Il pastore

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Illustrator Patrizia Kovacs

Il pastore si alzò da terra con un sospiro: era ora di andare, cominciava a fare buio e faceva molto freddo. Doveva riportare le sue pecore nella stalla, e poi avrebbe mangiato una zuppa calda, si sarebbe scaldato un po’ al fuoco e poi, come al solito, si sarebbe appisolato sulla scomoda poltrona di tessuto rovinato.

Ogni giorno passava così e a dire il vero lui non chiedeva altro. Nemmeno sapeva che c’era dell’altro; non aveva voluto moglie per non affrontare l’amore, non aveva mai desiderato figli per non vedere disilluse le sue aspettative. Aveva le sue pecore, e loro erano sempre le stesse. Facevano sempre le stesse cose; era rassicurante.

Ma quel giorno qualcosa cambiò: il pastore contò le sue pecore e si accorse che ne mancava una, la più piccola, e si rese conto in quel momento, la sua preferita, forse perché quando voleva un po? di cibo, si avvicinava a lui piano e spingeva, con delicatezza, il muso sul suo braccio.

Si guardò intorno e non vide niente, anche perché era sempre più buio. Con un nuova pena nel cuore decise di andare a cercarla, e chiamando a sé le altre pecore, si incamminò verso la collina da dove stava spuntando una pallida luna. La sera era gelida e il cielo era terso, e il pastore per la prima volta si fermò a guardare lo spicchio di luna che sembrava andargli incontro. Che spettacolo pensò suo malgrado. Si fermò e guardando  in alto, si rese conto delle stelle e fu invaso dall’immensità del cielo; per un attimo gli mancò il respiro.

Si sentì piccolo, di fronte a quell’immensità e nello stesso tempo si sentì di farne parte.

Sentì un nodo allo stomaco, e nemmeno si accorse delle lacrime che cominciavano a rigargli il viso segnato dal tempo.

-Perché era triste, nonna?- volle sapere la piccola Gemma.

-Non era triste a dire il vero- rispose la nonna – era felice, per la prima volta in vita sua, era felice.

Si sedette per terra, sull’erba fredda, circondato dalle sue pecore che lo scaldavano con il loro fiato caldo.

Restò a lungo seduto per terra, facendosi tutte le domande che non si era mai fatto, e desiderando tutto quello che non aveva mai desiderato, piangendo tutte le lacrime che non aveva mai pianto. Si mosse solo quando sentì belare la sua pecorella smarrita e la trovò incastrata in in grosso cespuglio di more. Con delicatezza la liberò dai rami e la strinse a sé,  come avrebbe fatto con un figlio, e tornò a casa, camminando piano, sentendosi vivo, mentre la luna, complice, gli illuminava la strada.

 

I colori di Sofia

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“«Chi sei?», le chiede piano.
«Sono la Tristezza, non vedi?». Risponde con tono lamentoso la forma scura.
«E cosa fai?»
«Domanda sciocca!». Risponde con un sospiro la Tristezza.

«La mia mamma mi ha detto che nessuna domanda è sciocca, quando vuoi sapere il perché delle cose», risponde quieta Sofia.”

Una fiaba per il tuo natale, da regalare o perché no, da regalarti.  I colori di Sofia, dedicata a chi vede solo il buio e ancora non sa che si può colorare.

Con i disegni di Chiara Petrillo

 

Danza

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Il principe l’aveva aspettata, la prese per mano e ballò soltanto con lei. Quando la invitavano gli altri, diceva: “Questa è la mia ballerina.”

Cenerentola – F.lli Grimm

L’inizio

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Una nuova fiaba  è sempre una nuova emozione.

Nuove idee, nuove sensazione che ti avvolgono e ti invadono la mente…

Un nuovo progetto, nuove storie e nuovi personaggi che iniziano a vivere dentro di te, ti svegliano al mattino presto quando vorresti dormire ancora un pò  e ti distraggono mentre stai  leggendo; ti sussurrano all’orecchio di regine, magie e streghe.

Di un cuore perduto…

Ti spingono, ti incitano, ti  pressano perchè vogliono iniziare  a vivere attraverso le tue parole, vogliono raccontare la loro storia, vogliono essere.

Non ho mai saputo resistere al loro imperioso richiamo…

Così partiamo! Vuoi seguirci? Mandaci la tua mail tramite il modulo di contatto sotto, o scrivici a fiabeincostruzione@gmail.com, ti porteremo con noi, ti racconteremo le emozioni, e gli incontri che faremo; ti mostreremo i back stage e ti racconteremo una storia nella storia.

Ti portiamo nella magia!

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Il Lupo

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Unknowed – Berlin

La donna sana assomiglia molto al lupo, robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante”

Clarissa PInkola Estés

W la scuola!

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Oggi inizia la scuola e anche se, il risultato di una piccola, informale  intervista, condotta fra fieri studenti della scuola primaria, dice che tornare a scuola è bello – dato senz’altro positivo e molto interessante – si sa, torna la scuola e tornano i compiti, le interrogazioni, e le lunghe ore seduti in classe.

C’è una bella tradizione, poco conosciuta in Italia – che risale ai primi dell’800 – diffusa in Austria e Germania: il primo giorno di scuola, i bambini ricevono in dono dai genitori la Schultüte: un cono di cartone  decorato con i personaggi preferiti delle fiabe, o i propri supereroi, che può essere acquistato, o preparato in casa – e nonostante ogni negozio li proponga di ogni misura e colore, sembra sia diffusa la moda del faidate, e ogni mamma sempre più,  lo prepara personalmente per il proprio bambino.

I coni che sono riempiti con dolci – soprattutto – e  penne colorate, gomme, libretti, e  pupazzi, possono essere piccoli o a misura di bimbo, e intendo alti  quanto lui! Ogni bambino porta a scuola la propria Schultüte ed è bello vedere per le strade, il primo giorno di scuola,  gruppi di bambini con il prezioso cono colorato infilato nello zaino.

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In Italia non abbiamo la Schultüte, non ancora almeno, così abbiamo pensato di regalarne noi una, a tutti i bambini che oggi iniziano la scuola;  una Schultüte virtuale, naturalmente, ma il bello è, che ogni bambino può immaginare di metterci dentro quello che vuole, e non mi riferisco solo a dolci e piccoli giochi, ma anche qualche bel voto, dei compagni simpatici e dei maestri che non perdono la pazienza – e a volte sappiamo che ne serve tanta –

Anche noi ci mettiamo dentro qualcosa: l’augurio di usare la fantasia, di essere curiosi, di aver voglia di  imparare,   di aver voglia di conoscere, conoscere per davvero, anche chi abbiamo di fronte e, magari,  è tanto diverso da noi.

Vi auguriamo di avere una scuola che rispetta le differenze, e le valorizza, e che vi aiuta a crescere e a scoprire la luce meravigliosa che è dentro ognuno di voi e aspetta solo di poter brillare.

E poi fiabe – non potremmo fare diversamente – fiabe da leggere, da raccontare e da  inventare.

Abbiamo detto più volte di come i nostri ragazzi, piccoli e meno piccoli, con i giusti stimoli possano dare risultati meravigliosi – ad esempio creaTTivo , e il recente bellissimo lavoro fatto dalle maestre della scuola Primaria di Padenghe  con i loro piccoli alunni, nell’ambito del Concorso letterario Un Paese da Fiaba.

Ci auguriamo sempre più che la nostra Scuola  sappia adeguarsi al cambiamento, e che non diventi la solita  sterile occasione di strumentalizzazione politica; che sappia rinnovarsi per  dare la giusta attenzione e  i giusti strumenti agli insegnanti – e ad ogni addetto ai lavori –  per  rispondere adeguatamente al bisogno educativo – fondamentale – di cui hanno bisogni oggi i nostri bambini, i nostri adolescenti,  gli adulti di domani:  saranno loro a portare avanti il mondo!

 

Ci sono cose…

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Ci sono cose da fare di notte,

chiudere gli occhi, dormire

avere sogni da sognare

orecchie per non sentire.

 

Il popolo invisibile

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Un giorno Odino, travestito da viandante, bussò alla porta di una piccola casa e chiese ospitalità. Venne accolto e gli venne offerto persino il letto, l’unico che possedevano. Si trattava di una famiglia numerosa e i genitori erano così poveri che non avevano di che vestire i figli. Padre e madre si vergognavano di ciò e presentarono allo straniero solo la metà dei loro figli. Il Padre degli Dei li trovò amabili e chiese alla madre se ne avesse altri oltre a quelli. La donna rispose di no. Naturalmente il buon Dio sapeva benissimo che aveva altri figli e domandò ancora: “Mia buona donna, mi hai davvero presentato tutti i vostri figli?”. “Certamente – mentì la donna sorridendo -Non sono forse abbastanza?”. Odino si accontentò di questa risposta e si sedette a tavola per la cena con i genitori e la metà dei loro figli. Notò che quella famiglia era molto pia e ringraziava il Signore per il cibo e, nonostante fosse appena sufficiente per loro, lo condivisero con lo straniero. Odino notò con approvazione che tutti i bambini si misero in tasca un po’ di pane secco da portare ai loro fratelli e sorelle nascosti. Il giorno seguente prima di andarsene, il dio disse alla famiglia tanto ospitale: “Ciò che è stato nascosto a me verrà nascosto anche agli occhi degli estranei”. Da quel momento, i bambini nudi diventarono invisibili; i genitori li percepivano e gli altri uomini potevano vederli soltanto quando lo desideravano i bimbi stessi.”

La leggenda, tramandata dagli antichi racconti della tradizione popolare islandese, racconta che i bambini invisibili, a cui Odino donò le ali, da allora vennero chiamati Alfar- Elfi – e diventarono creature fatate, che si nascondevano agli occhi dell’uomo, ma potevano  mostrarsi se incontravano un cuore puro.

Ancora oggi, se vi capitasse di fare un viaggio nelle bellissima, fredda e magica Islanda il cui nome signifca terra ghiacciata – un paesaggio dalla natura incontaminata, circondata da laghi, dai fiumi glaciali, e dai vulcani – potreste incontrare qualcuna di queste piccole creature fatate. 

E’ una cosa abbastanza comune nel paese nordico, dove la maggior parte della sua popolazione crede fermamente nell’esistenza degli elfi, e non mi riferisco ad una credenza magica, ma ad una percezione superiore che consente di vedere oltre quello che mostrano gli occhi, unito  al profondo rispetto per la natura che li circonda.  Gli adulti possono incontrarli, se hanno un buon cuore, mentre per i bambini è più semplice, perchè sono ancora puri.

Un masso non è solo un masso, ma potrebbe essere  la casa degli Alfar e se guardate bene potreste vedere anche le luci all’interno; non bisogna distrubarli e, in Islanda sono molto rispettati e molti sono i racconti di chi li ha incontrati per davvero: sono creature che normalmente sono buone e amichevoli, ma possono fare terribili dispetti se li fate arrabbiare.

Ne sanno qualcosa i lavoratori di un’azienda di costruzione che hanno dovuto dissotterrare un masso per placare l’ira del popolo invisibile, che era stato disturbato dai lavori di costruzione di una strada e mostrava la propria ira causando una serie di incidenti, ai macchinari e alle persone.

Sveinn Zophoniasson, dell’azienda Bass, ha raccontato al giornale una serie di disavventure capitate a Siglufjördur, nel nord, per aver ricoperto con tonnellate di detriti in agosto 2015 la Alfkonusteinn, ovvero la “roccia di madama elfo”.

La strada in costruzione è stata inondata, ci sono state frane, l’uomo che è andato a controllare i danni s’è ferito, una macchina movimento terra s’è rotta, un giornalista andato a filmare i fatti è finito in un mare di fango ed è stato salvato a fatica e così via. “Nessuno aveva pensato alla roccia”, ha detto l’imprenditore contrito.

E non è un caso isolato:

Nel 1971, per spostare una loro roccia vicino a Reykjavik, fu necessario che le autorità aprissero una trattativa complessa e lunga. Non poterono tuttavia svolgerla direttamente: dovettero affidarsi a un medium.”fonte

Sembra che dopo questa trattativa, gli elfi abbiano deciso di cambiare zona e i lavori siano potuti proseguire.