Il Ruolo degli Adulti nel Dialogo AI-Bambini

I bambini parlano con l’intelligenza artificiale.

Lo leggiamo ovunque. Ed è sempre accompagnato da toni allarmati:
“Si stanno affidando a un computer!”
“Non sanno più parlare con gli adulti!”
“L’AI rovinerà l’infanzia!”

Ma forse stiamo guardando nel posto sbagliato.

Il punto non è che i bambini usano l’intelligenza artificiale per parlare delle loro emozioni.
Il punto è perché ci parlano.

Secondo Common Sense Media, il 72% degli adolescenti ha già utilizzato almeno una volta un “compagno AI”, e oltre il 50% lo fa regolarmente.
📌 Internet Matters segnala che il 23% dei bambini vulnerabili usa chatbot perché «non ha nessun altro con cui parlare».
📌 Uno studio pubblicato su JAMA Network mostra che oltre il 13% dei giovani usa l’AI quando si sente triste, nervoso o arrabbiato.
📌 E l’Università di Cambridge avverte che molti chatbot non specializzati mostrano un “gap di empatia” che i bambini non sono in grado di riconoscere.

Sono dati importanti. Ma ciò che raccontano non è il rapporto tra bambini e tecnologia.
È il rapporto tra bambini e adulti.

Se un bambino di 7, 10 o 12 anni cerca conforto, ascolto, rassicurazione o semplicemente uno spazio sicuro in un sistema informatico… significa che non riesce a trovarlo negli esseri umani attorno a lui.

Non è una colpa.
È un segnale.

🧩 Vuol dire che forse non si sente ascoltato.
🧩 Forse ha paura di essere giudicato.
🧩 Forse sente che gli adulti non hanno tempo.
🧩 Forse non trova le parole, e non trova qualcuno che lo aiuti a trovarle.

E allora chiede a un assistente digitale, perché non interrompe, non alza la voce, non minimizza, non dice “non è niente”, non dà l’impressione di avere fretta.

L’intelligenza artificiale, piaccia o no, sta diventando uno specchio: non dei bambini, ma degli adulti.
Delle nostre mancanze di presenza, di ascolto, di tempo di qualità.
Della nostra difficoltà a dialogare con loro nel loro linguaggio e nei loro ritmi.

Per questo credo che la domanda giusta non sia:
“Come impediamo ai bambini di parlare con l’AI?”
ma:
“Come facciamo in modo che non ne abbiano bisogno?”

Perché quando un bambino sente di avere accanto adulti capaci di ascolto, empatia e disponibilità emotiva…
non va a cercare risposte in un algoritmo.

Viene da noi…

E’ ancora più chiaro quanto sia urgente tornare a costruire relazioni che ascoltano davvero.
La tecnologia non è un nemico: è uno specchio.
E ciò che ci restituisce oggi è il bisogno profondo, nei bambini e negli adulti, di sentirsi visti, compresi e accolti.

Per questo a gennaio partirà un percorso di comunicazione consapevole, pensato per genitori, educatori e professionisti che vogliono recuperare una competenza antica e preziosa:
👉 la capacità di parlare con il cuore, senza perdere chiarezza
👉 la capacità di ascoltare senza giudicare
👉 la capacità di creare legami che fanno sentire “io ci sono”

Un cammino per tornare ad essere gli adulti di cui i bambini hanno davvero bisogno.

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“Mi fido di te”: la forza della fiducia e della comunicazione

Quanto è importante una buona comunicazione nella vita di tutti o giorni? In famiglia, al lavoro, con gli amici, tra genitori e figli, nelle coppie…
La comunicazione è alla base di ogni relazione autentica.

Saper comunicare in modo efficace, rispettoso e sincero è una competenza fondamentale — eppure, quasi nessuno ce la insegna.
E sarebbe così importante impararla fin da piccoli. 🌱

Viviamo in una società dove spesso mancano modelli positivi, esempi concreti di ascolto, empatia e dialogo costruttivo.
E allora la domanda è: che esempio diamo ai nostri bambini?

Ogni bambino cresce grazie allo sguardo di chi gli sta accanto.
Famiglia e scuola sono i suoi primi specchi: attraverso le parole, i gesti e i silenzi, il bambino impara chi è e quanto vale. 🌱

Una comunicazione efficace, basata su ascolto e fiducia, è la chiave per costruire una relazione che fa crescere.
Non riguarda solo la scuola, ma ogni momento della vita: in famiglia, tra amici, sul lavoro.
Comunicare in modo empatico significa far sentire l’altro visto, accolto e capace.

Nel mio lavoro, nei percorsi di crescita ed evoluzione e come docente di comunicazione e competenze trasversali, incontro spesso adulti che non sono consapevoli delle proprie capacità — persone che, da bambini, non hanno ricevuto parole di fiducia, ma messaggi che li hanno fatti dubitare di sé.
Questo accade più spesso di quanto immaginiamo.

💬 Le parole contano.
Alcune frasi, anche dette senza cattive intenzioni, possono ferire o limitare:

“Non sei capace.”
“Lascia stare, lo faccio io.”
“Non combinare guai.”
“Sei sempre il solito!”

Altre, invece, aprono possibilità e costruiscono autostima:

“Prova, sono sicuro che ce la puoi fare.”
“Hai fatto del tuo meglio, e va bene così.”
“Sono qui se hai bisogno, ma fidati di te.”
“Mi fido di te.”

Ogni volta che un adulto comunica fiducia, semina dentro il bambino la convinzione di potercela fare.
Ed è da quella fiducia che nasce l’autonomia, la consapevolezza e la sicurezza interiore.

Come scriveva Bernhard Bueb:

“Nessun bambino è perduto se una maestra ha fiducia in lui.”

E potremmo aggiungere: nessun bambino è perduto se anche un genitore, ogni giorno, trova il coraggio di dirgli — con parole, gesti e sguardi —
💛 “Mi fido di te.”

Fiabe e Reiki: Un Viaggio di Crescita Personale

Le fiabe, come il REIKI sono antiche, potenti archetipi che da sempre accompagnano la vita dell’uomo. Da quando ho iniziato questo Viaggio con loro, ormai più di 10 anni fa, ho affrontato Draghi e Mostri, mi sono persa nel Bosco, ma ho trovato magici aiutanti e immensi tesori. Uno di questi è stato proprio REIKI: loro mi hanno portato alla consapevolezza che Reiki e le Fiabe hanno lo stesso meraviglioso compito: portare l’individuo alla propria crescita ed evoluzione. Ho compreso che il Viaggio porta sulla stessa, unica, meravigliosa strada che conduce alla consapevolezza, al ricordo di sé.

Questo è il Tempo in cui il mondo ha bisogno della saggezza millenaria delle Fiabe, della guarigione antica del cuore che solo Reiki e le Energie di Mandre Terra sanno donare. E’ il Tempo in cui molti Uomini e Donne ricorderanno che possono ancora scegliere il loro cammino, e sceglieranno di essere Custodi di questo mondo.

Così, per l’inizio di questi nuovi giorni, ecco un’antica e bellissima fiaba dei fratelli Grimm.

Questo è il Tempo…

La chiave d’oro, racconta di un ragazzo poverissimo che in mezzo alla neve sta cercando un po’ di legna per accendere il fuoco.

Con le mani gelate, cerca ovunque finchè trova un piccola chiave dorata. Sorpreso, pensa che se c’ è una chiave ci deve essere per forza anche una serratura.

Scava nella gelida neve e infine trova una piccola scatola di ferro, e pensa che se riesce ad aprirla con la piccola chiave d’oro, troverà sicuramente qualcosa di valore.

Cerca la serratura e poi la trova, piccola piccola

“Così si mise a cercare il buco della serratura, ma non riusciva a trovarlo. Alla fine lo vide, ma era così piccolo che lo si poteva appena vedere. Provò la chiave e questa entrò perfettamente. La girò una volta e… adesso dobbiamo aspettare che sollevi il coperchio per sapere quali grandi meraviglie la scatola contiene.”

La fiaba finisce così, e non possiamo sapere quali tesori contenga  la piccola scatola.

Ognuno di noi ha un tesoro che aspetta solo di essere portato alla luce; a volte è nascosto così profondamente che nemmeno sappiamo di averlo.  A volte siamo troppo pigri per guardare così a fondo, o per faticare nella ricerca.

A volte fa un pò paura perchè l’idea di cambiare qualcosa ci spaventa. A volte la scatola che lo contiene non ha nemmeno la serratura.

E allora, tanta fatica per cercare una scatola che non possiamo nemmeno aprire?

Intanto vi do un indizio: noi siamo la chiave!

Buona ricerca!

Gli alberi: custodi della vita sulla Terra

“Se domani gli alberi dovessero scomparire dalla Terra, la vita dell’uomo durerebbe poche settimane, forse qualche mese, non di più.” Stefano Mancuso

Eppure continuiamo a distruggerli, a non rispettarli, a devastarli. E loro, immensi Guardiani della Vita dell’uomo non smettono mai di prendersi cura di noi.

Onoriamo i Maestri, ogni giorno…

La notte dei desideri

Non pensate che i folletti siano sempre piccoli. Ogni cosa è mutevole in loro, anche la grandezza. Sembra che assumano ogni dimensione o forma desiderata. Le loro principali occupazioni sono far festa, lottare, fare all’amore e suonare la musica più bella. C’è solamente una persona industriosa in mezzo a loro, il Leprecano, il calzolaio fatato. Forse i folletti consumano le scarpe a forza di ballare. Vicino al villaggio di Ballisodare c’è una donnetta che è vissuta con loro per sette anni. Quando ritornò a casa le sue scarpe non avevano più le punte: le aveva consumate ballando. 

Hanno tre grandi feste: la Vigilia di Maggio, la Festa di Mezza Estate e la vigilia di Novembre.

… Alla Vigilia di Mezza Estate quando su ogni collina sono accesi i falò in onore di San Giovanni, il popolo fatato è nel momento di maggior allegrezza, e a volte rapisce belle fanciulle mortali per farne sue spose.

Quando sono arrabbiati, i folletti paralizzano uomini e bestie con le loro frecce magiche.

Quando sono allegri, cantano. Molte sventurate fanciulle li hanno sentiti e, per amore di quel canto si sono consumate di dolore.” Williams Butler Yeats – Fiabe Irlandesi

Andate a raccogliere le erbe preziose nei campi e fate attenzione, questa è la notte delle streghe, potreste incontrare una, ma se avete con voi un piccolo fiore di iperico non vi disturberà. E non addormentatevi sotto l’edera perché potreste dimenticare chi siete. E non abbiate paura, se siete puri di cuore potrete attraversare il Bosco in tutta tranquillità…

 E‘ anche la notte per ricongiungersi alla Madre Terra  e offrirle le nostre cure e il nostro rispetto.

Questa è la notte degli incantesimi, la notte dei falò e la notte dei desideri. E’ la notte in cui potete incontrare  l’amore, quello vero, ma solo se lo desiderate con tutto il vostro cuore. 

Buona Notte dei desideri …

Non toccate le fiabe!

E’ ora di dire BASTA!

Cappuccetto Rosso è una fiabe sessista, Biancaneve non va bene perché non è politicamente corretta, Cenerentola è una fiaba che degrada il ruolo femminile. La lista è lunga ed è arrivato il momento di fare un pò di ordine e di ricordare che le fiabe antiche, quelle raccontate dai fratelli Grimm, per intenderci, sono archetipi , potenti strumenti di crescita e di evoluzione per l’individuo a qualsiasi età e livello di comprensione.

Le fiabe che tutti conosciamo e che molti amano, discendono dai miti, quando i popoli primitivi si radunavano attorno al fuoco, e gli anziani trasmettevano l’esperienza di vita ai più giovani.
Dai miti si è passati alle fiabe, ma queste storie antiche hanno continuato a raccontare la vita dell’uomo: storie che i fratelli Grimm hanno ascoltato dagli anziani dei paesi e hanno trascritto perché potessero essere raccontate ai popoli.

Purtroppo oggi si conoscono di più le versioni edulcorate della Disney, ma dovete sapere che le fiabe antiche sono nate per i grandi, e poi sono diventate racconti per bambini, ma se gli adulti leggessero più fiabe, nelle loro versioni originali, il nostro mondo sarebbe diverso.

Le parole sagge e potenti delle fiabe, attraverso la simbologia e la metafora insegnano all’individuo, nuove modalità di comportamento, e che è necessario affrontare i propri draghi e i propri mostri per trovare il tesoro che lo attende.

Sono insostituibili compagne di Viaggio nel cammino della Vita!

Leggete le fiabe, per voi, e ai vostri bambini. Non cambiate le loro parole e ascoltate invece il loro meraviglioso messaggio.

Le fiabe, le favole e i nuovi sguardi

Vi capita mai di pensare che non esiste un modo diverso e giusto di fare le cose rispetto a quello che conoscete?

Capita a tutti, giusto?

È perché il contesto in cui viviamo non ci ha abituato a ribaltare le cose, a osservarle da sopra, da sotto, da sinistra da destra, a credere che esiste sempre un’altra prospettiva.

Abbiamo bisogno di stabilità, ma se ogni tanto non modifichiamo gli schemi non ci prepariamo a creare il cambiamento che serve nei momenti di difficoltà, quelli in cui avremmo bisogno di “vedere” un nuovo panorama possibile, di individuare un’altra strada da percorrere per essere o tornare a essere carichi di gioia e di energia.

Per fortuna, esistono le fiabe: quelle da leggere e quelle da scrivere.

Abbiamo già detto e ripetuto che le fiabe sono un processo di cambiamento e continueremo a dirlo e ripeterlo.

Leggerle ci rende più leggeri, ci riempie di speranza, ci aiuta a credere in noi stessi mostrandoci che il nostro mondo interiore ha molteplici sfaccettature e che dentro di noi ci sono tutte le risorse necessarie per cambiare.

Se oltre a leggerle, impariamo a scriverle, magari a scrivere la nostra fiaba, la nostra metamoforsi sarà ancora più significativa.

A proposito di differenti punti di vista, la nostra libreria si è arricchita di due nuove favole che arrivano dall’altra parte del Mediterraneo. Grazie a Silvia che il mondo lo gira in lungo e in largo, per cambiarlo in meglio.

Quando abbiamo ricevuto il dono e abbiamo iniziato a sfogliare i due libri, la prima cosa che abbiamo pensato è che ci fosse un errore di stampa.

Già! Perché siamo talmente immerse nella nostra abitudine di sfogliare i libri e leggerli da sinistra verso destra che ci siamo dimenticate che questo non vale per tutto il mondo.

Questi due doni preziosi, che arricchiscono la nostra libreria, sono scritti in arabo, riportano anche la traduzione inglese, e quindi si sfogliano da destra a sinistra.

Trovarci davanti ai limiti che le nostre abitudini creano al nostro pensiero e alla nostra creatività ci ha riempite di gioia, perché anche oggi abbiamo ricevuto una bella lezione e abbiamo riattivato una parte della nostra mente che si era un po’ assopita.

E adesso parliamo un po’ di queste favole ricevute in dono.

Fanno parte della più famosa e probabilmente la più antica raccolta di favole indiane: Pañchatantra.

Le nostre versioni sono la traduzione di Ibn al-Muqaffa (Baghdād 757 circa) nella sua raccolta Kalila wa Dimna; considerato il primo capolavoro della letteratura araba in prosa.

La nostra colazione è pronta! Vi salutiamo e ci accomodiamo a leggere le favole!

Il mistero dei calzini smarriti è stato risolto!

Che bello quando qualcuno risponde al richiamo del lupo. Lo vedete? Si è nascosto fra gli alberi! Non molto lontano dalla casa nel bosco. Aveva tanta voglia di ascoltare le vostre brevi storie sul mistero dei calzini scomparsi. Eccolo accontentato! La prima storia è arrivata da Elena Rossi di Bimbi & Storie. Il lupo ringrazia e noi stiamo gustandoci la storia sulla terrazza della casa nel bosco. CHE BEL REGALO! CHE SPLENDIDA GIORNATA! GRAZIE! Mille volte grazie! Ed ecco a voi la storia.

IL MISTERO DEI CALZINI SMARRITI

Sinino, il calzino sinistro, si vantava sempre con Destrino, il calzino destro, che un giorno lui avrebbe scoperto il mistero dei calzini che sparivano.

Era una missione speciale che dovevano risolvere insieme, ma Sinino voleva essere il primo a sapere tutto.

Sinino si intrufolava in ogni cassetto e ogni armadio possibile per chiedere informazioni ai vestitini e alle mutandine. Non si fermava mai, neanche con il caldo dell’estate.

Un giorno, mentre Destrino riposava nel suo cassettino, vide arrivare di corsa Sinino.

“Ho capito! Ho capito!” urlò Sinino. Destrino scolorì per un attimo i suoi sgargianti colori. Chissà quale calzoneria si era inventato Sinino!

“I calzini non si perdono in lavatrice, ma cambiano colore e non si riconoscono più con i loro gemelli!”, spiegò Sinino.

Ma come era possibile?! Si chiese Destrino.

“Quando finiscono in lavatrice insieme a noi due, uno dei nostri colori sgargianti, quei furbetti, a scelta, si mescola e colora alcuni degli altri calzini per rendere i cassetti pieni di colori diversi e vivaci, come un grande arcobaleno.”

Pollicino, il distacco, la fiducia. Lasciar andare e crescere.

Illustrazioni di Gustave Doré

“Ma quanto mi piace la fiaba Pollicino!”

Io e Mariarosa le fiabe le amiamo tutte, ma abbiamo le nostre preferite.

La sua è Cappuccetto rosso, è quasi inutile sottolinearlo, mentre io ho un amore smisurato per Pollicino.

Charles Perrault, all’età di 55 anni, nel 1697 pubblicò il volume “Racconti e storie del passato con una morale”, col sottotitolo: I racconti di Mamma Oca, una raccolta di 11 fiabe.

Fra queste ci sono anche Cappuccetto Rosso e Pollicino.

Ma ve la ricordate la fiaba di Pollicino?

1 taglialegna e sua moglie, 7 figli, 1 foresta foltissima, 1 orco, 7 figlie dell’orco, 2 stivali delle 7 leghe?

E ancora…la carestia, la fame, briciole di pane, sassolini bianchi, l’ingegno?

Se non vi ricordate di Pollicino, perché alcune fiabe antiche vengono lasciate a prendere polvere, vi consigliamo di rispolverarla.

Questa fiaba racchiude più di un tema e noi vorremmo soffermarci soprattutto su uno dei suoi temi.

  • Il distacco, la separazione.

E, in una interpretazione attuale, noi aggiungiamo al distacco e alla separazione anche la fiducia e la capacità di lasciar andare e crescere.

Già! Per i genitori, i propri figli non sono mai abbastanza grandi, non hanno mai abbastanza risorse e competenze per affrontare il mondo. Bisogna proteggerli il più a lungo possibile.

Il distacco viene posticipato all’infinito perché i nostri timori ci portano a non avere fiducia nelle competenze e capacità dei nostri figli, a meno che non corrispondano in pieno alle nostre aspettative o credenze. Mascheriamo le nostre paure spostando la responsabilità su un mondo diventato più pericoloso. Ma Pollicino ci mostra un ambiente davvero crudele. Forse è nelle nostre competenze che non abbiamo fiducia?

Quando l’amore si trasforma in un eccesso di protezione e timori, non c’è crescita.

All’inizio della fiaba di Pollicino, Perrault racconta che la cosa che tormentava di più il taglialegna e sua moglie era “che il minore veniva su delicato e non parlava mai: e questo che era un segno manifesto di bontà del suo carattere, lo scambiavano per un segno di stupidaggine. Il ragazzo era minuto di persona, e quando venne al mondo, non era più grande di un dito pollice; per cui lo chiamarono Pollicino.”

Per i genitori è il più debole dei figli, quello che non sarà in grado di dare una mano alla famiglia una volta diventato grande e che forse non riuscirà a sopravvivere o che non riuscirà a trovare nessun posto nel mondo.

Pollicino non corrisponde alle aspettative o agli schemi mentali dei suoi genitori. In una famiglia di taglialegna servono figli forti, perché così è giusto, perché così è sempre stato.

Nonostante la fame sia il tema dominante nel racconto, Pollicino rinuncia anche a mangiare e impara a usare la sua intelligenza. Al contrario, gli altri personaggi della fiaba pensano soprattutto a mangiare e dormire. Questo punto è fondamentale nella storia per comprendere le grandi capacità di Pollicino.

Lui parla poco, non perché sia sciocco, ma perché non è avventato, è coraggioso ma riflette, pondera, previene, poi agisce e risolve quando si trova nelle condizioni di doverlo fare.

Tutto il percorso del nostro eroe e dei suoi sette fratelli si svolge in un ambiente ostile, crudele (ma se una fiaba non è un po’ crudele che fiaba è?) e molto diverso da quello delle fiabe moderne che seppur belle sono spesso eccessivamente edulcorate, frutto, forse e ancora, di un eccessivo bisogno di protezione.

Nonostante la paura, questa fiaba, come tutte quelle antiche, ci riempie di speranza e ci insegna che anche il più piccolo, anche nelle condizioni più difficili immaginabili, riesce a far emergere le sue competenze e ad affrontare le situazioni. Pollicino non solo riesce a tornare a casa, ma addirittura migliora la condizione iniziale sua e della sua famiglia. Trova la sua strada, diversa da quella dei suoi genitori.

Inoltre, Pollicino non lascia indietro nessuno dei suoi fratelli e non solo perché li ama. Sa che, anche se è lui l’attore principale dello sviluppo della storia, insieme si è più forti.

Questa fiaba, questo personaggio, sono un balsamo contro le nostre paure, ci riempiono di fiducia e di speranza, rafforzano la nostra autostima e quella dei bambini.  Aiutano a crescere noi e loro.

Per cui, se non l’avete ancora letta ai vostri figli, è giunto il momento di farlo.

Il mondo è un luogo che può essere pericoloso, certo, ma se non si impara ad affrontarlo lo diventerà sicuramente di più.

Nel 2001, di questa fiaba, è stato fatto anche un film, nonostante qualche libertà narrativa rispetto all’originale, la trama è abbastanza rispettosa e riesce anche a rendere bene le atmosfere.

Buona lettura! Buona paura! Buona crescita!

Simona Dei Colibrì

Un dono per la Piccola scuola di scrittura, fiabe e …

Dai corsi di scrittura di fiabe che ho proposto sono
sempre sbocciati dei fiori.

Hanno arricchito i prati che, un po’ qui e lì, si aprono
fra gli alberi del bosco.

Dalla Casa nel Bosco posso vederli e sentirmi grata del
loro sbocciare. Un dono, tanti doni.

In questi anni ho incontrato persone speciali, le ho
accompagnate nei loro percorsi e sono colma di gioia quando condividono con me
la meraviglia dei loro progetti realizzati.

Annalisa Zamagna è uno di questi fiori, ha partecipato
alla “Piccola scuola di scrittura, fiabe e…” e ha raggiunto
l’obiettivo che si era prefissata.

La ringrazio per aver condiviso con me il suo tempo. Già!
Perché il tempo è uno dei doni più grandi che possiamo fare agli altri e il
tempo di un feedback è un dono ancora più prezioso per una docente.

Annalisa ha stampato il suo libro “Billo e la scuola del
bosco regoloso”, lo ha creato per i suoi bambini, i piccoli della scuola
dell’infanzia in cui insegna, e lo utilizzerà con loro.

Sono lieta di aver fatto parte di questa storia umana e
lieta di condividere con voi il VIDEO di Annalisa https://youtu.be/EGNbkuvdmdA

E…Sì, certo che mi ricordo di te! Come potrei
dimenticarmi di te e di tutte le persone che ho incontrato nei miei corsi?

GRAZIE!

Mariarosa e il lupo