Il piccolo suonatore

il suonatore

Patrizia Kovacs

Il piccolo suonatore di chitarra non aveva cibo da giorni. Spesso nel villaggio suonava nella piazza, o davanti alle porte chiuse delle case, e ogni tanto rimediava un pezzo di pane, e se andava bene, una zuppa calda.

Ma le sere erano sempre più fredde, e la generosità degli uomini era sempre meno.

Quella notte, infreddolito e affamato, guardò la sua compagna di sempre, la sua chitarra, e  pensò che era davvero inutile, che non serviva a sfamarlo. Con rabbia pensò che avrebbe potuto bruciarla, almeno l’avrebbe scaldato!

Con le lacrime agli occhi stava cominciando a romperla quando si sentì chiamare, e vide la coppia.

Sembravano più infreddoliti ed affamati di lui, ma la donna le chiese di suonare per loro, perche la sua musica avrebbe alleviato il loro cammino.

Il piccolo suonatore restò incantato dal suo dolce sorriso, e con un nuovo calore nel cuore, prese in mano la chitarra e suonò per loro, incurante del freddo e della fame.

Suonò tutta la notte, e la sua musica li accompagnò gioiosa, e da allora al piccolo suonatore non mancò mai un pasto caldo e un posto per dormire perchè portava in sè la Grazia di Dio.

Illustrator – Patrizia Kovacs

Gli abeti

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Patrizia Kovacs

Quando Dio creò gli alberi li fornì di radici, affinché si ancorassero saldamente alla terra, e di rami che potessero elevarsi verso il cielo. Perché è da lì che gli alberi erano venuti e non dovevano mai dimenticare mai la loro vera patria. Da allora, gli alberi protendono i loro rami verso il cielo a ricordo del loro Signore e Creatore, come in un’incessante preghiera. Così faceva pure l’abete, un tempo: ergendo i suoi lunghi e larghi rami, svettava sopra gli altri alberi. Oggi è completamente diverso e c’è un motivo.
Ancora una volta, di sera, Maria, la Dolce Madre di Dio, e Giuseppe suo marito, non avevano trovato alcun riparo per la notte ed erano lontani da qualsiasi abitazione umana. Così dovettero trovare un giaciglio in mezzo a un bosco di abeti alti e slanciati. Laggiù cercarono di riposare ma faceva molto freddo – il vento soffiava e si mise a nevicare, prima dolcemente, poi sempre più fitto. Anche stringendosi contro il tronco degli alberi slanciati, non si era affatto protetti. Allora Maria, nel suo sconforto, si mise ad accarezzare il tronco dell’albero che la riparava e disse: “ Perdonami di interrompere la preghiera che tu rivolgi a nostro padre. Ma guarda: Dio stesso si è chinato verso la terra. Io porto suo Figlio sotto il mio cuore. Ha bisogno del tuo aiuto”.
Alle parole di Maria, un brivido percorse l’albero. Lentamente, molto lentamente, l’abete rivolse i suoi rami verso terra, tanto bene da formare un ampio tetto. Come tutti gli altri alberi, l’abete aveva perso i suoi aghi in autunno. Ma in quel momento nuovamente germogliarono, e da allora non li avrebbe mai più persi! Così, sotto i rami dell’abete, Maria e Giuseppe trovarono un riparo sicuro per la notte.
Poiché, per venire in aiuto alla Santa Famiglia, l’abete aveva interrotto la sua silenziosa preghiera, a Natale viene onorato in modo speciale. I suoi rami compassionevoli vengono ornati con candele illuminate e, fra tutti gli alberi, è lui che viene scelto per irraggiare luce davanti agli uomini e davanti Dio.

Georg Dreissig – La luce nelle Lanterna –

Patrizia Kovacs Illustrator

Il cane

cane

Patrizia Kovacs

La notte scese quasi improvvisa, e con essa il freddo pungente. Avevano incontrato una sola locanda, e Giuseppe aveva chiesto se potevano riposarsi in un angolo per  la notte, ma l’oste li aveva respinti in malo modo, e aveva minacciato di slegare il suo grosso cane, un mastino rabbioso, che teneva alla catena.

Proseguirono il cammino in silenzio; Giuseppe con le spalle curve, e Maria gli prese la mano -Non importa, troveremo un posto per dormire –

Si fermarono nell’angolo di un muro diroccato che una volta era stata una casa e Giuseppe coprì Maria con il suo mantello, ma sapeva  che il freddo le avrebbe impedito di dormire.

L’oste, sbraitando, liberò il cane della catena per la notte, perchè facesse la guardia. L’aveva addestrato per questo, ed erano più i calci che le carezze, ma il cane gli ubbidiva sempre. Non lo amava, non poteva conoscere l’amore perchè non ne aveva mai ricevuto,  ma era il suo padrone.

Il cane, libero dalla catena cominciò ad annusare nervosamente  l’area attorno alla locanda, cercando il nuovo odore che aveva invaso la sua piccola anima.

E poì partì, correndo sul sentiero buio, incurante delle grida dell’uomo. Seguì l’odore senza problemi, era un perfetto segugio, e arrivò in breve alla casa diroccata, dove si erano fermati Maria e Giuseppe.

Si fermò ansante, e mentre Giuseppe, vedendolo, stava prendendo il suo bastone, si accucciò di fronte a Maria, la testa bassa, emettono piccoli guaiti in segno di resa e di rispetto.

Maria tese la mano, ed il cane si avvicinò, leccandola, e poi si accucciò vicino al suo ventre, coprendola e riparandola con il suo caldissimo e ispido pelo per tutta la notte.

– 14°giorno di Avvento-

Ilustrator Patrizia Kovacs

La ninna nanna del Re

coniglio

La lepre stava cercando cibo, in fretta perchè non era buona cosa stare fuori dalla propria tana a lungo.
Era una femmina, e aveva da poco avuto i cuccioli che la aspettavano

affamati. Temeva di incontrare altri animali, altrettanto affamati che avrebbero visto in lei un ottimo pranzo e temeva di incontrare l’uomo, il più pericoloso di tutti gli animali.

Prima di vederli annusò il loro odore, e l’istinto le disse di scappare.

Ma mentre si stava puntando con le lunghe zampe posteriori pronta al balzo verso la sua tana, pronta alla fuga, sentì il canto.

Una voce dolcissima, una ninna nanna cantata per far dormire tutti i bambini del mondo, tutti i cuccioli di ogni animale, senza nessuna distinzione di razza, genere o colore.

La lepre si voltò e con piccoli saltellì si avvicinò, senza paura, alla donna che avanzava cantando con le mani sul ventre; cantava per il suo piccolo Re.

Il canto del gallo

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Patrizia Kovacs

Il gallo si muoveva altezzoso in mezzo alle sue galline, che leste raccoglievano il poco becchime  sparso per terra.

Era vecchio, quasi sordo, e aveva perso la baldanza degli anni in cui era un giovane galletto sempre pronto alla rissa, ma sapeva tenere a bada le femmine del suo pollaio, e il suo canto all’alba non aveva perso il suo vigore, e la sua potenza.

Era pomeriggio inoltrato, e rimase sopreso quando vide arrivare la coppia che camminava accanto all’asino. L’essere umano in genere non lo interessava, lo riteneva stupido, sempre attaccato ai soldi o alla bottiglia. Ma loro erano diversi. Non vedeva bene da un occhio, perciò piegò la testa e li guardò con l’occhio buono mentre passavano vicino al suo pollaio.

Forse non vide con l’occhio da povero vecchio gallo, ma vide con il cuore di una piccola anima semplice.

E non ebbe dubbi. Quando Maria e Giuseppe gli passarono davanti  furono accompagnati dal suo canto, potente, indiscusso e  maestoso, che continuò fino a sera.

Un canto degno di un re.

La mendicante

 

mendicante

Patrizia Kovacs

 

La mendicante era seduta sul freddo selciato, appoggiata al muro di una vecchia casa. La conoscevano tutti nel piccolo villaggio e spesso rimediava un pezzo di pane e un pò di zuppa calda.

Guardò la coppia che arrivava lenta dal sentiero. Camminavano a fatica, e lui era pallido e serio, lei era stanchissima ma con un viso sereno.

Passarano accanto a lei e l’uomo guardò con inconsapevole insistenza la ciotola con dentro la zuppa che la donna teneva in mano.

-Avete fame?- chiese la mendicante alla coppia.

_ Si – rispose con un filo di voce la donna.

La mendicante guardò la propria misera zuppa  – Ho poco, ma quel poco possiamo dividerlo. E divise con loro il suo poco cibo.

Quando la coppia ringraziandola se ne andò, la mendicante guardò la sua ciotola e vide che era colma di ottima zuppa bollente.

L’ inchino della montagna

Sulla strada trovarono una montagna impervia. Nemmeno l’asinello sarebbe riuscito ad attraversarla.

Giuseppe si sentì sfinito. “Ti porterò fra le mie braccia se servirà, ma troveremo il modo di passare.”

Maria guardò quell’uomo buono. Sorrise.

La montagna si inchinò alla Regina che portava il piccolo Re nel suo ventre, aprendosi in un lungo sentiero.

Patrizia Kovacs – L’inchino della montagna

Lei porta la vita

Il giorno si levò, e Maria e Giuseppe ripresero il viaggio sulla terra arida e secca. Maria guardò triste il suolo senza vita e fece un sospiro.

Sottili, ma forti, lunghi steli di verde linfa nacquero al suo passaggio…

Lei portava la vita…

Patrizia Kovacs

La stella

Scese la notte cupa e fredda.  “Dobbiamo fermarci, è troppo buio per continuare” . Giuseppe si tolse il mantello e con rispetto coprì le esili spalle di  Maria, e guardò preoccupato i suoi occhi lucidi ammirare il cielo. Vide il suo improvviso, bellissimo sorriso. Si voltò a scrutare la notte e guardarono insieme la lucente Stella.

Patrizia Kovacs

Il sentiero sassoso verso Betlemme

Patrizia Kovacs -

Patrizia Kovacs –

Oggi è il primo giorno d’Avvento, e il primo giorno del nostro Calendario dell’Avvento.

Aprite la prima finestrella, e ascoltate la storia che parla  di un lungo cammino…

Maria e Giuseppe erano in cammino verso Betlemme. L’asinello trotterellava allegramente davanti a loro. Giuseppe era abituato a camminare e aveva un buon bastone, così poteva camminare di buon passo. Maria, la dolce Madre di Dio, faceva quanto meglio poteva per andare al suo ritmo, ma sulla via i suoi piedi delicati inciampavano spesso contro i sassi scuri e appuntiti. Stringeva i denti per nascondere il dolore. Ma poi si lasciò sfuggire una lacrima, che non riuscì a trattenere. L’asinello non si accorse di nulla e nemmeno Giuseppe che era preoccupato di non perdere la strada. Però l’Angelo che accompagnava i viaggiatori notò che Maria piangeva. Si chinò verso di lei e le disse: “Perché piangi, piccola serva amata dal Signore? Sei in cammino verso Betlemme, dove darai alla luce il Bambino Gesù: non ne sei felice?”. Maria gli rispose: “Il pensiero del Bambino che fra poco nascerà mi riempie di gioia. Ciò che disturba il mio cammino sono questi sassi scuri e appuntiti contro i quali inciampo e mi scortico i piedi”. A queste parole l’Angelo volse il suo sguardo verso le pietre. Le guardò con i suoi occhi chiari, irraggianti luce. Ed ecco: sotto il suo sguardo le pietre si trasformarono; arrotondarono i loro angoli e spigoli e presero dei riflessi colorati. Alcune diventarono addirittura trasparenti come vetro, rilucendo sulla strada illuminate dall’Angelo.
Allora Maria avanzò con passo sicuro. Davanti a Lei la strada scintillava e riluceva di mille luci, e nessuna pena venne più a infastidire la sua marcia verso Betlemme.”

La luce nella lanterna Georg Dreissig

Illustrator – Patrizia Kovacs