Il filo rosso

love

“C’era una volta, e forse c’è ancora, una giovane fanciulla con lunghi capelli dorati e gli occhi colore del cielo, sempre dolce, gentile,  sempre alla ricerca di incontrare l’amore vero. Andava spesso nel bosco e si sedeva sul vecchio tronco di un faggio, caduto per  un terribile temporale, e, lì, raccontava, alle piccole creature del bosco, come sarebbe stato il suo amore. Una mattina d’estate, finalmente incontrò un giovane Cavaliere e appena i loro occhi si incontrarono, capirono di amarsi, e da quel giorno continuarono a incontrarsi vicino al vecchio tronco caduto e, a raccontarsi i loro sogni con le parole segrete che  solo gli  innamorati, conoscono. Ma un giorno il Cavaliere arrivò all’appuntamento con uno sguardo gentile e distante e le disse che forse  non l’amava più, che  era confuso, che era troppo impegnato e mentre lei lo guardava, in lacrime, le diede l’estremità di un filo rosso di lana e le disse di tenerlo stretto, di non lasciarlo mai. Lui sarebbe stato all’altra estremità del filo e magari un giorno, l’avrebbe ricondotto da lei. Ovunque fosse. E se ne andò. E la fanciulla legò il filo al suo anulare sinistro, e  promise di non scioglierlo mai più. Il vecchio bosco scosse le fronde dei suoi castagni millenari e le parlò con la sua voce bonaria e antica: sveglia biondina! ” 

Una storia che si ripete sempre più spesso: lei, che chiamerò Paola, mi racconta la  fine della sua storia d’amore, quasi in lacrime. Un amore finito un anno fa, ma che ancora la tiene legata, perché lui, pur  non volendola più, ogni tanto la cerca. Un messaggio, dopo mesi,  una telefonata. Dopo mesi, la cerca per una serata di sesso, che apre mille speranze, ma che si dissolve nel silenzio del giorno dopo.

Si chiama orbiting il meccanismo per il quale chi lascia, non lo fa mai per davvero, e con un messaggio, un like – i social oggi, facilitano molto – oppure uno sterile buonanotte, inviato dopo mesi di silenzio,  ci tiene appese al nulla.

Perché fa così? Vuol dire che mi ama ancora, e forse ha solo paura! Perché  mi cerca ancora, se non mi vuole più? Questo è proprio il punto. Lui non vuole più la storia,e magari ne ha già un’altra,  ma ha  bisogno di soddisfare il proprio bisogno narcisistico di potere, e di essere certo che quella persona sarà sempre legata a lui – una porta aperta che chissà, può sempre servire – una rassicurazione inconscia, una fragile affermazione di sé, perché chi sembra più forte, nella relazione  è il più debole. Per amare, per amare davvero,ci vuole coraggio, impegno, e dedizione. Amarsi un po’, vuol dire avere cura, tempo, attenzione, e rispetto per l’altro. Anche quando si decide di lasciarlo libero, ma libero davvero, di continuare la propria vita. 

Baumann, lo definisce amore  liquido, quando afferma che oggi, sempre più, gli uomini sono alla ricerca di relazioni fisse ed equilibrate, dalle quali poi fuggono perché fanno paura, perché richiedono troppo  impegno e fanno sentire inadeguati

Così, sveglia biondina! Devi sapere che all’altra estremità del filo rosso, non c’è nulla e quello che tu scambi per attenzione, per paura, per amore, è solo la dimostrazione di una profonda svalutazione di te, come persona. 

Come uscirne? Per amare davvero qualcuno, bisogna prima, amare e rispettare  sé stessi; solo così sappiamo riconoscere la verità dell’amore. E riconoscere quando l’amore non c’è più. Vuol dire non mentirsi, vuol dire proteggersi e, fare   un atto psicomagico:  bloccare ogni possibile contatto con l’altro – social, telefono e altro –  per impedirgli di farci del male. Tagliare quel fragile, inutile filo rosso che ci tiene impigliate.

Un atto difficile ma molto potente che ci potrà donare autostima, forza,  e aprirci a nuove possibilità. 

 

Come comunichi?

 

Come comunichi? Una domanda che rivolgo spesso durante i miei corsi, e che rivolgo spesso a me stessa. La comunicazione è il mio pallino, il mio maggior ambito di interesse, di studio e di continua evoluzione.

Come comunichiamo oggi? In una società come la nostra, sempre più ad alto contenuto tecnologico, in cui le relazioni sono sempre più filtrate  e mediate dai computer, dai social, dai cellulari e dall’apparente, poco tempo a disposizione?

Ogni volta che parlo e insegno la “comunicazione” mi rendo conto di come sia difficile, oggi, relazionarsi l’un l’altro:  il valore di una comunicazione è dato dalla nostra capacità di dedicare del tempo ad essa: di essere empatici, di essere accoglienti, di essere fiduciosi. Di osservare senza giudizio. Di ascoltare, per davvero. Un dono che facciamo all’altro. Un dono che facciamo a noi stessi. Ogni volta  mi sento dire che non è facile.

L’intelligenza umana è una delle più alte forme di adattamento all’ambiente, lo diceva Piaget, grande psicopedagogista svizzero, e oggi è fondamentale utilizzare, bene,  gli strumenti che abbiamo a disposizione per relazionarci agli altri.

Possiamo usare intelligenza emotiva ed empatia per comunicare attraverso i social?

La risposta è naturalmente sì! Ogni volta che parlo e insegno la comunicazione ricevo in dono la ricchezza, l’esperienza, la voglia di migliorarsi e di trasformarsi dei miei discenti. Un dono reciproco di ricchezza e crescita reciproca.

Ed è stato così anche questa volta: un mese a parlare di comunicazione nell’ambito  di un Corso di  Digital Marketing e Social Media Management organizzato da Timiopolis  per giovani disoccupati.

Ana, Alice, Sara, Salam, Usman, Enver, Francesco, Andrea: un bellissimo gruppo di lavoro che ogni giorno, ha saputo mettersi in gioco, impegnarsi fino in fondo, collaborare, migliorare e crescere, imparare e insegnare, esprimendo emozioni e paure, dubbi e piccoli, meravigliosi successi.

” colgo l’occasione per ringraziarLa dello splendido lavoro che ci ha permesso di fare su noi stessi, grazie alle sue bellissime lezioni.” A.

Non smetterò mai di dire che la formazione è sempre una meravigliosa esperienza di crescita per chi impara ma anche per chi insegna.

Un grande privilegio… Grazie.