Il bosco regala sempre soprese…
Klara Nemethy – open air austellung am see
– Vedi, Cappuccetto Rosso, quanti bei fiori? perché non ti guardi intorno? Credo che non senti neppure come cantano dolcemente gli uccellini! Te ne vai tutta contegnosa, come se andassi a scuola, ed è così allegro fuori nel bosco!
Cappuccetto Rosso – F.lli Grimm

Guido Petter, psicologo dell’età evolutiva e psicopedagogista, ha scritto che le fiabe sono un elemento fondamentale nel processo di crescita del bambino, e raccontare le fiabe ai nostri piccoli, dovrebbe essere obbligatorio per i genitori, per gli insegnanti e per tutti coloro che si occupano dell’educazione dei bambini.
L’atto di leggere una fiaba, oltre ad essere un momento fondamentale di amore, di vicinanza e di condivisione, lo aiuta a crescere, perché il bambino impara ad affrontare i temi negativi e le situazioni spiacevoli, come la paura, la morte e l’abbandono: Pollicino si perde nel bosco, ma poi viene ritrovato, e Biancaneve muore avvelenata dall’orribile strega ma poi arriva il principe e la salva con un bacio. I personaggi negativi sono indispensabili perché il bambino, attraverso la loro rappresentazione impara a distinguere il male dal bene, e può affrontare le proprie ansie, rivivendole e drammatizzandole, in una situazione emotivamente controllata, perché protetto dall’adulto.
Il cattivo viene sempre sconfitto, e il messaggio positivo aiuta il bambino ad avere fiducia in sé stesso, e ad imparare che le difficoltà possono essere superate! Inoltre, identificandosi nel protagonista, gli si affeziona e ne vive le emozioni, e questo è importantissimo per il suo sviluppo emotivo ed affettivo; e per quello sociale e morale, perché impara a riconoscere le modalità relazionali positive, come l’altruismo e il coraggio, da quelle negative, come la gelosia, l’inganno e l’invidia, e impara a conoscerne le conseguenze.
Il grandissimo valore pedagogico delle fiabe è utile anche per noi adulti, e sempre più spesso, sono utilizzate anche in contesti formativi per aziende, proprio per i messaggi di crescita e costruzione personale impliciti in ogni storia.
Leggere le fiabe ha un bellissimo effetto terapeutico di catarsi interiore, e dà la possibilità di sognare, per piccoli e grandi, e di concedersi piccoli spazi di tempo preziosi, perché il loro linguaggio arriva a toccare il nostro IO bambino, che spesso noi adulti dimentichiamo.
Non serve spiegare le fiabe, loro parlano al nostro profondo; le fiabe vanno ascoltate, lette, raccontate e donate.
Noi, con le nostre fiabe abbiamo raccontato le storie, le emozioni e i sogni di piccoli e grandi, abbiamo portato messaggi, abbiamo raccontato aziende e abbiamo insegnato a usare la fantasia e la creatività.
Vuoi sapere come?

“Anche gli animali fanno le loro famiglie; quando il maschio e la femmina fatti l’uno per l’altra si incontrano, diventano una coppia. Nella casa dei pinguini c’erano due pinguini un pochino insoliti. Uno si chiamava Roy e l’altro Silo; Roy e Silo erano tutte e due pinguini maschi, ma facevano tutto insieme: si inchinavano uno davanti all’altro, camminavano uno accanto all’altro, cantavano uno per l’ altro, e nuotavano insieme…
Ovunque Roy andasse, Silo lo seguiva.”
E con Tango siamo in tre – Peter Parnell – Justin Richardson


Illustrator Patrizia Kovacs
“C’era una volta un re che aveva tre figli: due erano intelligenti e avveduti, mentre il terzo parlava poco, era semplice, e lo chiamavano il Grullo. Quando il re diventò vecchio e pensò alla sua fine, non sapeva quale dei figli dovesse ereditare il regno dopo la sua morte. Allora disse loro: “Andate, colui che mi porterà il tappeto più sottile diventerà re dopo la mia morte.” E perché‚ non litigassero fra di loro, li condusse davanti al castello, soffiando fece volare in aria tre piume e disse: “Dovete seguire il loro volo.” Una piuma volò verso oriente, l’altra verso occidente, mentre la terza se ne volò diritto e non arrivò molto lontano, ma cadde a terra ben presto. Così un fratello andò a destra, l’altro se ne andò a sinistra; il Grullo invece fu deriso perché‚ dovette fermarsi là dov’era caduta la terza piuma.
Il Grullo si mise a sedere tutto triste. D’un tratto scorse una botola accanto alla piuma. L’aprì e discese una scala venendosi a trovare davanti a un’altra porta; bussò e sentì gridare dall’interno:
“Oh, Donzelletta verde e piccina
Dalla zampa secca,
Sparuta cagnolina,
Ehi proprio tu, stammi a sentire,
Chi c’è là fuori mi devi dire!”
La porta si aprì ed egli vide un rospo grande e grosso, con tanti piccoli rospetti attorno. Il rospo grande gli domandò che cosa egli desiderasse. Rispose: “Un tappeto che sia il più bello e il più sottile di tutti.” Allora il rospo chiamò uno dei suoi rospetti e disse:
“Oh, Donzellettaverde e piccina
Dalla zampa secca,
Sparuta cagnolina,
Ehi proprio tu, stammi ad ascoltare,
Proprio la scatola mi devi portare!”
La bestiola andò a prendere la scatola e il rospo grande l’aprì e diede al Grullo un tappeto, bello e sottile come nessun altro sulla terra. Il Grullo ringraziò e se ne tornò a casa.
Gli altri due fratelli credevano che il minore fosse tanto sciocco che non sarebbe stato in grado di trovare nulla. “Perché‚ darsi la pena di cercare tanto!” dissero; tolsero alla prima pecoraia che incontrarono le rozze vesti e le portarono al re. In quella arrivò anche il Grullo con il suo bel tappeto, e quando il re lo vide si meravigliò e disse: “Il regno spetta al più giovane.” Ma gli altri due non gli diedero pace, dicendo che era impossibile che il Grullo diventasse re; e lo pregarono di porre un’altra condizione. Allora il padre disse: “Erediterà il regno colui che mi porterà l’anello più bello.” Condusse fuori i tre fratelli e soffiò in aria le piume che essi dovevano seguire. I due maggiori se ne andarono di nuovo verso oriente e verso occidente, mentre la piuma del Grullo volò dritta e cadde accanto alla botola.”
Il vecchio Re lanciando le tre piume per segnare il percorso che dovranno percorrere i suoi figli, lascia fare al destino – un antico uso di origini germanica lanciare piume frecce per indicare la strada – e anche nella scelta del primo oggetto che devono trovare: il tappeto più bello; nell’antichità tappeto era il nome dei preziosi lavori di intessitura delle Parche che intessevano il destino dell’uomo.
I due fratelli intelligenti seguono le loro piume e non sono interessati a trovare il vero tesoro perchè sono certi che il loro fratello sciocco non cercherà niente di meglio, mentre questì’ultimo, che segue la strada che la sua piuma gli indic,a scende nel profondo della terra, simbolicamente entra nel proprio inconscio e lo affronta, mentre gli altri due restano alla superficie, non affrontano sè stessi.
La fiaba ci parla dei passaggi interiori che ogni essere umano deve compiere per crescere, per passare ad un livello superiore e postivo della propria crescita e del proprio sviluppo.
L’allontanamento, che richiama l’archetipo dei riti di inziazione: igiovani venivano allontanati per segnare il loro passaggio nelletà adulta,
le prove a cui sono sottoposti, il giovane dovrà scendere nella botola, e affrontare l’oscurità del proprioinconscio per trovare il tesoro,
l’aiutante magico, in questa fiaba il rospo – che rappresenta la nostra parte interiore – che consegna al giovane i tesori meravigliosi da portare al padre, i tesori che completano la formazione della propria personalità.
Il giovane porta al padre un tappeto meraviglioso, mentre i due fratelli che hanno portato degli stracci, stupiti dal risultato chiedono al padre di dare loro altre prove. Il Re chiede allora di trovare l’anello più prezioso e in ultimo la fanciulla più bella. Anche in questi casi i due giovani inelligenti sono superficiali nelle loro ricerche – non imparano dalla prima esperienza – mentre il giovane grullo ha ancora gli aiuti dal grosso ropso che infine gli dona una delle sue figlie, che si trasforma in una bellissima fanciulla.
Il re, davanti alla bellezza della giovane, portata dal suo figlio sempliciotto, in contrasto con le due rozze contadine portate dagli altri due, decide di affidare il suo regno al terzo figlio; e di fronte alle reazioni dei due fratelli stizziti, acconsente che venga fatta un’ ultima prova.
“Il re accordò anche questa prova. Le due contadine saltarono e riuscirono sì ad attraversare il cerchio, ma erano così sgraziate che caddero a terra spezzandosi braccia e gambe. Poi saltò la bella fanciulla che il Grullo aveva portato con s’; saltò attraverso l’anello con agilità estrema e conquistò il regno. Alla morte del re, il Grullo ereditò così la corona e regnò a lungo con grande saggezza.”
La fiaba non ci dice se il figlio sempliciotto sposa la bella fanciulla, che in realtà, rappresenta simbolicamente un altro aspetto della personalità del giovane semplice, come le due rozze contadine rappresentano quelle dei due superficiali fratelli: la saggezza finale del giovane semplice contro l’intelligenza dei due fratelli: un’intelligenza che può essere un dono di natura, indipendentemente dal carattere, ma la saggezza arriva dalla profondità interiore, dalle esperienze importanti e dalla capacità di apprendere da esse:
“il riflesso di una personalità ricca e ben integrata” Il mondo incantato – Bettelheim
In ultimo, il bambino che legge la fiaba, e che spesso vive sentimenti di frustrazione e inadeguatezza di fronte al mondo che lo circonda, si può identificare nel giovane sempliciotto, l’eroes della fiaba, che grazie alle proprie forze riesce a realizzarsi.

“…si infilò le scarpe rosse, e fin qui non c’era nulla di male, ma poi andò al ballo e cominciò a danzare.
Quando volle andare a destra, le scarpe la portarono a sinistra, poi volle inoltrarsi per la casa, ma le scarpe la condussero all’ingresso e poi giù per le scale, per la strada fino alle porte della città. Ballava e doveva continuare a ballare e intanto giunse nel bosco nero.”
Le scarpette rosse – C. Andersen

“La maestra Mela fa un sospiro: anche quest’anno Tobia non avrà voglia di impegnarsi e non farà i compiti a casa, e la farà arrabbiare.
Lui è così. Pigro e svogliato, ma quest’anno lei sarà un po’ più severa e non gli permetterà di prenderla in giro.
E comincia a scrivere alla lavagna il suo benvenuto:
BUONGIORNO E BENVENUTI A SCUOLA
«Ed ora leggete e ripetete tutti insieme», e tutti gli alunni leggono e ripetono insieme; solo Tobia resta in silenzio e guarda la lavagna con occhi spaventati.
Lo sapeva già stamattina, quando si è svegliato, che sarebbe andata così; lo sapeva anche quando la mamma, prima di uscire, gli ha fatto mille raccomandazioni: «stai attento, non distrarti e ascolta quello che dice la maestra e stavolta, fai il bravo, impegnati!».
Lo sapeva quando ha visto la maestra scrivere sulla lavagna, e il suo cuoricino ha cominciato a battere forte forte, e avrebbe voluto scappare lontano da lì.
Tobia guarda le lettere scritte sulla lavagna e quelle dispettose, come fanno sempre, cominciano a tremare piano, e poi si spostano e girano disordinate sulla lavagna, come piccole farfalline, anzi, ora hanno anche le ali.
“Fermatevi per favore”, pensa Tobia mentre la maestra Mela lo sta già richiamando.
«Tobia, leggi e ripeti quello che c’è scritto sulla lavagna», il tono della maestra è già meno gentile, e lui vorrebbe davvero non farla arrabbiare ma le lettere continuano a girare in tondo e quando finalmente si fermano lui non riesce proprio a capire cosa c’è scritto.
Duongiromo dEMDEMUti sQuoTA
E così, come succede sempre, Tobia resta in silenzio a guardare stupito le parole che non riesce a capire, mentre i compagni attorno a lui cominciano a ridacchiare e la maestra Mela comincia a perdere la pazienza.
«Tobia, non pensare di iniziare anche quest’anno come gli altri, devi smetterla di tirarmi in giro, come fai a non leggere quello che ho scritto!?».
Ora ha quasi urlato la maestra Mela, che si era promessa che non avrebbe perso la pazienza.
E Tobia rimane in silenzio, guardando le lettere indecifrabili sulla lavagna che hanno ripreso a volare e, ora, sono diventate davvero farfalline che se ne vanno dalla lavagna e si posano sui rami dei castagni e si infilano nei cespugli di more selvatiche, e lui le insegue con lo sguardo e pensa che, forse, anche lui potrebbe volare con loro e andarsene via da lì.”
Domenica 9 ottobre all’auditorium San Barnaba di Brescia ha avuto luogo l’evento Dislessia tra musica e parole che ha raccolto testimonianze, parole, storie e musica per raccontare la dislessia; uno degli eventi curati dalla AID in occasione della settimana della dislessia, in cui sono stati organizzati incontri, sono state coinvolte scuole e Università per parlare di dislessia, e per sensibilizzare chi ancora non la conosce a fondo.
Un evento importante, per una causa importante a cui siamo fiere di aver partecipato.
Le parole di Tobia, il coniglietto che colora il mondo è la fiaba che abbiamo scritto in occasione della settimana della dislessia, e che sarà utilizzata nelle scuole della provincia di Brescia, come strumento didattico e, a essa, sarà legato un concorso per i bambini delle scuole che dovranno disegnare le avventure del piccolo coniglietto, e dei suoi amici.
Un altro evento importante che vi racconteremo presto!
Conoscere è importante, perchè ci aiuta a comprendere e ci permette di aiutare: visitate il sito della AID associazione italiana dislessia
“Creatività è sinonimo di “Pensiero divergente”, cioè capacità di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. È “creativa” una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti (anche dal padre, dal professore e dalla società), che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. Tutte queste qualità si manifestano nel processo creativo. E questo processo – udite! Udite! – ha un carattere giocoso: sempre” Gianni Rodari – Grammatica della Fantasia
La nostra società attuale, spinge l’essere umano a conformarsi in un modello teso all’apparenza, all’individualismo, alla perdita di relazioni e valori.
La fantasia, la curiosità, la passione, la mente in movimento che non si ferma alla prima apparenza, o si accontenta della prima risposta; queste caratteristiche sono nutrimento per attivare il pensiero creativo, sono doni che l’ uomo ha già in sè, e troppo spesso se ne dimentica; ma i nostri ragazzi sono menti fertili che aspettano solo di essere alimentate per far uscire la ricchezza che è dentro di loro.
E sanno regalarci cose meravigliose!
Proseguono i lavori di CreaTTivo; i bravissimi ragazzi della 4A del Liceo Artistico Canova di Vicenza, stanno lavorando con passione ed entusiasmo ai disegni, che vi mostreremo e che accompagneranno le loro fiabe metropolitane in un libro artistico che sarà donato alla scuola.
Non ci stanchiamo mai di regalarvi emozioni…

Come? Non capite cosa c’è scritto? Però, così potete capire cosa legge un bambino che ha disturbi di apprendimento, un bambino dislessico, che non è un bambino malato, non è un bambino pigro, non è un bambino che non sa fare niente.
E‘ un bambino spesso molto creativo, pieno di fantasia e molto intelligente -per questo maggiormente discriminato : è intelligente ma pigro – e che ha solo bisogno di essere aiutato perchè ha modi e tempi differenti dagli altri per imparare.
C’è ancora molta confusione sulla dislessia, e poche informazioni.
La AID associazione Italiana Dislessia, presente con vari sede in tutta Italia, promuove dal dal 4 al 10 ottobre 2016, “la prima edizione della Settimana Nazionale della Dislessia: 600 iniziative su tutto il territorio nazionale, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), per sensibilizzare il pubblico su un disturbo che è ancora per molti un tabù. Per questo motivo lo slogan di questa prima edizione è “Costruiamo Insieme un Futuro di Diritti e Informazione”
Stand informativi nelle piazze, corsi di formazione per i docenti e i genitori, spettacoli teatrali e laboratori didattici interattivi per i ragazzi: sono alcune delle tante iniziative organizzate dalle sezioni di AID in tutta Italia.”
Anche per la città di Brescia c’è un ricco programma di appuntamenti.
Per questo evento ci è stato chiesto di scrivere una fiaba, che raccontasse la dislessia, e per noi è stato un onore: siamo entrati in un mondo che anche noi non conoscevamo bene e per raccontare la storia di Tobia, il coniglietto che non sa usare le parole – la storia di tutti i Tobia – siamo entrati nel suo piccolo mondo, pieno di parole confuse, di paura e solitudine e abbiamo guardato, intorno a noi, con i suoi occhi.
Le parole di Tobia, il coniglietto che colora il mondo è la nostra fiaba per la dislessia che sarà anche utilizzata nelle scuole della provincia di Brescia come strumento didattico, per gli alunni, per gli insegnanti e per i genitori, perchè anche chi non è dislessico deve imparare, e deve essere aiutato a conoscere la dislessia: perchè ognuno di noi è diverso dall’altro, e qualcuno lo è un pò di più, ma il rispetto delle reciproche differenze è fondamentale, perchè sono proprio queste differenze che ci rendono unici.
Domenica 9 ottobre, presso la sala San Barnaba di Brescia, avrà luogo l’evento dislessia tra musiche e parole: testimonianze e riflessioni accompagnate da musica, musica e letture.
Non mancate!