Il re Bazza di Tordo. Imparare l’amore

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Illustrator Irina Dobrescu – Ed Nord-Sud

Un re aveva una figlia di straordinaria bellezza, ma molto altera e sdegnosa, sicché‚ nessun pretendente le pareva degno di lei, ed ella li respingeva l’uno dopo l’altro, deridendoli per giunta. Una volta il re ordinò una gran festa e invitò quanti desiderassero ammogliarsi. I pretendenti furono messi in fila secondo il grado e il ceto: prima i re, poi i duchi, i principi, i conti e i baroni, e infine i nobili. La principessa fu condotta fra di loro, ma a ciascuno trovava qualcosa da ridire: questo era troppo grasso: -Che botte!- esclamava; quello era troppo lungo: -Lungo, lungo, alto fin là, bella andatura proprio non ha!-; il terzo troppo piccolo: -Così grasso e piccolino, sembra proprio un maialino!-; il quarto troppo pallido: -Terreo come la morte!-; il quinto troppo rosso: -Che tacchino!-; il sesto non era perfettamente diritto: -Legna verde seccata dietro la stufa!-. E così trovava sempre qualcosa da ridire su ciascuno; ma in particolare beffeggiò un buon re che si trovava in prima fila e aveva il mento un po’ ricurvo. -Oh- esclamò ridendo -quello ha il mento come il becco di un tordo!- E da quel momento lo chiamarono Bazza di Tordo. Ma il vecchio re andò in collera vedendo che la figlia non faceva altro che prendersi gioco dei pretendenti là riuniti, sdegnandoli, e giurò di darla in moglie al primo mendicante che bussasse alla sua porta. Qualche giorno più tardi un suonatore si mise a cantare sotto la finestra per avere una piccola elemosina. Quando il re l’udì, disse: -Fatelo salire!-. Entrò un suonatore lurido e cencioso, cantò davanti al re e a sua figlia e, quand’ebbe finito, domandò una modesta ricompensa. Il re disse: -Il tuo canto mi è così piaciuto che voglio darti mia figlia in isposa-. La principessa inorridì, ma il re disse: -Ho fatto giuramento di darti al primo accattone e lo manterrò-. A nulla valsero le proteste: fu chiamato il parroco ed ella dovette sposare il suonatore. Celebrate le nozze, il re disse: -Non si confà che la moglie di un mendicante abiti nel mio castello, non hai che da andartene con tuo marito-.
Il mendicante se ne andò così insieme a lei. Arrivarono in un grande bosco ed ella domandò:-Questo bel bosco a chi appartiene?- -Bazza di Tordo in suo poter lo tiene. Sarebbe tuo non l’avessi rifiutato.- Povera me, or tutto ho ricordato, come vorrei che ciò non fosse stato!-Poi attraversarono un bel prato ed ella chiese ancora:-Questo prato verde a chi appartiene?- -Bazza di Tordo in suo poter lo tiene. Sarebbe tuo non l’avessi rifiutato.- -Povera me, or tutto ho ricordato, come vorrei che ciò non fosse stato!-Giunsero poi in una gran città ed ella tornò a domandare:-Che prospera città! A chi appartiene?- -Bazza di Tordo in suo poter la tiene. Sarebbe tuo non l’avessi rifiutato.- -Povera me, or tutto ho ricordato, come vorrei che ciò non fosse stato!-Allora il suonatore disse: -Non mi garba affatto che tu rimpianga sempre un altro marito; non ti basto io, forse?-. Finalmente giunsero ad una piccola casetta, ed ella disse:-Ah, Dio mio! Che casa piccina! A chi appartiene la povera casina?-Il suonatore rispose: -E’ la mia casa e la tua, dove abiteremo insieme-. -Dove sono i servi?- chiese la principessa. -macché‚ servi!- rispose il mendicante -devi farti da sola ciò che vuoi.”

Ecco come la bella principessa, sdegnosa e difficile, impara che la sua arroganza le sta costando cara. Il re Bazza di Tordo, dei fratelli Grimm racconta, ad una prima lettura , che l’amore non è fatto solo di apparenza e che un re bassetto e “mentone” può con l’astuzia sposare la bellissima principessa, che l’aveva rifiutato e deriso.
L’arrogante principessa, dopo aver provato la povertà e le difficoltà,impostale dal suo pretendente,  scoprirà che il mendicante che ha sposato è proprio il Re Bazza di Tordo:
“Non aver paura- le disse questi -io e il suonatore che abitava con te nella misera casetta siamo la stessa persona: per amor tuo mi sono travestito così: e sono anche l’ussaro che ti ha spezzato le stoviglie. Tutto ciò è accaduto per spezzare il tuo orgoglio e per punire l’arroganza con la quale ti sei presa gioco di me. Ma ora tutto è finito, e adesso festeggeremo le nostre nozze”

Una fiaba classica, che a prima vista,  sembra anche un po’ maschilista, con un padre, il Re, che ripara all’orribile carattere delle figlia imponendole di sposare il primo mendicante che arriva alla porta, e poi anche il re pretendente che, pur amandola, le impone di vivere come una mendicante per darle una lezione.

Ma ad una lettura più attenta la fiaba ci fa vedere il Re Mentone, non come un macho apparentemente forte (con tanto di simbolo fallico – il lungo mento ), ma come un uomo veramente forte, innamorato convinto,  e sicuro del proprio amore, che si dimostra disposto, e non teme, di cambiare la propria posizione  – da Re si trasforma prima in mendicante e poi in ussaro – per crescere.

Non teme di cambiare, (quanto uomini sono disposti a farlo per amore?) per dimostrare il proprio sentimento alla giovane principessa bisbetica, che deve cambiare a sua volta – prima principessa, poi sguattera –  per crescere ed imparare ad amare in modo vero e adulto, il suo Re. Hans Jellouschek – Amori e Incantesimi.

Il re Tozzo di Barda e la sua regina per arrivare a comprendersi, rispettarsi ed amarsi hanno dovuto fare un percorso costellato di difficoltà ed umilizioni, trasformandosi, per imparare ad amare davvero.

Le fiabe insegnano che c’è sempre una via d’uscita da ogni situazione:i problemi, le difficoltà sono uno stimolo ed una sfida necessari per crescere, per compiere il cammino verso la maturazione personale ed approdare così ad un amore adulto.Hans Jellouschek – Amori e Incantesimi

Frau Holle

 

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“Una vedova aveva due figlie. Una era bella e laboriosa, l’altra brutta e pigra. Ma la donna aveva molto più affetto per quella brutta e pigra perché era figlia sua, mentre l’altra era costretta a sbrigare tutte le faccende di casa come una serva, una cenerentola. Tutti i giorni la povera ragazza, seduta accanto al pozzo che c’era sulla via maestra, doveva filare, filare e filare fino a che le dita cominciavano a sanguinarle.

Un giorno successe che il fuso si era tutto imbrattato di sangue e la ragazza si spenzolò nel pozzo per sciacquarlo, ma il fuso le sfuggì di mano e cadde giù. La ragazza si mise a piangere, corse dalla matrigna e le raccontò la disgrazia che le era successa. Ma la donna la rimproverò aspramente e, senza muoversi a pietà, le disse: “Hai fatto cadere il fuso nel pozzo? Bene, e allora ritiralo fuori!”. Così, la ragazza tornò al pozzo senza sapere cosa fare; angosciata com’era, non seppe trovare di meglio, per recuperare il fuso, che saltare lei stessa dentro al pozzo. Perse i sensi, e quando si ridestò e tornò in sé, si ritrovò in un bel prato dove il sole splendeva su mille e mille fiori colorati”

La povera ragazza dopo alcune strani incontri, arriva davanti ad una casetta, abitata da una vecchietta con lunghi denti, che le fa paura, ma nonostante l’aspetto, è una vecchina davvero gentile,che le propone di vivere con lei, in cambio di alcuni lavoretti da fare in casa: “Devi solo stare attenta a rifarmi il letto per bene e a sprimacciarlo a dovere, perche’ le piume volino via e cada così la neve sulla terra. “Io sono Frau Holle”.

La povera fanciulla, infatti, svolge molto bene le pulizie di casa e come ricompensa Frau Holle la riempie di oro. Tornata a casa la ragazza racconta tutto alla matrigna e alla sorellastra, che volendo la stessa fortuna si butta nel pozzo per andare dalla vecchia, ma poichè è troppo pigra e sfaticata, non ha voglia di fare le pulizie richieste da Frau Holle, che la ricompensa cospargendola di pece.

E la pece le restò attaccata addosso e non volle andarsene finché visse.

Nelle fiabe i personaggi non sono mai ambivalenti, o sono buoni o sono cattivi. Una sorella è bella e leggiadra e l’altra è stupida e brutta, una è laboriosa e dolce, l’altra è pigra e cattiva. Questo perchè il bambino non è ancora in grado di capire le ambiguità e la complessità della personalità umana, che spesso ha in sè diverse caratteristiche anche opposte fra loro, e solo confrontandosi con un carattere ben delineato, il bambino  può comprendere che esistono grandi differenze fra le persone, ed è in grado di scegliere che tipo di persona vorrà essere.

Entrambe le ragazze passano attraverso il pozzo scuro, ignoto, che fa paura, l’inconscio percorso di crescita, che arriva però in un bellissimo prato pieno di fiori. Una sarà ricoperta di oro, l’altra di pece.

Frau Holle è una fiaba molto antica dei fratelli Grimm che sembra abbia le sue origini nel medioevo: nei racconti popolari si racconta la storia di una fata buona che andava di casa in casa, e al suo passaggio tutto doveva essere ben pulito  spazzato, e lei in cambio donava abbondanza.

In Germania, ancora oggi, quando una ragazza è molto egoista, e con un brutto carattere,  viene chiamata Pechmarie – pech in tedesco signifca pece-

Mi piace molto pensare alla neve che arriva dalle piume di un cuscino ben sprimacciato. In alcune zone della Germania,  quando sta nevicando, si usa dire  “Frau Holle si sta rifacendo il letto.

 

E vissero felici e contenti

prinicipessa e ranocchio

Adolf Borne -Maerchen

C’era una volta uno spaccalegna e una spaccalegna, che avevano sette bimbi, tutti maschietti. Il maggiore avea solo dieci anni e il più piccolo sette. Come mai, direte, tanti figli in così poco tempo? Gli è che la moglie andava di buon passo e non ne faceva meno di due alla volta.

Era poverissima, e i sette bimbi gl’incomodavano assai, visto che nessuno di essi era in grado di buscarsi da vivere. Per giunta di cordoglio, il più piccino era molto delicato e non apriva mai bocca, sicchè si scambiava per grulleria quello che era un segno di bontà di cuore. Era piccolissimo, e quando venne al mondo non era mica più grosso del pollice, ed è però che lo chiamarono Pollicino.

Questo povero bimbo era il bersaglio della casa, e sempre a lui si dava il torto. Era però il più sennato e fine di tutti i fratelli, e se poco parlava, ascoltava molto.

Venne una gran brutta annata, e tanta fu la carestia, che quella povera gente decise di sbarazzarsi dei piccini. Una sera che questi erano a letto, lo spaccalegna disse tutto afflitto alla moglie, seduta con lui davanti al fuoco: “Tu vedi che non possiamo più dar da mangiare ai piccini; vedermeli morir di fame sotto gli occhi non mi dà l’animo, e ho deciso di menarli domani al bosco perchè vi si sperdano. La cosa sarà facile; quando li vedremo occupati a far fascinotti, tu ed io ce la svigneremo. — Ah! esclamò la moglie, e avrai proprio cuore di far smarrir i figli tuoi?” Aveva un bel parlare di miseria il marito, la poveretta non si faceva capace; era povera sì, ma era la loro mamma.

Se non che, considerando quanto avrebbe sofferto a vederli morir di fame, finì per acconsentire e se ne andò a letto, piangendo.” Pollicino – Charles Perrault

I bambini conoscono  la sensazione di paura, solitudine, isolamento e ansia. Il più delle volte non riescono ad esprimerla a parole ma lo possono fare indirettamente, con la paura del buio, o di qualche strano animale.

Spesso si tende a minimizzare queste paure nel tentativo di non alimentarle, mentre nelle fiabe queste emozioni negative sono prese davvero sul serio: la paura di non essere amati, o la paura dell’abbandono, o della morte; e la fiabe offrono soluzioni per superarle in modo che il bambino le possa recepire ed elaborare.

Alcune fiabe scrivono nel finale “se non sono ancora morti, sono ancora vivi“, e rispondono  così al desiderio insito nell’essere umano, e anche del bambino, di vita eterna.

Per esempio la frase finale “E vissero felice e contenti” non vuole far credere al bambino che esista la vita eterna , assolvendo ad un irrealistico appagamento di un desiderio – e il bambino non lo crederebbe affatto – ma gli fa capire che la formazione di un legame soddisfacente con un’altra persona è l’unica cosa che può farci sopportare gli angusti limiti del nostro tempo su questa nostra terra. Bettelheim.

Queste fiabe insegnano che solo quando l’essere umano forma una soddisfacente ed equilibrata relazione interpersonale,  può sfuggire all’angoscia della separazione; insegna che il lieto fine avviene anche se  l’individuo – il bambino –  si stacca dalla madre – una paura che lo ossessiona – e gli insegna che ” solo uscendo nel mondo, l’eroe della fiaba – il bambino – trova sè stesso; e solo quando trova sè stesso trova l’altra persona con cui potrà vivere felice per il resto dei suoi giorni, cioè senza dover più provare la paura della separazione” Bettelheim

Il bambino percepisce il messaggio della fiaba in maniera inconscia; impara che può, è in grado, di  raggiungere la propria indipendenza, ed un equilibrato percorso di crescita.

“…si udì bussare per la seconda volta e gridare: “Figlia di re, piccina, aprimi! Non sai più quel che ieri m’hai detto vicino alla fresca fonte? Figlia di re, piccina, aprimi!” Allora il re disse: “Quel che hai promesso, devi mantenerlo; va’ dunque, e apri”. Ella andò e aprì la porta; il ranocchio entrò e, sempre dietro a lei, saltellò fino alla sua sedia. Lì si fermò e gridò: “Sollevami fino a te.” La principessa esitò, ma il re le ordinò di farlo. Appena fu sulla sedia, il ranocchio volle salire sul tavolo e quando fu sul tavolo disse: “Adesso avvicinami il tuo piattino d’oro, perché mangiamo insieme.” La principessa obbedì, ma si vedeva benissimo che lo faceva controvoglia. Il ranocchio mangiò con appetito, ma a lei quasi ogni boccone rimaneva in gola. Infine egli disse: “Ho mangiato a sazietà e sono stanco; adesso portami nella tua cameretta e metti in ordine il tuo lettino di seta: andremo a dormire.”

La principessa si mise a piangere: aveva paura del freddo ranocchio, che non osava toccare e che ora doveva dormire nel suo bel lettino pulito. Ma il re andò in collera e disse: “Non devi disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno.” Allora ella prese la bestia con due dita, la portò di sopra e la mise in un angolo. Ma quando fu a letto, il ranocchio venne saltelloni e disse: “Sono stanco, voglio dormir bene come te: tirami su, o lo dico a tuo padre.” Allora la principessa andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete: “Adesso starai zitto, brutto ranocchio!” Ma quando cadde a terra, non era più un ranocchio: era un principe dai begli occhi ridenti. Per volere del padre, egli era il suo caro compagno e sposo. Le raccontò che era stato stregato da una cattiva maga e nessuno, all’infuori di lei, avrebbe potuto liberarlo. Il giorno dopo sarebbero andati insieme nel suo regno. Poi si addormentarono.” Il Principe Ranocchio – F.lli Grimm

Un altro elemento importante è che, soprattutto oggi, il bambino è spesso da solo; i genitori devono lavorare, e non esistono più le famiglie numerose di un tempo, le famiglie allargate di  quando furono scritte le fiabe.

L’eroe delle fiabe, all’inizio,  agisce da solo, spesso senza sapere cosa e chi può incontrare ma riesce sempre a trovare un posto sicuro, la strada giusta, la sua realizzazione: il bambino impara  che può far conto sulle proprie forze e  sviluppa la propria fiducia interiore.

L’arte della fiaba

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Si riparte! Lo sappiamo, siamo ancora in aria di feste e vacanze, ma dopo le fatiche natalizie – si fa per dire, scrivere fiabe è sempre un piacere –  abbiamo approfittato dei momenti di calma – anche in questo caso la calma è sempre relativa – per leggere.

Leggere, studiare, imparare le fiabe, e credetemi è un mondo incantevole.

Un mondo che vogliamo farvi conoscere, perchè i messaggi delle fiabe  hanno un significato importante e profondo, e  parlano a tutti i livelli della personalità dell’essere umano, sia del bambino sia dell’adulto.

Il bambino, quando ascolta una fiaba – e  sottolineamo l’importanza del bellissimo gesto di leggere le fiabe ai propri bambini – riceve messaggi fondamentali, attraverso simboli che sono da lui  facilmente percepiti e gli consentono di conoscersi, favorendo lo sviluppo della sua personalità;  un percorso di crescita sempre accompagnato da paure inconsce, difficoltà, resistenze ai genitori, resistenze alla crescita, resistenze al mondo in genere!

La fiaba aiuta la sua crescita interiore e gli dona significati diversi a seconda dell’interesse del momento. Questo è possibile perchè le fiabe sono uniche non solo come opere letterarie ma anche come opere d’arte.

il piacere che proviamo quando ci lasciamo coinvolgere da una fiaba, l’ incanto che avvertiamo, proviene non dal significato psicologico della storia, benchè abbia il suo peso, ma dalle sue qualità letterarie: dalla fiaba come opera d’arte“. Bruno Bettheleim, Il mondo incantato.

Un viaggio unico, per scoprire il mondo immaginifico, fantastico e meravigliosamente terapeutico delle fiabe.

Partite con noi?

Vi auguriamo un anno di fiabe

Konig Drosselbart - Illustrator Irina Dobrescu

Konig Drosselbart – Illustrator Irina Dobrescu – Copyright NordSud Verlag Ag

 

Un altro anno è passato; volato sarebbe la parola corretta e non è stato un buon anno per il nostro  mondo; troppe cose terribile sono accadute, e stanno accadendo ancora.

Noi scriviamo, disegniamo, leggiamo e studiamo le fiabe; un mondo popolato di Re, orchi, Fate e regine, un mondo fantastico certo, ma  che non è preservato dalla paura, dalla morte, o dall’ingiustizia.
Nelle fiabe esistono gli assassini, gli egoisti, i cattivi di cuore, gli stolti, i Re crudeli e le matrigne pronte ad uccidere la propria figlia per non farsi superare in bellezza, o giovani pronti ad ingannare il proprio fratello per ottenere l’eredità del loro padre.
Esistono genitori che scelgono di abbandonare i propri figli nei boschi, perché non hanno cibo per sfamarli; esistono giovani principesse che perdono tutto, improvvisamente, e devono lavorare come sguattere in mezzo alla cenere e subire ogni genere di angheria.
Esistono pensieri e desideri cattivi, che si realizzano, perché il male è potente…

Ma le fiabe insegnano. Insegnano che per ogni dolore, per ogni cattiveria subita, per la paura o l’ingiustizia si può fare qualcosa. Si può sovvertire un Re crudele, combattere la malvagità.
E combattere lo stupido razzismo, perché nella fiabe non esistono differenze, e può accadere che un povero contadino venuto da un paese lontano sposi la figlia del Re perché ha dimostrato il suo valore come uomo e non conta da dove arriva.

Ognuno di noi può trovare le risorse in sé per cambiare il proprio destino, lottando, facendo sacrifici, utilizzando l’astuzia – risorse che molti non sanno di avere perché nascoste negli angoli più remoti della nostra anima.
Ognuno può mettere in atto comportamenti che gli permettano di scegliere la strada giusta, sulla quale incontrare poi gli aiuti che l’universo ci invia; lo fa sempre quando stiamo percorrendo la via a noi destinata.
E sul nostro percorso, possiamo incontrare Fate, o qualche elfo dispettoso, o qualche vecchio saggio che ci potrà dare preziosi doni: la forza di carattere, l’astuzia, o l’incontro con la persona giusta.

Così il nostro augurio per voi, buoni e delusi dall’assurdità degli eventi, per questo nuovo anno, è di poter essere fortunati e scaltri come il protagonista della fiaba I capelli d’oro del diavolo dei fratelli Grimm, il cui protagonista, un giovane buono, destinato a sposare una principessa, dovrà vincere il padre di questa, un Re malvagio, e grazie al suo coraggio ed alla propria intelligenza riuscirà ad ottenere quello che gli spettava di diritto: “ le persone buone hanno bisogno di andare oltre il buonismo e diventare rocciose, salde solide. Hanno la necessità di riconoscere la propria integrità: difenderla, onorarla amarla invece che credersi dei fessi, degli impotenti davanti alle insidie del mondo. Le fiabe ci invitano a diventare degni del potere di vivere. Questo racconto ci mostra come ottenere giustizia, andando al cuore del nostro inferno, se serve, per tenere con noi ciò che ci è più caro e ci è destinato fin dalla nascita. Comportandoci come un eroe liberiamo molte risorse… che appartengono ad altre persone, ad altri regni, che giungono come ricompense quando meno ce le aspettiamo”. Piera Giacconi– C’era una volta un cantastorie in azienda

Vi auguriamo di essere curiosi della vita come Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol, e come lei avere la capacità di adattarvi alle nuove situazione che la vita vi presenta: Alice spinta da una fervida curiosità, senza farsi troppe domande si lancia nella tana del coniglio e viene catapultata in un mondo apparentemente illogico e assurdo – non assomiglia un po’ al nostro mondo? – guidata da personaggi bizzarri ed incomprensibili che la faranno dubitare di tutte le conoscenze in possesso di sé e addirittura di sé stessa : ““Povera me, come ogni cosa è strana oggi! Pure ieri le cose andavano secondo il loro solito. Non mi meraviglierei se stanotte fossi stata cambiata”
E cosa fa Alice per combattere un mondo così bizzarro e lontano da ogni logica sconosciuta? Semplice, con l’aiuto di bevande e pasticcini, che compaiono misteriosamente alla sua portata, cambia di dimensione.
La risposta sembra essere la flessibilità, rappresentata nella fiaba dai repentini cambi di dimensione, che consentono ad Alice un cambio di prospettiva. Attraverso questi cibi magici,  Alice ha la possibilità di crescere o rimpicciolirsi e vedere le cose in modo diverso, adeguarsi al contesto ed accedere a nuovi luoghi. La chiave del successo nell’affrontare le sfide della vita è proprio l’adattabilità; il possesso di diverse abilità in diversi settori, rappresenta generalmente, una risorsa efficace per affrontare i cambiamenti.” Le fiabe raccontate agli adulti – Antonella Bastone

E infine vi auguriamo di trovare l’amore della vostra vita, se lo state cercando naturalmente, e come la conosciutissima Cenerentola, saper ribaltare la sua propria situazione e non accettare di restare in disparte ma lottare per migliorare la propria vita, disubbedendo anche agli ordini di una matrigna cattiva se serve, e cercare di fare quello che si ritiene giusto; Cenerentola è un esempio per tutte le donne!
La fiaba di Cenerentola – Charels Perrault-  è una bellissima e antichissima fiaba, e i suoi significati sono molteplici e profondi. Non basterebbe un giorno per parlarne. Noi ci soffermiamo solo su un in particolare:
Perché Cenerentola va tre volte al ballo per incontrarsi col principe, soltanto per sfuggirgli e ritornare alla sua posizione degradata? … A livello palese, il fatto che Cenerentola sfugga al principe dice che essa vuole essere scelta in virtù della persona che realmente è, e non per il suo splendido aspetto.Il mondo incantato- Bruno Bettelheim
Noi vi auguriamo di trovare l’amore e di farvi amare per quello che realmente siete, non abbiate paura di mostrare l’oro nascosto in voi!

E per finire, vi doniamo le bellissime parole di Italo Calvino, che fu scelto, suo malgrado: “si venne nell’idea che lo dovessi fare io. “ Italo Calvino – introduzione alle Fiabe Italiane – dalla Casa editrice Einaudi, per studiare Le fiabe italiane – e farne un libro, nel 1957.

Per due anni l’autore si immerse nel mondo fantastico delle fiabe antiche tramandate dalla tradizione orale a quella scritta e queste parole furono il risultato di questo studio. Leggetele con attenzione:

Le fiabe sono vere… sono un spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono
darsi a un uomo e una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto;
la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste.” Italo Calvino – Fiabe Italiane

Vi auguriamo un fantastico anno di fiabe! Auguri!