“Aegidius De Hammo era un uomo che viveva nel bel mezzo dell’Isola della Britannia, il suo nome completo era Aegiudius Ahenobarbus Julius Agricola de Hammo, perchè in qull’epoca, molto tempo fa, quando quest’isola era ancora felicemente divisa in molti regni, le persone erano dotate di nomi altisonanti. Allora c’era più tempo e meno gente...”
La storia divertente di un improbabile cacciatore di draghi: un contadinotto, che noi chiameremo con il suo nome abbreviato Giles l’agricoltore di Ham, del suo cane Garm e di una serie di coincidenze fortunate che lo fanno diventare un cavaliere di fama – più di quanto vorrebbe in realtà.
Giles, svegliato nella notte dal suo fedele cane Garm, fa scappare un gigante, un po’ sordo e pasticcione che si è perso, e vaga nel villaggio degli uomini. Il gigante scambia la schioppettata del trombone del terrorizzato Giles, caricato a chiodi e tutto quello che poteva infilarci, per un insolente tafano, e perciò decide di tornare sui suoi passi per allontanarsi da una zona cosi’ insalubre. Gli abitanti del villaggio festeggiano il nuovo coraggio di Giles l’agricoltore, e quando arriva un giovane drago, il colto e disonesto Chrysophylax, il buon Giles si trova, suo malgrado, a far nuovamente la parte dell’eroe; nominato in fretta e furia Cavaliere, dal Re prepotente ed esoso, munito di una spada magica, Mangiacorda, e della sua furbizia e arguzia, riuscirà a farla in barba al drago, al Re e ai suoi inutili e pavidi cavalieri. Diventerà ricco e Re!
Questo racconto di J.R.R Tolkien scritto nel 1949 è ambientato in un piccolo paesino della Britania in un tempo non ben definito: siamo lontani dalle Terre di Mezzo, e dal mondo degli Hobbit – non così tanto però – ma niente da eccepire a questo racconto ironico che traccia dialoghi intelligenti e raffinati , e disegna con arte i suoi personaggi simpatici e un pò ingenui.
Il buon Giles diventato Re, dimostra che a volte, le cose che accadono per caso, e magari non sono sempre piacevoli, possono essere lo spunto per cambiare al meglio le proprie sorti, se si utilizza un po’ di testa.
Un ultimo consiglio: ai draghi non bisogna mai dire il proprio nome. Non dimenticalo!