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La fanciulla si tolse le scarpe rovinate e poi si sfilò le calze pesanti.
Tirò un sospiro ma l’aria le si fermò fra il cuore e un pensiero e non volle uscire. Succedeva quasi sempre in qui giorni.
Quando posò il piede sull’erba umida sentì un brivido che le arrivò fino in testa, come una vibrazione che la percorse e si allargò in ogni punto del suo corpo.
Buffo… come un’improvvisa doccia refrigerante.
Camminò, lentamente nell’erba alta, in quell’immenso prato deserto, circondata dai meravigliosi e umili fiori dorati, inconsapevoli di tanta bellezza.
Arrivò al centro del prato e si guardò intorno incantata… era un quadro di Monet, ed ora lei ne faceva parte.
Che meravigliosa sensazione di quiete, serenità e fiducia. Sì, io mi fido…
Chiuse gli occhi, e lentamente si lasciò andare all’indietro e, come se il vento gentile e improvviso, la sostenesse, fu una danza, leggera mentre cadeva, e cadeva, e sembrava non finire mai.
Finalmente l’erba soffice l’accolse come un morbido cuscino di seta, l’avvolse in un abbraccio di fiori, colori, profumi e lei cominciò a ridere, e ridere e con quella risata uscirono tutti i respiri che li si erano fermati dentro per così tanto tempo, e volarono via, insiemi ai figli dei soffioni, alla paura e ai pensieri tristi.
Respira…