliarsi con quella musica, che ci rilassa o ci dà la carica, a seconda dei nostri bisogni.

Il tea alle 5.00, con i biscotti che fa tornare a quando eravamo piccoli, o ci fa sentire eroine di un romanzo inglese.

Insomma, diamoci un appuntamento con piccole cose preziose. Che diventi un rito immancabile, il nostro.

Io, per questa sera ve ne suggerisco uno, che è dolce e potente… portatevi nel letto, una tazza di camomilla, o tisana, basta che si ben zuccherata, e portatevi parole.

Parole belle, forti, struggenti, magiche. Parole che lasciano un segno. Non  ne servono tante, ma se scegliete quelle giuste, restano lì sospese, fra le pieghe del primo sonno e vi accompagnano nei sogni.

Come questa lettera d’amore…

“Certo, il mio amore per te è nato come una protesta di individualista protesta contro tutto un clima mosso da un bisogno profondissimo, ma con un significato generale, una lezione per tutti, di non-rinuncia, di coraggio alla felicità. Come questa lezione si tradurrà nell’opera creativa è ancora da vedersi. Se mi mancasse il tuo amore tutta la mia vita mi si sgomitolerebbe addosso. Tu sei un’eroina di Ibsen, io mi credevo un uomo di Cechov. Ma non è vero, non è vero. Gli eroi di Cechov hanno la pateticità e la nobiltà degli sconfitti. Io no: o vinco o mi annullo nel vuoto incolore. E vinco, vinco, sotto le tue frustate. No, cara, non hai nulla dell’eroina dannunziana, sei una grande donna pratica e coraggiosa, che si muove da regina e da amazzone e trasforma la vita più accidentata e difficile in una meravigliosa cavalcata d’amore. Ho la tua lettera dal treno.” Lettera inviata da Italo Calvino a Elsa de’ Giorgi. 

Buonanotte…

Perchè noi, il viaggio lo continuiamo…

 

Prima lezione del corso ON LINE Scriviamo una fiaba -avanzato, una vera palestra di scrittura per fare i muscoli a creatività e liberare le parole che sono nascoste dentro di noi.

Una nuova, magica avventura: insieme a nuove eroine della rete, armate di carta e penna, siamo partite per questo nuovo viaggio.

Un viaggio, fuori e dentro di noi, perché scrivere fiabe, è un percorso guidato dalla saggezza e dalla bellezza delle storie antiche.

Dopo i primi aggiustamenti tecnici, prove e tentativi vari, finalmente tutto procede alla meraviglia e siamo virtualmente nella stessa stanza, ognuna, comodamente seduta, nella propria poltrona preferita.

Un bellissimo gruppo di lavoro ricco di energia e sono certa di bellissimi doni.

Grazie a Rossana, Marta, Martina, Michela, Roberta, Bruna e Simona

La felicità non è per le streghe

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Continuano le piccole fiabe preziose nate dal binomio perfetto VIRUS E FELICITA’, un esercizio piccolo ma molto potente che aiuta a combattere la paura, ad affrontare e vincere il nemico. Perché questo insegnano le fiabe; dopo aver affrontato il tuo drago, poi  andrà tutto bene, e troverai il tuo tesoro!

Aspettiamo la tua fiaba, intanto ecco la bella fiaba di Noris Calì

C’era una volta un bellissimo villaggio, circondato da colline verdeggianti e prati in fiore, il suo nome era “Sorriso”.

Era un luogo di pace e felicità, gli abitanti vivevano in armonia tra loro, si aiutavano a vicenda, godevano di buona salute e di prosperità. L’idea che ci fosse un villaggio così felice faceva tanta rabbia a Magarpia, Magaracchia e Magagracchia, le tre sorelle streghe della nera radura, le quali avevano escogitato un piano malvagio per distruggere quella felicità. Così, all’ alba volarono sul villaggio con le loro scope e liberarono nell’aria un virus che contagiò di tristezza, l’intero villaggio.

Da quel momento tutto cambiò… Le persone piangevano senza motivo, i bambini non giocavano più nei viottoli, tutti si chiudevano in casa e non uscivano più nemmeno per una passeggiata, mentre le streghe se la ridevano a crepapelle per il loro piano perfettamente riuscito. Però,per fortuna, le tre malvagie sorelle non avevano calcolato un particolare molto importante, ovvero la contagiosità del virus, infatti, dopo qualche giorno furono contagiate anche loro.

E così, anziché ridere, cominciarono a piangere come delle bambine disperate, e si misero subito all’ opera preparando una pozione magica”acchiappavirus”. Piangendo e disperandosi, sparsero nel cielo la pozione magica e in men che non si dica scacciò via la tristezza riportando la felicità a tutti gli abitanti del villaggio.

Ma allora perché’ le tre streghe continuavano a piangere ininterrottamente?

Semplice, il filtro magico non aveva effetto sulle tre sorelle; si erano condannate da sole a piangere una vita intera, ma ben gli stava, non credete?

Buongiorno a colori

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Così senza pensarci tanto, scende dal lettino prende un pastello giallo, e disegna sul buio un bellissimo sole con tanti raggi lunghi, lunghi che arrivano fino all’armadio.

 E ora nel buio splende il sole con due occhietti sorridenti, e un bel naso a patata.

Sofia resta sorpresa con il suo pastello giallo a mezz’aria: allora il buio si può colorare! I colori di Sofia

Una nuova versione de I colori di Sofia , con i bellissimi disegni di Elena Bertoloni, perché oggi più che mai, abbiamo bisogno di colorare le nostre giornate.

Così, vi doniamo il sorriso di un magnifico sole giallo pastello, disegnato sui  muri della vostra camera, sul frigorifero insieme alle fotografie di chi amate, sui mobili del salotto e sullo specchio del bagno, perché  la vostra giornata inizi con la sua luce brillante e gioiosa.

Il libro si legge in un batter di ciglia….eppure riesce in così poco tempo e spazio a donare speranza. Un modo per sostenere i bambini rispetto alla grande paura del buio che spesso hanno, ma un racconto che offre un utile spunto di riflessione, guidando verso una soluzione possibile, anche le paure degli adulti o le loro zone buie interiori. Come se quel bimbo dentro l’adulto chiedesse di essere tirato fuori da quel buio bloccante. Grazie all’autrice e complimenti alla illustratrice x avermi dato personalmente, uno spunto importante da utilizzare con i miei due figli ….la più grande ha gli anni di Sofia e per aver risvegliato in me il desiderio di far uscire le mie parti buie. Infatti la mia bambina interiore che non vede l’ora di colorare con la fantasia il suo mondo. Da leggere!  Alessia B.

Buon giorno a colori!

 

 

 

 

Il tempo di cambiare

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Questo è il tempo. Improvvisamente abbiamo tanto tempo a disposizione, tempo allargato, sospeso, rallentato. Tempo che potremmo utilizzare per fare quelle cose che ci siamo sempre lamentati, prima, nella vita di prima, di non avere mai tempo di fare: per i propri hobbies, per stare di più con i figli, o con le persone che si amano. Per leggere quel libro che ammuffisce sul mobile. Per dormire. Per guardare quel film.

Per stare a casa, finalmente, che sono sempre di corsa e non mi fermo mai.

Ma ora che abbiamo tempo  quasi non riusciamo a fare quello che prima ci sembrava di desiderare. Anzi ci sentiamo stressati dal tempo libero che ora si presenta, quasi minaccioso davanti a noi.

E mentre, noi umani – che ora, mentre  abbiamo una porta spalancata su una nuova opportunità di essere – continuiamo a sentirci pericolosamente in gabbia, la natura si sta risvegliando, si sta prendendo spazi, spazi che sono sempre stati suoi, ma noi gli abbiamo portato via.

Qualcuno a dire il vero, ha cominciato a sbirciare al limite della propria porta che è aperta solo un poco, e si è accorto che gli uccellini cantano più forte, che se ti svegli all’alba, il canto dei galli sembra una fanfara – e che c’è davvero un gran, meraviglioso casino: sembra una vera festa.

Che nelle vie dello shopping di alcune città, ora passeggiano indisturbate anatre, e pavoni reali. Che nei porti italiani, sono tornati i delfini. Che l’aria è più pura.

Che la natura sembra stia tirando un gran sospiro di sollievo. Fa davvero impressione se pensiamo che stiamo lottando contro un virus che il respiro, lo toglie.

Qualcuno ha già cominciato a pensare che, per quanto ci manchi la vita di prima, non potremo più tornarci. Non vorremo, più tornarci, perché questi strani giorni, ci fanno paura ma ci stanno anche dando un grande insegnamento. Ci stanno mostrando il valore di cose,  e di persone che forse prima non ce l’avevano. O semplicemente non vedevamo più.

Ci stanno insegnando l’importanza di rispettare Madre Terra, che ci dà la vita, di avere cura e rispettare la sua natura, animali e alberi. Perché solo così potremo tornare a respirare, insieme ad essa. E imparare il rispetto per noi stessi. 

E’ il risveglio di una nuova coscienza. Un nuovo ciclo vitale, come la primavera che arriva dopo l’apparente sonno invernale. Un rinnovamento  per tanti ma non per tutti.

La natura è generosa, dà la stessa lezione a tutti i suoi figli, ma li lascia liberi di scegliere, se imparare o meno. Se evolvere o restare fermi.

Così, dopo, ci sarà ancora chi lascerà spazzatura nei boschi, nelle acque immense dei mari, nel silenzio della montagna. Chi continuerà a non rispettare, distruggere, uccidere. A prevaricare e sottomettere. A pensare al proprio sporco interesse e non rispettare regole e divieti anche se questo comporta che qualcuno ci muoia…

Questi ci saranno sempre. Ma quando parte il cambiamento è come un’onda immensa che travolge ogni cosa, e non puoi più fermarla. E se ti lasci andare, senza opporti,  anche se fa paura, e fluisci con lei, in armonia, quando sarai arrivato a destinazione, lei ti depositerà delicatamente sulla riva di un nuovo mondo.

E tutto potrà iniziare di nuovo…

La via per uscire passa dalla porta. Chissà perché nessuno la prende mai.
(Confucio)

Il terzo chakra, Manipura, la coscienza di sè

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In sanscrito il terzo  chakra Manipura significa gioiello lucente. Detto anche  chakra del plesso solare, si trova fra la  zona superiore dell’ombelico, e il diaframma.

Il suo colore è il giallo, e in natura corrisponde al colore giallo del sole, dei campi di grano e del fuoco.

Questo chakra rappresenta aspetti quali la volontà, il proprio potere e la propria identità. E’ molto importante per lo sviluppo della personalità, la consapevolezza e l’autoaffermazione. Quando Manipura è aperto e in equilibrio, consente lo sviluppo di un IO forte,  ci sentiamo energici, e siamo consapevoli del nostro potere personale e delle nostre possibilità di auto-realizzazione, e nella volontà e capacità di perseguire i propri obiettivi.

La ghiandola corrispondente  è la milza (che in realtà è un organo vascolare e linfatico) che  depura il sangue e funge da serbatoio dello stesso, e  l’organismo vi  attingere in caso di necessità. Nella milza vengono depositati ferro, piastrine, ha  quindi un ruolo immunitario eccellente e contribuisce ad accrescere le difese dell’organismo, una cosa fondamentale sempre, ma in questi giorni più che mai.

Quando siamo arrabbiati, stressati, quando viviamo situazioni che ci coinvolgono emotivamente, ci innamoriamo, o quando finisce un amore, o perdiamo il lavoro; scarichiamo tutto sul chakra Manipura

Quando questo chakra è chiuso, in carenza di energia, ci sentiamo insicuri, incapaci di orientarsi nelle scelte che ci pone la vita ogni giorno, incapaci di prendere in mano la propria vita, e lasciandoci vivere dalle situazioni. A livello fisico, si manifesta con problemi digestivi e intestinali.

Come attivarlo? Il reiki è uno strumento fondamentale per l’attivazione di ogni chakra e per il ri-equilibrio psico fisico, come ogni altra pratica energetica. Circondatevi di giallo, indossatelo, e guardatelo, Approfittate di queste  giornate primaverili, per stare al sole, e ricaricarvi.

Non soffocate le emozioni fino a farle scoppiare: esprimetele, con la scrittura, il disegno, e ogni attività artistica che vi appartenga.

E come dico sempre, le parole sono semi che piantiamo nel nostro inconscio, per farle germogliare e crescere, forti e potenti.

Possiamo ripetere i nostri  mantra per attivare il chakra Manipura :

Prendo le  mie decisioni con forza e consapevolezza

Utilizzo il mio potere personale per aiutare gli altri

 

Il folletto Virus

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Una nuova storia nata dal  binomio perfetto di due parole che non c’entrano nulla, l’una con l’altra, ma insieme diventano piccole, potenti storie di catarsi e speranza.

Un esercizio che puoi fare anche tu: crea una piccola storia utilizzando VIRUS E FELICITA’ come protagonisti, e poi invia la tua fiaba a fiabincostruzione@gmail.com.

Lascia che le tue emozioni raccontino questi strani giorni…

Ecco la bella fiaba di Marta Tessera:

In un grande villaggio arrivò un giorno un piccolo signore, in realtà un piccolo folletto.

Il suo nome era Virus. Ovunque andasse le persone iniziavano a ballare, ma a ballare così tanto che non riuscivano a fermare i loro piedi.

All’inizio le persone del villaggio presero un po’ sottogamba gli effetti del piccolo folletto e si riversarono nelle piazze ballando di felicità.

Il loro sorriso svanì quando i più deboli iniziarono a cadere sfiniti per il troppo ballare: una volta che si iniziava a ballare non ci si poteva più fermare e solo i più forti continuavano imperterriti.

Virus era davvero soddisfatto del suo lavoro. Un altro villaggio sarebbe rimasto sotto il suo potere.

Un gruppo di bambini, però, visto ciò che stava succedendo, iniziarono a correre e a urlare casa per casa di non uscire in strada, di stare in casa, dove la musica di Virus non avrebbe potuto raggiungerli. Ci avrebbero pensato loro a quel malefico folletto.

Con la loro forza e giovinezza ballarono e ballarono così tanto che, alla fine, fu lui, il folletto, a stramazzare al suolo.

Con le ultime forze se ne andò lentamente, lasciando per sempre il villaggio.

Un urlo di gioia echeggiò da tutte le case che finalmente furono aperte per far riversare le persone per strada a festeggiare, insieme.