Il canto

urla

Da sempre ha parlato con gli uomini… li ha amati e accolti. Ha perdonato i loro errori e e i loro tradimenti.

Non ha mai smesso di parlare agli uomini, ma una volta gli bastava sussurrare, piano, come il vento leggero del primo mattino che lo svegliava, ruotando pigramente fra le sue foglie.

Una volta l’uomo ascoltava il suo sussurro. Ma ora, l’uomo non ascolta più…

E lui, povero vecchio, romantico e testone, non ha smesso di raccontare le sue storie agli uomini,  e urla, urla per farsi sentire, e il vento, fedele amico, porta con sé, la voce antica, che intrecciata con le sue correnti gentili, sembra una melodia.

Se ti capitasse di passare vicino a quel bosco, potresti sentirlo, un canto dolcissimo e struggente…

Ninna nanna a colori

In questi strani giorni, quando il buio scende, forse fa un po’ più paura.

Anche a noi grandi… 

Ma noi abbiamo un segreto: il buio è un colore, e se prendi un pastello giallo, puoi disegnarci un bellissimo sole…

Buonanotte a colori…

I colori di Sofia, il colore delle tue emozioni –  Leggi la fiaba, con la bella copertina di Elena Bertoloni,  e colora i mandala:un viaggio interiore e intenso che porterà nuovi magnifici doni. 

Per informazioni fiabeincostruzione@gmail.com

 

 

 

Il colore della felicità

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Una nuova, piccola, preziosa fiaba nata dal binomio perfetto delle parole VIRUS E FELICITA’, il piccolo ma potente esercizio di scrittura che sto proponendo a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e raccontare questi strani giorni.
Tutti possono partecipare, anche tu, che ora stai scorrendo queste righe e sono certa che sorriderai leggendo questa, e le altre fiabe di tutti gli autori che hanno accettato la sfida.
Aspetto anche la tua fiaba…
Ecco la bellissima e colorata fiaba di Simona Platè
C’era una volta una scatola di cartone gialla come un caldo girasole e piena di felicità.

Era una scatola senza coperchio e tutti i giorni scendeva lungo le strade. Camminando salutava i passanti con calore e permetteva a chiunque di inserire una mano dentro di lei e di prendere tutta la felicità che poteva starci in un pugno. Ognuno era libero di farlo o non farlo.

Tutte le notti, anziché dormire, si ricaricava di felicità per essere pronta a ridistribuirla il giorno dopo.

Accadde però che in un vivace pomeriggio di carnevale incontrò un colorato e villano Arlecchino che passando di corsa inserì non una ma ben due mani dentro di lei e poi scappò via con la felicità carpita.

Troppo tardi la scatola si rese conto che si trattava di un inganno e che nascosto dietro alla nera mascherina si celava un virus pericoloso.

Si sentì smarrita e quando comprese che terribile disattenzione aveva commesso, si richiuse velocemente.

Per non correre il rischio di farsi rubare altra felicità da ingannatore resto a casa per molti e molti giorni.

Era terribilmente dispiaciuta di sottrarsi a tutti gli altri, ma troppo conscia del pericolo per rischiare di lasciare agire indisturbato a lungo il virus.

Si sentiva un po’ inutile, non potendo svolgere il compito importante che le era stato assegnato, ma si fece coraggio e attese con pazienza che il virus esaurisse la dose di felicità che gli aveva usurpato.

Il virus la cercò in ogni volto, in ogni tazzina di caffè, in ogni riflesso negli specchi, in ogni impronta sull’asfalto, ma non riuscendo a trovarla iniziò a sentirsi triste, sconsolato e infine, dopo l’ultima briciola di felicità che gli era rimasta, svanì lontano.

Quel giorno, la scatola aprì la finestra chiamò gentilmente la brezza del mattino e le chiese di distribuire ovunque  il suo contenuto.

La felicità si depositò sui prati di nuovi fiori, su mani di storie antiche, su giovani piedi scalpitanti, su nasi curiosi, su occhi innamorati.

Arrivò ovunque anche a tutti quelli che alla felicità non avevano mai creduto e che adesso le erano riconoscenti. Fu un giorno speciale, uno sbocciare di sorrisi che divennero presto frutti più maturi.

Il folletto Virus

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Una nuova storia nata dal  binomio perfetto di due parole che non c’entrano nulla, l’una con l’altra, ma insieme diventano piccole, potenti storie di catarsi e speranza.

Un esercizio che puoi fare anche tu: crea una piccola storia utilizzando VIRUS E FELICITA’ come protagonisti, e poi invia la tua fiaba a fiabincostruzione@gmail.com.

Lascia che le tue emozioni raccontino questi strani giorni…

Ecco la bella fiaba di Marta Tessera:

In un grande villaggio arrivò un giorno un piccolo signore, in realtà un piccolo folletto.

Il suo nome era Virus. Ovunque andasse le persone iniziavano a ballare, ma a ballare così tanto che non riuscivano a fermare i loro piedi.

All’inizio le persone del villaggio presero un po’ sottogamba gli effetti del piccolo folletto e si riversarono nelle piazze ballando di felicità.

Il loro sorriso svanì quando i più deboli iniziarono a cadere sfiniti per il troppo ballare: una volta che si iniziava a ballare non ci si poteva più fermare e solo i più forti continuavano imperterriti.

Virus era davvero soddisfatto del suo lavoro. Un altro villaggio sarebbe rimasto sotto il suo potere.

Un gruppo di bambini, però, visto ciò che stava succedendo, iniziarono a correre e a urlare casa per casa di non uscire in strada, di stare in casa, dove la musica di Virus non avrebbe potuto raggiungerli. Ci avrebbero pensato loro a quel malefico folletto.

Con la loro forza e giovinezza ballarono e ballarono così tanto che, alla fine, fu lui, il folletto, a stramazzare al suolo.

Con le ultime forze se ne andò lentamente, lasciando per sempre il villaggio.

Un urlo di gioia echeggiò da tutte le case che finalmente furono aperte per far riversare le persone per strada a festeggiare, insieme.

 

 

Il quinto giorno

La malattia non è solo nel fisico. La malattia può essere la paura del diverso, la meschinità dell’odio, la fragilità dell’ignoranza. Ma ci sono doni semplici e preziosi…

Il quinto giorno

La sera scese silenziosa. Buia. Fredda.

Maria camminava a fatica e persino l’asinello sembrava affaticato.

Giuseppe la guardava preoccupato; sembrava sfinita. Si avvicinarono ad un vecchio casolare rovinato, che sembrava abbandonato, ma poi, avvicinandosi alla porta videro la donna seduta su un piccolo seggiolino di legno.

Li guardò, e poi faticando si alzò e andò loro incontro. Si muoveva a fatica,il viso segnato dalla sofferenza e dalla malattia. Ma quando vide Maria il suo volto si aprì ad un bellissimo sorriso, che rivelò la bellezza di un tempo.

– Vivi qui da sola? – chiese Giuseppe alla donna.

-Vivo con la mia malattia -rispose la donna – lei sta sempre con me, non mi lascia mai. E’ la mia unica compagnia. Io parlo con lei. A volte la maledico. A volte la onoro. A volte la combatto. A volte le parlo. Mi ha tolto tanto, ma non tutto. Non mi ha tolto la speranza. Non mi ha tolto il sorriso. E questo io dono ai viandanti che, come voi, passano dalla mia casa. Perchè questi sonoi doni più grandi che mi ha dato la mia malattia. Non il dolore. Non la paura. Ma la forza della speranza, e la bellezza di un sorriso.

Giuseppe si commosse ma si preoccupò un pò, perchè non voleva che lei potesse essere contagiosa. Ma Maria si avvicinò alla donna e la abbracciò a lungo.

Sopresa, la donna si lasciò andare al calore del suo abbraccio e sentì piano piano il proprio corpo liberarsi dalla tensione, e dal dolore.

-Grazie per i tuoi bellissimi doni-le disse Maria.

I 6 giorni…

Mancano 6 giorni alla vigilia di Natale. Abbiamo bisogno di magia e sacralità in questo nostro mondo confuso. Abbiamo bisogno di cose buone. Di umanità. Abbiamo bisogno di sognare…

Il 6 giorno

La giornata era stata scura ed un improvviso vento nervoso avevo spazzato la strada sterrata e i campi circostanti. Infine era arrivata la pioggia fitta e tagliente.

Maria e Giuseppe si erano fermati in una locanda e il proprietario aveva chiesto loro cosa prendessero.

Giuseppe aveva risposto umilmente che non avevano soldi per pagare, e volevano fermarsi solo un pò, intanto che passava la bufera.

L’oste sbuffò maligno. – Questo non è un posto pubblico, se vi fermate pagate. Se no, quella è la porta – Ed evitò di guardare il ventre evidente di Maria. Giuseppe, che era un uomo buono si sentì in preda alla frustrazione.

La locanda era piena di avventori, seduta ai tavoli, ma nessuno fece niente per aiutarli.

Maria prese il braccio di Giuseppe e lui si volse a guardala. Lei gli sorrise e lui rimase come sempre senza parole avvolto dal mistero di quella donna che era la sua compagna, che era sua moglie e che non poteva appartenergli davvero.

Uscirono e l’oste li guardò andare via con un sogghigno. Dopo pochi minuti la pioggia divenne grandine, chicchi grandi come uova che spaccarono vetri e fecero buchi nel tetto. Tutti si alzarono e corsero alla finestra per vedere la tempesta, e rimasero senza parole, quando oltre al giardino che circondava la locanda, danneggiata dalla grandine, videro la coppia in lontananza che camminava lungo la strada asciutta verso un orizzonte infiammato da un bellissimo tramonto rosso fuoco.

Samhain

Questo è il periodo più misterioso di tutto l’anno; fate attenzione nelle lunghe notti nebbiose, odorose e umide;  i piccoli elfi e persino le fate diventano particolarmente dispettosi e non sapete chi potreste incontrare: E se vi sentite chiamare, e siete nel bosco, non prestate attenzione, anche un viso amico potrebbe rivelarsi nella sua forma reale.

Queste sono le notti in cui ogni magia , buona o terribile, si può realizzare…

Gli antichi popoli celti la chiamavano la notte del Samhain che significa rinascita, il seme che si stacca dalla terra per congiungersi alla Madre Terra, la fine di un ciclo vitale. E la natura si prepara a dar vita a una nuove nascita con la preparazione dei nuovi semi a fecondare la Terra. Ogni nuovo ciclo era un momento magico: allora come oggi. È il momento di seminare nuove cose, di scegliere la terra più fertile e liberarla dalle vecchie sterpaglie ormai secche; e il tempo di nutrirle, di averne cura e di lasciare riposare perché possano mettere forti radici e svegliarsi in teneri germogli.

È il momento di scegliere cosa lasciare morire per lasciare spazio alla nuova vita…possiamo scrivere su un foglio quello che non ci serve più e mentre lo ringraziamo per i doni che ti ha lasciato, lo bruciamo.

Poi prepariamo i nuovi semi…

Buon Samhain.

Alla vigilia di Novembre i folletti sono particolarmente tristi, perché secondo il vecchio calendario gaelico, questa è la prima notte d’inverno.

In questa notte danzano con gli spettri e il pooka ( spirito animale) si aggira, e le streghe lanciano i loro incantesimi, e le fanciulle imbandiscono una tavola nel nome del diavolo, affinché l’ombra del loro futuro innamorato possa entrare attraverso la finestra ed assaggiare il loro cibo.

Fiabe irlandesi – Yates

Il nome

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Prima ancora di vederla ebbe la predizione del loro incontro e quando se la trovò davanti rimase senza fiato. Sembrava danzare leggera ed elegante ed ebbe la sciocca certezza, che fosse solo per lui… Fu improvviso il silenzio, assordante… Succede ogni volta che il vecchio, romantico Bosco, racconta l’amore…   

“Come vorrei sapere il tuo nome” … disse lui, con la voce tremante ” – L’attesa del Re

Si racconta che le Driadi dell’Aria, siano  Fate bellissime. Le puoi riconoscere dalla forma eterea del loro albero, sottile ed elegante,  e quando le incontri, se sei così fortunato, possono mostrarti il loro incantevole volto. Possono spostarsi e cambiare la loro forma. Amano danzare quando sorge l’alba, per salutare il nuovo giorno.

Nessuno può sapere il loro nome perché possono pronuncialo solo quando incontrano il vero amore…

Le tre domande

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Potresti dover camminare a lungo e potresti perdere il sentiero più volte…

Potresti smarrirti, e sentire una voce dolce e terribile che chiama il tuo nome; non fermarti, e non voltarti indietro! Sono i dispettosi gnomi del Bosco che ti mettono alla prova e ti ritroveresti al punto di partenza.

Ma forse, quando comincerai a sentirti davvero stanco, arriverai al punto più profondo del Bosco e la vedrai: la millenaria pianta di gelso nel cui tronco possente vive lo Spirito dei Boschi.

Se sei fortunato potrai  vedere il suo volto antico nella fessura aperta del vecchio tronco rovinato, e sentirai una struggente consolazione nel cuore, che ti commuoverà fino alle lacrime.

Forse, potrai sentire la sua voce saggia ma prima “loro” ti fermeranno: sono  le piccole streghe, potenti e terribili guardiane dello Spirito del Bosco.

Ti faranno tre domande…  Solo tu puoi decidere se proseguire il tuo cammino.

Sei pronto a rispondere?

 

Il viaggio di un sorriso

Mi piace osservare le persone, da sempre; mi chiedo qual è la loro storia e mi piace immaginarne una per loro. Una sorta di deformazione professionale; dico sempre che le storie sono tutte intorno a noi, basta saper guardare, e davvero, ogni cosa, anche la più piccola, racconta una storia.

Così quando ho visto questo sasso, ho visto il suo sorriso e non ho potuto fare a meno di sorridere a mia volta, perchè lo sapete che il sorriso è contagioso, no?

C’era una volta un piccolo sorriso che nacque  sulla superficie fresca e ruvida di un sasso, che era così fiero di averlo adosso e lo mostrò ad un bambino che lo portò subito alle sue  labbra, e lì, il sorriso, si trovava proprio bene perchè quel bambino lo usava spesso. Ma era un sorriso avventuroso e voleva girare il mondo, così un giorno, vedendo il viso triste di un uomo che camminava per strada, pensò di andare da lui , e salutò il bambino a cui lasciò per sempre il dono del suo potere. Perchè il sorriso non finisce mai, se lo regali, lui si ripete, sempre di più. L’uomo triste restò un pò sorpreso quando si trovò quel sorriso che gli cambiava i tratti del volto, ma poi pensò che era una bella sensazione: gli sembrava che  la giornata fosse più chiara, e anche le persone fossero meno sconosciute. Così sorrise ad una ragazza che gli passò accanto e lei, con un bel sorriso stampato sul viso, guardò   un vecchio, che sorrise al giornalaio, che sorrise al postino, che sorrise alla sigora Marta del 5° piano che normalmente era sempre arrabbiata, ma anche lei sorrise guardando la cassiera del supermercato.  Fu così che il viaggio del piccolo sorrise iniziò, e ancora oggi continua. Se guardi con attenzione, puoi incontrarlo anche tu…

Quando sorridi liberi endorfine che sono responsabili  della sensazione di piacere e del fatto che il cervello ci anestetizzi in fretta quando ci facciamo male.

Quando sorridi e poi magari ti fai una bella risata, produci cortisolo che è l’ ormone dello stress e per questo ti senti subito rilassato e più leggero.

Quando sorridi, sei più produttivo sul lavoro, migliori le tue relazioni sociali, diventi più longevo, riduci la pressione del sangue, rallenti il battito cardiaco e diminuisci l’insorgere di malattie.

Scommetto che proprio ora stai sorridendo… ma ti do un piccolo esercizio che ti può aiutare a sorridere sempre di più: al mattino, quando sei appena sveglio ma ti stai godendo ancora il tepore e la comodità del tuo letto, e gli occhi sono ancora chiusi per allungare queste sensazioni, ecco, proprio in questo momento, prima di pensare a quello che ti aspetta nella tua giornata, fai un sorriso, perchè quando si attivano i muscoli facciali incaricati del sorriso, il cervello inizia subito a produrre dopamina ed endorfine, anche se il sorriso non è spontaneo.

La tua giornata inizierà in modo davvero differente. Vuoi provare?

Il viaggio del piccolo sorriso continua…