Le forme della felicità

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Una nuova piccola fiaba  per affrontare la paura, la tristezza e la stanchezza di questi strani giorni. Il nostro esercizio di scrittura, creare piccole storie dal binomio perfetto – come insegna  Rodari – dalla coppia improbabile di VIRUS E FELICITA’, si sta rivelando sempre più produttivo e interessante, pieno di piccole meravigliose sorprese.

Ogni piccola fiaba, porta con sé messaggi di speranza e bellezza; la voglia di cambiamento e di guardare il mondo con occhi diversi.

Ecco la nuova, bella fiaba di Fiorella B.

C’era una volta una Terra senza confini, né muri e barriere, il cielo era il tetto che proteggeva ogni essere vivente e l’aria portava con sé la parola libertà. Col tempo però alcuni esseri umani che la abitavano, decisero di tracciare con pennarelli indelebili numerose frontiere, cominciarono a voler respirare l’odore del metallo, non si curarono più del verde che ricopriva la terra, delle zampe che da sempre lasciavano impronte, delle ali che accarezzavano il vento e delle pinne che disegnavano splendide scie nell’acqua. Alcuni fortunati viaggiavano in lungo e in largo per il pianeta, camminavano seguendo le indicazioni fornite dall’imperatore denaro, orientandosi grazie alla bussola dell’infelicità: Narcisismo, Sfruttamento, Egoismo e Oblio.

Una sera un piccolo pipistrello si posò, come al solito, tra i rami di un albero. Ma quella notte non era solo. Era accompagnato da un minuscolo essere, così piccolo da sembrare invisibile, ma così forte da volersi chiamare Corona Virus, il re di tutti i virus. Si era messo in testa di oltrepassare ogni confine, voleva entrare nelle vite di ogni essere umano, ricco, povero, buono, cattivo, alto, basso, triste o contento. Il suo era un compito difficile: da una parte voleva donare alla Natura, a Madre Terra e ad ogni essere animale e vegetale il Tempo e lo spazio per potersi mostrare nuovamente in tutto il loro splendore; dall’altra desiderava che gli uomini riscoprissero un tesoro ormai nascosto dentro i loro cuori: la felicità. E proprio questo era il segreto: qualora gli uomini l’avessero trovata, il virus sarebbe scomparso per sempre, non avrebbe più avuto il potere di far ammalare le persone, non avrebbe potuto togliere loro l’amico di una vita: il respiro. Fu così che il virus cominciò a viaggiare di paese in paese, di casa in casa trasportato dall’aria, dalle braccia, dai baci e dalle mani di donne, uomini, vecchi e bambini. Molti di questi purtroppo lasciarono il loro corpo e questa terra, gli altri decisero di rifugiarsi nelle loro case, nelle loro capanne, nelle loro tende o semplicemente sotto una coperta per cercare di sfuggire a questo virus tanto forte quanto pericoloso.

E fu così che ogni essere umano cominciò a riscoprire la Nobiltà d’animo, la Semplicità, le Emozioni, l’Oggi vero e prezioso. Questa bussola cominciò a mostrare la via verso il tesoro nascosto dentro i cuori di ciascuno. Ecco che gli occhi cominciarono a godere dell’assoluta bellezza del tramonto, dell’alba, della volta celeste, del chiarore della luna piena; le orecchie divennero incredibilmente sensibili al canto del vento, al fruscio delle foglie, ai concerti degli uccellini in amore, alle voci delle persone con cui vivevano e alla sacralità del silenzio; il naso riscoprì il profumo del pane fatto in casa appena sfornato, dei fiori sui davanzali con cui si iniziava anche a scambiare incredibili racconti, l’odore della pelle dei propri familiari, la freschezza dell’aria che entrava dalle narici, il profumo delle pagine di un libro mai letto, l’essenza delle fotografie ormai dimenticate in vecchi album impolverati; le mani ricominciarono a creare, a dare vita ad oggetti strabilianti, a far vibrare corde di strumenti musicali appesi alle pareti da troppo tempo, ad impugnare la penna e scrivere parole, emozioni e meravigliosi racconti, a riportarsi con delicatezza vicino al cuore. Durante questa caccia al tesoro, lungo questo cammino, al virus cominciò così a vacillare la corona….

La Felicità stava riprendendo forma, anzi, tante forme.

Il virus che si credeva re

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Una nuova fiaba che racconta la storia di un virus che credeva di essere un Re.

Piccole, deliziose storie che nascono dall’unione di una coppia davvero improbabile: cosa può nascere da VIRUS E FELICITA’?  Come direbbe Rodari, un binomio perfetto, e in più, tante belle parole di speranza e positività.

Naturalmente aspettiamo anche la tua fiaba…

Ecco la nuova, bellissima storia di Bruna Andruccioli

In un paese lontano lontano c’era una volta un essere così piccolo che nessuno poteva vederlo e siccome aveva una specie di corona sulla testa, si credeva un re e si faceva chiamare Coronavirus. Il fatto che nessuno lo vedesse lo faceva arrabbiare moltissimo. Fu così che diventò assai cattivo e cominciò a torturare gli uomini.

Spadroneggiava dappertutto e diceva loro: – Dovete sottostare tutti al mio potere. Il re sono io e qui comando io. Ma gli uomini, che a loro volta si credevano i padroni della terra, non lo consideravano affatto e continuavano la loro vita frettolosa e disordinata. Allora cominciò una guerra senza quartiere.

Piccolo com’era, il virus riusciva a entrare di soppiatto nel corpo degli animali e poi delle persone e li faceva ammalare. Un giorno avvenne che, dopo vari tentativi, dal corpo di un pipistrello riuscì ad entrare in quello di un uomo. Il malcapitato cominciò a tossire, a tossire e alla fine non potendo respirare, morì. Com’era contento il virus di vederlo soffrire!

 All’inizio colpiva soprattutto i vecchi e quando si vantava dei suoi successi gli amici virus gli dicevano:

– Che sforzo che fai! Colpisci i vecchi che sono già malandati; sei un vigliacco; ti voglio vedere come te la cavi con quelli più giovani…

Da quel momento allora cominciò a dar la caccia anche ai più giovani e tutti erano molto impauriti, anche perché non sapevano dove si nascondesse. La gente fu costretta a tapparsi in casa, le strade diventarono silenziose, le porte chiuse, i giardini abbandonati. Fuori non c’erano più saluti né sorrisi, niente strette di mano. Non cinguettavano più neanche gli uccellini e non suonavano le campane. Sembrava che gli uomini avessero perso la loro parte più bella e più calda: vivevano distanti e angosciati.

Intanto però i nemici del virus cominciarono a combatterlo uniti e compatti e riuscirono a scacciarlo dal regno. Il Corona allora scappò nei paesi confinanti e, completamente impazzito per la paura, mieteva vittime a più non posso. I nemici capirono che la loro strategia funzionava e raddoppiarono gli sforzi.

Le persone barricate in casa, nel frattempo, costrette a fermarsi e a stare insieme, si impegnarono a trovare un modo per passare bene il tempo.

Fu così che ripresero una vita più lenta e tranquilla insieme ai loro cari. Dalle finestre trapelavano i profumi dei cibi cucinati insieme, le musiche di chi riscopriva talenti abbandonati, il canto di chi voleva mandare il suo messaggio d’amore. Meditavano sulla loro vita e qualcuno ringraziava il virus per avergli aperto gli occhi.

Intanto fuori la primavera stava preparando un mondo smagliante di luce e colori e ripuliva il cielo che diventava sempre più lucido e vivo; dentro il bozzolo delle case avveniva una lenta metamorfosi e gli uomini si preparavano a diventare tante farfalle colorate, pronte a librarsi nell’aria come un enorme arcobaleno.

Trovando porte e usci sbarrati, il virus s’indispettì, diventò ancor più cattivo e tentò di entrare dai camini, ma la fuliggine lo intrappolava e fu costretto ad andarsene, allora tentò di colpire i pochi che uscivano per fare la spesa, ma ebbe una brutta sorpresa: si erano coperti bocca e naso con una specie di museruola. Per quanto serrasse i pugni e battesse i piedi, non trovava nessun corpo in cui entrare.

Vistosi sconfitto, scappò a nascondersi sottoterra pieno di vergogna e non si vide mai più.

A questo punto porte e finestre si spalancarono, grandi e piccini sciamarono per le strade e nei giardini, gli uccellini ripresero a cantare e tutto ricominciò a funzionare. In quel periodo di sosta gli uomini avevano capito cosa serve per il loro benessere, la gioia invase i loro cuori e tutti si scambiarono gli abbracci e i baci che non si erano potuti dare prima.

Da quel momento iniziò il regno di Felicità e tutti vissero a lungo soddisfatti e contenti.