I sogni sono desideri

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Cenerentola è una delle fiabe  popolari più conosciute, ma forse non tutti sanno che è una fiaba molto antica, le cui origini  risalgono al nono secolo A.C. in Cina: la versione cinese narra la storia di Ye Xian, una giovane fanciulla, dai piedini minuscoli, maltrattata dalla matrigna e dalle sorellastre,  che fuggendo dal castello del principe, perde un sandalo d’oro.

Di questa bellissima fiaba esistono circa 300 varianti, a seconda delle varie tradizioni popolari. Le versione più conosciute sono quelle di Charles Perrault , in cui Cenerentola perde la scarpetta di cristallo, e successivamente dei fratelli Grimm in cui la scarpetta è d’oro. La Cenerentola dei famosi fratelli tedeschi, nella versione originale racconta che le due sorellastre cattive, per riuscire ad infilare il loro piedone nella scarpetta persa da Cenerentola, si amputarono rispettivamente il ditone, e un calcagno, ma il loro inganno fu smascherato da due colombelle, e alla fine le due ebbero la fine, terribile e oscura, tipica dei Grimm,  che si meritavano: le colombe mangiarono loro gli occhi!

Aspettiamo di vedere il nuovo film  di Cenerentola a opera di Kennet Branagh, appena uscito nelle sale cinematografiche,  ma per noi resta inimitabile la versione animata della Walt Disney che risale al 1950, che ancora oggi riesce a farti sorridere, e perchè no, a farti sognare.

I Grimm: le fiabe ancora da scoprire

Duecento anni fa veniva pubblicata la prima raccolta di Fiabe dei fratelli Grimm, Jacob Ludwig Karl e Wilhelm Karl, e forse non tutti sanno che dal primo anno di pubblicazione – nel 1812 –  al 1857, i due laboriosi fratelli elaborarono altre 6 edizioni delle loro fiabe, epurando, tagliando e aggiungendo. Molte fiabe sono rimaste nascoste al pubblico e riappaiono oggi, in un delizioso libro che raccoglie 42 storie tutte da scoprire.

Principessa Pel di Topo, editore Donzelli, curato da Jack Zipes, con bellissime tavole originali disegnate da  Fabian Negrin.

La storia di queste fiabe ritrovate è lunga, tortuosa e segnata dal caso molto più di quanto si possa immaginare il lettore oggi – come ogni fiaba che si rispetti, del resto. Per questo Zipes ce la racconta magistralmente nelle pagine che seguono, svelandone i tanti retroscena, al punto che ci pare, quasi, di vederli i due fratelli, alle prese con gli affanni della vita e i dilemmi degli autentici pionieri,  in testa a tutti le eterne polarità che si contendono la letteratura fiabesca, come una coperta sempre troppo corta – storie per grandi o per bambini?”

Nel libro troviamo fiabe che già conosciamo, nella loro inaspettata versione originale, come Raperenzolo, o come Biancaneve, e storie nuove, davvero molto belle.

Come, ad esempio, La chiave d’ oro,  che venne pubblicata come fiaba numero 70, nel 1815,  e subì varie modifiche nel corso degli anni. I Grimm diedero molta importanza alla sua collocazione, perchè questa fiaba comparve sempre in chiusura delle raccolte, “a significare la natura eterna e sempre aperta delle fiabe popolari che, nella loro concezione, non smette mai di evolversi e modificarsi nel tempo” (fonte Marie Hassenpflug)”

Un ragazzo povero sta cercando della legna  per potersi scaldare dal freddo gelido; nella neve trova una chiave d’oro, e pensa che se c’è una chiave ci deve essere per forza una serratura. Cerca e cerca e alla fine trova uno scrigno, con una piccolissima apertura:

Provò, e la chiave era proprio giusta, la girò una volta, e adesso ci tocca aspettare finchè non l’avrà aperta del tutto. E un giorno sapremo pure cosa c’è dentro.

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Il fascino delle fiabe irlandesi

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 William Butler Yeats nacque a Dublino nel 1865 e fu drammaturgo, scrittore ed  uno dei grandi poeti del nostro secolo; cultore appassionato delle tradizioni della  sua terra e dell’immaginazione magica – fu definito un mistico – dedicò ai racconti  popolari irlandesi, un lungo, accurato, prezioso lavoro di ricerca e di trascrittura,  che portò alla luce una deliziosa antologia di tutti i racconti popolari del folklore  irlandese, popolati da fate, streghe, leprecani, gnomi calzolai che fabbricano le  scarpe per le danze della fate, sirene che escono dal mare per pettinarsi, e folletti  dispettosi.

 Fiabe Irlandesi, questo testo nell’edizione dell’editore Einaudi è impreziosito da  miniature tratte dal libro di Kells, raccoglie il patrimonio orale tramandato dai  vecchi dei villaggi, e alcuni racconti di autori Irlandesi che hanno saputo dare voce  ai miti, alle leggende e alle credenze di una bellissima tradizione popolare.

Così scopriamo che:

“i folletti non sono sempre piccoli, perché ogni cosa è mutevole, anche la loro  grandezza. La loro principale occupazione sono le feste, lottare, fare all’amore e  suonare la musica più bella. C’è solamente una persona industriosa accanto a loro, il leprecano, il calzolaio fatato; sembra che i folletti consumino le scarpe a forza di ballare.

Hanno tre grandi feste all’anno: la vigilia di maggio, la festa di mezza estate, e la vigilia di novembre.  Ogni sette anni, alla vigilia di Maggio vanno in giro ad azzuffarsi un po’ dappertutto, per accaparrarsi le spighe più belle, e nelle loro risse fanno volare di tutto –  persino, raccontò una volta un vecchio che passava di lì, fecero volare il tetto di una casa –  e muovono un gran vento. Per questo, quando il vento fa turbinare le foglie e fuscelli, sono i folletti che s’azzuffano, e i contadini si tolgono i cappelli e dicono «Dio li benedica».

A novembre i folletti sono un po’ tristi perché secondo il vecchio calendario gaelico, questa è la prima notte di inverno: danzano con gli spettri, e le streghe lanciano i loro incantesimi.

Non fate arrabbiare un folletto perché possono paralizzare uomini e bestie; ma quando sono allegri cantano, e molte fanciulle sventurate, per amore di quel canto si sono consumate di dolore, e poi morte.

«Avete mai visto folletti o qualcosa di simile?», chiesi ad un vecchietto della contea di Sligo. «Per carità», fu la risposta, «mi tormentano continuamente!».

E le fate? In Irlanda vivono ancora e sono prodighe di doni con le persone gentili, e tormentano quelle sgarbate. Fate attenzione!

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Il mago di Oz

Film cult  del 1939, che narra la storia di Dorothy, una giovanissima Judy Garland, che vive nel Kansas con gli zii, e durante un tornado  si ritrova in un mondo incantato. Lì, con il suo inseparabile cagnolino Toto e con tre nuovi amici, uno spaventapasseri, un uomo di latta, e un leone, va alla ricerca del mago di Oz per ottenere dei doni: per Dorothy il ritorno a casa, per lo spaventapasseri un cervello, per l’uomo di latta un cuore, e per il leone il coraggio.

Il viaggio dei protagonisti sarà avventuroso e pieno di sorprese; non manca la strega cattiva, la megera Strega dell’Ovest che vuole uccidere la piccola Dorothy per impadronirsi delle sue scarpette rosse.

Alla fine i 4 amici scopriranno che i doni tanto cercati sono già dentro di loro. Bellissima la canzone, cantata da Dorothy, Ower the rainmbow.

Buona visione!

Buon NON compleanno!

Il lunedì, lo sappiamo bene, è sempre una giornata pesante: la ripresa del lavoro dopo il week end, lo stress; ed ancora tutta la settimana davanti! Aiuto! Come uscirne indenni? Bisogna renderlo un giorno da festeggiare, come se fosse il giorno del vostro compleanno.

Ah! Oggi non è il vostro compleanno? Hm… Dobbiamo sempre trovare piccole cose preziose, che ci rendano la giornata migliore. Qualcosa da festeggiare, anche senza un motivo particolare!

Oggi vi diamo la nostra:  buon giorno di NON compleanno a tutti! E buon lunedì!